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Lo stadio a Sesto? Ampiamente prevedibile. Ecco perché
Stadio San Siro

Lo stadio a Sesto? Ampiamente prevedibile. Ecco perché

Non capisco di che cosa ci si stupisca, sulla questione del Milan a Sesto San Giovanni. Del resto, a guardarla freddamente, lo sapevano tutti che sarebbe potuta finire così. Ce ne erano tutti i presupposti. Rimettiamo in ordine le cose.

Hines è una della maggiori società immobiliari al mondo

Primo, le proprietà. A Sesto San Giovanni chi possiede le aree è Hines. Hines è una della maggiori società immobiliari al mondo, vale circa 26 miliardi di dollari ed è americana (per la precisione: texana). Hines ha la necessità di "riempire" le aree immense dell'ex Falck a Sesto San Giovanni non solo di case, ma anche di servizi e attrattività. Hines possiede anche grandissimi lotti in zona San Siro. Chiunque abbia comprato un fazzoletto di terra a San Siro per edificarci case sa perfettamente che lo stadio non è un valore aggiunto, ma un problema: traffico, inquinamento acustico, proteste, lamentele eccetera. Dunque, schematicamente: la stessa proprietà può pensare che sia un bene averlo da una parte e un male averlo dall'altra.

Chi è Giuseppe Bonomi? L'ex numero uno di Milanosesto

Secondo, gli uomini. A un certo momento Milan e Inter (ma in particolare il Milan) decidono di far diventare il pivot del progetto del nuovo Meazza Giuseppe Bonomi. Chi è Giuseppe Bonomi? E' l'ex numero uno di Milanosesto, ovvero del progetto del recupero delle aree ex Falck che sono state acquistate - appunto - da Hines. Quindi, si badi bene: Giuseppe Bonomi da Sesto va a gestire la questione del nuovo stadio. Un segnale? Chissà. Certo è che Bonomi è famoso per essere uno che sblocca. E sbloccare un progetto può anche voler dire cambiare direzione.

Oggi l'Inter è ferma perché la sua proprietà è ferma

Terzo, le squadre. Oggi l'Inter è ferma perché la sua proprietà è ferma. Senza soldi, e senza idee. Succube di un Milan che non solo ha vinto lo scudetto, ma soprattutto è di proprietà di RedBird Capital, fondo del valore di 6 miliardi di dollari fondato da Gerry Cardinale, società statunitense (per la precisione: texana). 

Quindi, tirando le somme. C'è una società texana che possiede un terreno sul quale vorrebbe mettere uno stadio per una squadra di un'altra società texana, in un posto dove ci sono parcheggi, centri commerciali e pure una fermata della metropolitana. Così improbabile che "lasci Milano"? Oppure in effetti questa "improbabilità" è figlia del fatto che Milano ha una sorta di senso di superiorità, come se al tifoso del Milan cambi davvero che lo stadio stia dentro o fuori le mura dalla capitale morale? Come se il milanista sia tale solo se abita al Carrobbio e non se abita a Cologno Monzese? Peccato che per gli americani, che hanno in mano la vicenda, non esista nessuna differenza tra Milano e Sesto San Giovanni. E questa è una cosa che tutti quanti si possono stampare nella mente.

PS. Sul fatto che l'addio possibile (probabile?) del Milan a San Siro sia un disastro per il Comune, ho molti dubbi. L'area del Meazza vale mezzo miliardo di euro, malcontato. Affermare che Palazzo Marino andrebbe in rovina sarebbe quantomeno azzardato, se non proprio errato. Anche considerando che l'Inter, seppur silente, non è scomparsa dall'inquadratura...

 

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