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Milano
La strategia-Parisi/ Per vincere portare al voto gli anti-renziani
Stefano Parisi
di Paola Bacchiddu
 
Un testa a testa, quello tra Sala e Parisi che a questo punto si gioca sul filo delle percentuali. Se la vittoria può essere determinata da qualche manciata di voti, cosa deve fare ora Parisi, nelle due settimane che gli rimangono prima del ballottaggio, per superare il concorrente Beppe Sala?
“Sono giorni che valgono oro, questi che ci separano dal 19 giugno”, ha dichiarato Parisi al suo comitato elettorale, “Non bisogna perdere neppure un minuto. Ci aspettano giorni di duro lavoro e non dobbiamo mollare di un solo centimetro”.
 
Dello stesso avviso anche l’ex europarlamentare Licia Ronzulli: “Non ci servono più neppure troppi manifesti elettorali o altra comunicazione mediatica: ora ce la si gioca tutta sul territorio. Dobbiamo convincere uno a uno gli indecisi, andare a stanarli porta a porta. Convincerli. Ogni voto può fare la differenza”.
 
In termini di numeri, anche se la politica non è mera questione aritmetica, la coalizione di centrodestra di Parisi potrebbe contare su una parte dell’elettorato dei Cinquestelle, fermi all’11 per cento nei dati parziali. Cosa farà al secondo turno una quota di quel bacino? Nel comitato di Parisi non hanno nascosto che nutrono grandi speranze più che su un voto a favore di Parisi, su un voto espresso contro Renzi, e quindi contro Beppe Sala, fosse anche solo la metà o un terzo degli elettori. 
Anche se alle latitudini dei 5 stelle nessuno ammette ufficialmente che ci possa essere un piccolo travaso di preferenze a favore del centrodestra, le numerose dichiarazioni del candidato sindaco Gianluca Corrado, sui giornali, nelle scorse settimane, farebbero intendere una certa simpatia per Parisi, in effetti.
 
E poi? E poi c’è il risicato risultato della lista di destra NoiperMilano di Niccolo Mardegan, data poco sopra l’1 per cento. E’ vero che Parisi ha dichiarato di non volere CasaPound (accolta invece da Mardegan) a sostenerlo al primo turno -  ma al ballottaggio parte di quegli oltre 3mila voti potrebbero fare comodo.
 
La Lega del resto si è portata a casa solo il 12 per cento: troppo poco per trascinare Parisi alla vittoria.
E i radicali di Cappato? Seimila voti molto imprevedibili, per pensare a riposizionamenti precisi. 
E poi c’è da non sottovalutare la grossa quota di astensionisti: ferma al 45, 5 nelle proiezioni parziali. 
In una competizione vera, dove la partita si gioca solo tra due avversari, gli indecisi potrebbero decidersi a non disertare le urne. 
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