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Milano
Jobs act lombardo: atto inutile, inefficace e discriminatorio

Jobs act lombardo: atto inutile, inefficace e discriminatorio. La Regione affronti le crisi aperte e stimoli gli imprenditori a investire sul territorio.

“Il problema dell'industria e della disoccupazione ovviamente sta diventando pesante anche in Lombardia, aspetto che ormai, come sindacato solleviamo da tempo immemore. Rispetto all'idea di portare in Commissione regionale attività produttive il progetto di un Jobs act con caratteristiche lombarde, afferma Mirco Rota, segretario generale della FIOM Cgil Lombardia, pensiamo che non sia assolutamente opportuno, anzi rischia di aprire divisioni ancora maggiori e senza nessun beneficio, in un contesto economico produttivo dove sono aumentate, per mille motivi le ingiustizie e le disuguaglianze sociali. Defiscalizzare per fare assumere residenti unicamente lombardi, non è la via giusta per creare impresa e posti di lavoro”.

“Da parte della Regione, continua il segretario del sindacato delle tute blu lombarde, nell'utilizzo delle risorse non serve, infatti, un provvedimento che selezioni tra residenti e non residenti, ma uno sforzo ad ampio spettro per affrontare le chiusure e le situazioni di crisi che interessano il nostro territorio, a partire dai casi più evidenti che riguardano la Belleli di Mantova, la Riello di Lecco e Sondrio, l'ABB, l'Alstom, la Candy, la Linkra e tutto il settore dell'informatica, che interessa le province di Monza Brianza e Milano, per non parlare del delicato momento che coinvolge tutto il comparto della sideruargia industriale”.

“Difendere l'industria e favorire politiche attive sul lavoro – prosegue ancora Rota - per noi non vuol dire discriminare tra i residenti e non residenti, anzi significa che a partire dalla Regione, si debba trovare il modo affinché vengano definiti standard produttivi e qualitativi che incentivino la filiera produttiva, incentivando l'impresa disposta ad investire sul territorio. A meno che non si pensi che il disoccupato non residente in Lombardia debba erssere successivamente espulso dai processi di inserimento lavorativo, nel caso in cui rimanesse tale e non supportato da politiche di reinserimento più efficaci rispetto a quelle sperimentate fino a oggi, nel momento in cui non riesce a riallocarsi stabilmente”.

“Su questo importante tema – ribadisce il sindacato dei metalmeccanici - sarebbe altresì necessario che Regione Lombardia spendesse azioni e parole persuasive nei confronti delle associazioni imprenditoriali di categoria, affinché gli imprenditori comincassero ad intraprendere una politica efficace fatta di investimenti seri, anziché delocalizzazioni, o addirittura di cessioni di aziende storiche, come avvenuto nel recente passato per alcuni territori. Politica che non ha determinato rilancio a livello industriale, ma ha favorito anzi spostamenti e trasferimenti di proprietà e ricchezza, con ricadute occupazionali negative su interi comprensori lombardi”.

“Di fronte all'ormai evidente fallimento del Jobs act su scala nazionale, conclude Rota, certificato da dati inoppugnabili che attestano l'impatto nullo sull'economia italiana e sull'aumento dell'occupazione, a fronte della massiccia propaganda, non vorremmo assistere in Lombardia alla riproposizione di un Jobs act in miniatura dalle caratteristiche e dagli effetti ancora peggiori”.
 

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