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Milano
Macro regione o autonomia? Dibattito. Bussolati rispolvera Miglio. Intervento

Pietro Bussolati, consigliere regionale Pd e membro della segretaria nazionale, per Affaritaliani.it Milano
In risposta all'articolo di Fabio Massa
Ho letto dubbi dell’amico giornalista Massa sulle posizioni che stanno maturando in ambienti abbastanza trasversali rispetto al tema dell’autonomia e delle macroregioni. Su questo tema con alcuni colleghi consiglieri stiamo organizzando diversi incontro di dibattito ed approfondimento e abbiamo anche scritto alcuni articoli.

Il regionalismo ha fallito  e se si vuole salvaguardare l’impianto federalista e autonomista, occorre prenderne atto.

Che il regionalismo sia fallito si può tranquillamente leggere nell’immobilismo in cui versa Regione Lombardia nella gestione Maroni ed in quella attuale. Di entrambe non ci si ricorda una riforma degna di nota che possa essere ricordata da un qualsiasi cittadino.

L’intero dibattito degli ultimi anni è basato su promesse di eliminazione bollo, aumenti dei biglietti ferroviari, ticket da ridurre, questa o quella polemica ideologica. I dibattiti che finiscono sui giornali hanno riguardato o le battaglie ideologiche contro Milano, che dimostrano l’impotenza della Giunta lombarda nel riuscire a modificare i comportamenti dei comuni, o battaglie di principio che nulla hanno a che vedere con i problemi che i lombardi affrontano ogni giorno: niente sulle grandi riforme della sanità o la parità tra le scuole private e pubbliche o le trasformazioni del settore trasporti, il rilancio e trasformazione delle politiche della casa per venire incontro ai bisogni che cambiano.  Nulla di tutto questo, si vivacchia senza visione, senza slanci, godendo di risultati e scelte fatte e da decisioni prese da macchine operative vituperare ma mai superate.

La legittima e giusta rivendicazione di autonomia di Regione Lombardia viene quotidianamente calpestata come enorme scusa per non agire e non promuovere riforme. Nel mentre, nel nulla cosmico di Regione,  qualsiasi sindaco ha dovuto inventarsi la qualunque per evitare il dissesto e dare risposte quotidiane ai propri cittadini.

Ma l’inedia istituzionale di Regione Lombardia non è l’unico elemento che mi fa propendere per al necessità di una revisione dei confini e delle funzioni attuali delle Regioni. C’è un problema di scala: i confini dell’attuale Regione non sono configurati per tenere conto dell’evoluzione della società, dell’economia delle innovazioni.  Il contesto di sviluppo socio economico sfonda i confini della Lombardia, Milano produce effetti di rete e connessione che riguardano tutto il nord Italia.I trasporti e le infrastrutture connettono in poco tempo città capoluoghi di Regioni diverse. Il contado era ciò che si poteva raggiungere ad un’ora di carrozza dal centro di una città. Oggi con un’ora di trasporto pubblico si raggiunge Torino, Bologna, presto Genova.

Mi si obietterà che la Lombardia non è solo Milano e per spostarsi da Mantova o da Sondrio al centro della Lombardia ci si mette ben più di un’ora. Certo è vero e dipende anche dal non aver ancora capito le vere priorità, ma proprio per questo i confini attuali della Lombardia rischiano di essere limitativi per le aree interne, siano esse le zone delle montagne, su cui si  necessita un piano strategico che comprende l’intero arco alpino o la selezione delle aree economiche depresse che non ha senso vengano selezionate nelle singole Regioni senza aver una visione che riguardi l’intero Nord Italia. Lo stesso vale per l’agricoltura e il contesto produttivo industriale e dei servizi che presenta situazioni analoghe, punti di forza e critici, simili in tutte le Regioni del Nord Italia, come un unico contesto (con le grandi città come nodi di una rete di connessione che presenta le medesime problematiche).

Ad essere in competizione con le principali regioni europee non è la Lombardia, la competizione per l’attrazione delle risorse è tra le grandi città metropolitane. Milano metropolitana non ha sufficiente autonomia amministrativa per competere e finchè rimarranno le Regioni attuali non potrà mai averle perché – ovviamente – il potere regionale sarà un costante ostacolo ad un ampliamento dei poteri e dei confini del suo centro politico ed economico.

Solo lavorando per la macroregione settentrionale si può sviluppare un sistema istituzionale finalmente coerente all’ampiezza delle funzioni su cui intervenire. Anche superando un’idea di architettura istituzionale rigida ma individuando alcuni ‘pilastri’ (come la ricerca e l’innovazione, le infrastrutture e i trasporti, il lavoro e l’agricoltura) su cui costruire politiche di strategia e gestione istituzionali flessibili, con l’ausilio di strutture tecniche di regolazione che attingano alle risorse e alle competenze delle varie istituzioni e offrano spazi di partecipazione diretta a cittadini e corpi intermedi (sindacati e associazioni di categoria).

Questi sono i punti su cui costruire una proposta coraggiosa. Non sono affatto contrario nel mentre a prevedere forme di autonomia differenziata sensate (nulla a che vedere con le panzane leghiste che parlano di trattenere il residuo fiscale) pur sapendo che non risolveranno da sole alcuna inedia istituzionale in cui la Lombardia si è ridotta ne saranno una vera innovazione istituzionale con cui affrontare in un momento di crisi della politica i tanti problemi che i cittadini affrontano.

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    macroregione nordpietro bussolati







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