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Milano

Beppe Sala ci riprova e a lui va tutto il mio sostegno così come quello di gran parte della comunità finanziaria milanese: portare a Milano tutte le attività dell'autorità di vigilanza sulla Borsa per rafforzare il ruolo della città come piazza finanziaria internazionale. La prima volta è accaduto durante la campagna elettorale in occasione dell'incontro con Assosim, l'associazione degli intermediari finanziari, dove il futuro sindaco riconobbe apertamente il ruolo del mercato dei capitali come motore della crescita della città.

Portato a casa il risultato Sala confermà l'impegno con la richiesta di abolizione della tobin tax, ovvero la tassa sulle transazioni finanziarie, penalizzante per la Borsa di Milano. Una presa di posizione condivisa da Ferruccio De Bortoli (prima che si deteriorasse il rapporto con il gruppo dirigente del PD) che dalle colonne del Corriere della Sera denunciava il danno per la nostra economia di una tassa voluta da Mario Monti come prezzo da pagare alla Germania per uscire dall'angolo in cui ci aveva spinto il rialzo dello spread.

Tutti appelli rimasti inascoltati dai governi che, in meno di 2 anni, si sono succeduti sotto l'amministrazione Sala. Non a caso il sindaco rivolge la sua ultima richiesta in pieno agosto e non all'attuale inquilino di Palazzo Chigi, bensì a quello che verrà. Ma chi sono i "nemici" di Milano piazza finanziaria internazionale? Innanzitutto la sinistra ideologica, che trova terreno fertile anche nei salotti della borghesia milanese, convinta che la finanza sia il nemico da sconfiggere per mettere la parola fine alla crisi economica e sociale iniziata nel 2007.

Al suo fianco, inaspettatamente, ci sono le banche che vedono nella Borsa un'antagonista nel loro rapporto, storicamente privilegiato, con le imprese e i risparmiatori. Infine la politica per la quale la finanza è un comodo capro espiatorio per evitare le proprie responsabilità nella crisi e concentrarsi sulle soluzioni. Un tale schieramento di antagonisti rende le parole di Sala ancora più coraggiose ma prive, almeno in questa legislatura, di conseguenze. All'orizzonte la sfida per assicurarsi la sede dell'Ema il cui esito è incerto a causa delle forte concorrenza delle altre candidate e nonostante il sostegno del governo. Ma un'iniziativa simbolica a favore della piazza finanziaria milanese, tutta nelle mani del sindaco, si può iniziare a prendere: la rimozione del dito di Cattelan da Piazza Affari. Il segnale che questa amministrazione si è liberata dai pregiudizi ideologici e guarda alla finanza come strumento per uscire dalla crisi e rilanciare il ruolo internazionale della città.

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