A- A+
Milano
Il vento della burocrazia a Milano. Il caso Cinemino, vergogna tutta politica

by Bruce Wayne 

Continuiamo a leggere di una Milano aperta alle imprese e terreno fertile per far crescere il tessuto produttivo, soprattutto quello più innovativo che spesso propone attività ed idee che in questo vecchio e immobile paese non trovano un inquadramento giuridico. 

Il clamoroso caso del Cinemino, un piccolo cinema realizzato da un gruppo di amici in zona porta Romana e posto sotto sequestro  un anno dopo la sua apertura, è l'ennesimo caso di una struttura amministrativa che invece di aiutare le imprese a rispettare le borboniche leggi italiane, spesso nemmeno chiare a chi le applica, è invece protesa a sanzionare senza mezzi termini. In particolare hanno vita difficile i locali e le attività di pubblico spettacolo di Milano che malgrado formalmente dovrebbero avere un iter burocratico agevolato, sulla carta, e sono sottoposte ad una Commissione Comunale di Vigilanza che al suo interno ha la rappresentanza di tutti i corpi amministrativi e di polizia, si trovano invece spesso con pareri contrastanti e difformi tra loro. La commissione comunale dice una cosa, i vigili del fuoco un'altra e la polizia annonaria un'altra ancora. Chi ne fa le spese? In prima battuta sicuramente chi fa impresa ma sul medio periodo ne farà le spese la città intera perché vedrà diminuire le realtà innovative e la voglia di fare di queste persone che cercano di sopravvivere in un Paese che odia l'impresa. 

Ci dovremmo dire che però siamo a Milano e che sicuramente qui è diverso, che la politica aiuterà sicuramente a chiarire queste clamorose ingiustizie. Invece no, la politica è inerme davanti a questi apparati, a questi funzionari e dirigenti che applicano, senza ponderare, la legge. Legge inoltre vecchissima: si pensi solo che la normativa sui locali di pubblico spettacolo è un Regio Decreto applicato da funzionari che non si preoccupano dello sviluppo della città, protetti da leggi barocche e da una politica impotente. Il Sindaco Sala sul caso del Cinemino ha dichiarato: "Non è colpa dei funzionari ma delle leggi”.

E’ ovvio che non basta. Perché le leggi non si possono cambiare da Palazzo Marino, ma bisogna applicarle con giudizio o se del caso segnalare gli errori. Fare attività politica vuol dire porre problemi al legislatore. Problemi veri e reali, come questi. Altrimenti possiamo raccontarci che poi ci sono i tribunali dove difendersi e che questi faranno giurisprudenza, ma sulla pelle di chi? E come? Meglio non aprire questo capitolo.

Alla fine chi ne farà davvero le spese saranno i figli di questi funzionari che cresceranno in un Paese senza futuro, che invece di creare posti di lavoro rispettando le imprese, aspira al reddito di cittadinanza. In un Paese che incentiva l'invidia sociale, nel quale c’è un vento di tempesta entro gli imprenditori, fare impresa è quasi impossibile. Purtroppo il caso del Cinemino ci fa pensare che questo vento soffi anche a Milano. 

Commenti
    Tags:
    milanocinemino







    Testata giornalistica registrata - Direttore responsabile Angelo Maria Perrino - Reg. Trib. di Milano n° 210 dell'11 aprile 1996 - P.I. 11321290154

    © 1996 - 2021 Uomini & Affari S.r.l. Tutti i diritti sono riservati

    Per la tua pubblicità sul sito: Clicca qui

    Contatti

    Cookie Policy Privacy Policy

    Cambia il consenso

    Affaritaliani, prima di pubblicare foto, video o testi da internet, compie tutte le opportune verifiche al fine di accertarne il libero regime di circolazione e non violare i diritti di autore o altri diritti esclusivi di terzi. Per segnalare alla redazione eventuali errori nell'uso del materiale riservato, scriveteci a segnalafoto@affaritaliani.it: provvederemo prontamente alla rimozione del materiale lesivo di diritti di terzi.