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Milano
Lodi, violenza sessuale su tre minorenni per anni: arrestato 50enne

Lodi, violenza sessuale su tre minorenni: arrestato 50enne

Un 50enne italiano di Codogno, in provincia di Lodi, e' stato arrestato dai carabinieri per produzione e detenzione di materiale pedopornografico, violenza sessuale e corruzione di minorenni. L'uomo e' sottoposto alla misura cautelare per fatti avvenuti nei confronti di minorenni del comune del Lodigiano. Le indagini sono state coordinate dal procuratore aggiunto di Milano, Letizia Mannella.

Il procuratore: "Contorni da film dell'orrore"

Una vicenda che "ha i contorni di un film dell'orrore": ha definito cosi' il procuratore aggiunto di Milano, Maria Letizia Mannella, quanto emerso dalle indagini della stazione dei carabinieri. L'uomo ha abusato di tre ragazzine per tre anni, costringendole a rapporti sessuali con lui e tra di loro. Disoccupato, abitava in casa ancora con i genitori anziani, la cui posizione e' da vagliare al proseguire delle indagini. Alle vittime si era presentato inizialmente come un bravo vicino di casa. Dopo aver reperito i loro numeri di telefono, pero', aveva iniziato a contattarle via Whatsapp usando un'identita' falsa, quella della coetanea 'Giulia', la "cattivissima e sadica Giulia". "Sfruttando la comune passione per i gattini e' quindi riuscito a portarle a casa sua e a violentarle ripetutamente, costringendole anche a rapporti promiscui" ha raccontato questa mattina in conferenza stampa a Milano, la pm di Milano che ha seguito le indagini, Alessia Menegazzo.

La scoperta grazie alle amiche delle tre vittime

Riprendeva i rapporti sessuali che aveva con le 3 vittime, tutte sotto i 13 anni, tramite delle telecamere nascoste poste in vari angoli della sua stanza. Chiedeva poi loro di riprendersi in atti sessuali e le costringeva a compierli anche tra di loro. I video dovevano avere "un preciso minutaggio" e dovevano poi essere inviati tramite whatsapp al falso profilo, come ha specificato la pm di Milano, Alessia Menegazzo, che ha seguito il caso. Ad avviare le indagini pero' e' stata proprio una foto "in posizione erotizzante" che l'uomo ha pubblicato su Instagram, per minacciarle di diffondere tutto il materiale che aveva su di loro, se avessero parlato. Un "errore" che ha svelato il terribile retroscena. A partire da questa foto si e' attivata "la rete delle amiche" delle ragazze, che le hanno riconosciute, e portato poi una delle vittime a confessare tutto ad un'insegnante. I genitori della prima vittima hanno poi sporto denuncia nel gennaio di quest'anno. Nel computer dell'arrestato - che ora si trova in carcere a Milano - sono stati rintracciati non solo i video che riguardavano le ragazzine, ma anche ore e ore di altro materiale simile scaricato dalla rete. A quanto risulta agli investigatori l'uomo non diffondeva ne' rivendeva i video "prodotti".

"Minacciava di uccidere genitori ed amici"

Non solo faceva credere loro di essere a sua volta "vittima" della "cattivissima Giulia" la sua seconda identita' su Whatsapp, ma con la sua mente perversa, aveva fatto credere alle giovani di essere coinvolto insieme a loro in una maledizione ad opera di una maga, che si palesava proprio attraverso il falso profilo della coetanea. E' il contorno cervellotico e agghiacciante emerso dalle indagini dei carabinieri di Lodi coordinate dalla procura di Milano sul 50enne incensurato arrestato per violenza sessuale su minori. Grazie a questa "matrioska" di profili e identita' inventate il pedofilo era riuscito a soggiogare completamente le giovani vittime, che per tre anni "hanno subito e taciuto". A "sconvolgere" anche gli investigatori il deterrente che il 50enne usava per imporre loro il silenzio: "Minacciava di uccidere i loro genitori e i loro amici - ha raccontato la pm Alessia Menegazzo - e per salvare i loro cari i bambini sono disposti a mantenere segreti come nemmeno gli adulti sanno fare". Rapporti sessuali "quotidiani, che sono andati avanti per anni" quelli che era riuscito a mantenere con le tre ragazzine. Per "purificarsi" dal male dovevano quindi accettare le vessazioni sessuali dell'uomo, che a sua volta si mostrava loro come "un mero esecutore". Gli atti con i quali si "eliminava" la maledizione erano i rapporti stessi, magari accompagnati "all'uso di latte e creme", che dovevano servire a "pulire" e a sconfiggere la maga. In un episodio accertato dalle stesse telecamere nascoste che aveva posto nella stanza per riprendere i rapporti ha addirittura terrorizzato le vittime "inscenando un suicidio davanti a loro", se non avessero obbedito. Oltre al falso profilo di "Giulia", inoltre ne aveva elaborato un altro, ugualmente sadico, che avrebbe dovuto rappresentare la sorella della ragazzina con la quale le 13enni interloquivano tramite Whatsapp. Ora le adolescenti - che hanno intorno ai 15 anni - sono seguite da assistenti sociali.

L'appello del procuratore: "Genitori, controllate i social dei figli"

E' un appello ai genitori quello del procuratore aggiunto di Milano, Maria Letizia Mannella, a "controllare i contatti dei figli, soprattutto su Whatsapp: un social che appare innocuo ma su cui creare un profilo falso e' facilissimo". Le parole del magistrato, che ha ammesso che "un'indagine di questo tipo non era mai successa" sono arrivate questa mattina durante la conferenza stampa per l'arresto di un 50enne di Codogno, nel Lodigiano, per violenza sessuale e corruzione di minorenni, e produzione e detenzione di materiale pedopornografico. L'uomo, ora in carcere, era incensurato e aveva adescato le tre vittime fingendosi una coetanea sull'app di messaggistica istantanea. Una quarta vittima e' stata evitata "proprio perche' la madre le ha impedito di uscire, quando si e' accorta di non conoscere la fantomatica 'Giulia' con la quale stava chattando". Le tre ragazzine - tutte tra gli 11 e i 13 anni ai tempi dei fatti, ovvero tra il 2015 e il 2018 - invece si sono fidate e sono cosi' cadute nella rete del pedofilo. Mantenendo poi il silenzio per anni. Solo uno dei genitori, durante questo periodo, "aveva colto qualche segnale di stranezza nella figlia, anche grazie ad una segnalazione della scuola". Purtroppo pero' all'episodio non era stato dato peso, altrimenti "si sarebbe potuti intervenire prima, evitando loro anni di sofferenze"

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