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Milano
Malasanità e responsabilità dell'ospedale per difetto di organizzazione
Andrea Marzorati

Malasanità e responsabilità dell'ospedale per difetto di organizzazione

Quando si parla di malasanità si è soliti pensare ad un errore umano di un medico. L'errore può essere commesso da un singolo professionista o da una équipe di medici per negligenza, imperizia o impotenza, tuttavia esistono anche casi in cui la responsabilità dipende principalmente dalla disorganizzazione della struttura ospedaliera. Quindi, quando si legge sui giornali che in certe parti d'Italia, specie nella sanità pubblica, vi è carenza di medici, infermieri, posti letto e macchinari diagnostici moderni, dobbiamo purtroppo sapere che, in questo contesto, potrebbe essere più facile che venga commesso un errore.

I criteri di “buona organizzazione” per ospedali pubblici e cliniche private

L'ospedale pubblico, ma anche la clinica privata, devono quindi usare criteri di "buona organizzazione", come:

1) personale qualificato e in numero sufficiente nell'arco dell'intera giornata, in grado di gestire anche le emergenze;

2) sorveglianza dei servizi erogati e coordinamento dei turni di lavoro, evitando che il personale medico e paramedico possa essere eccessivamente affaticato o in una situazione di forte stress psicofisico;

3) uso di macchinari e attrezzature adeguate e tecnologicamente sicure ed aggiornate.

Non si tratta solo di dotarsi, a livello teorico, di Linee guida e protocolli, ma questi devono essere effettivamente attuati. Le strutture sanitarie, sia pubbliche che private, devono quindi - in concreto - usare degli standard qualitativi molto elevati, in mancanza potrebbero essere considerati responsabili, e quindi dover risarcire il paziente o, in caso di decesso, i familiari, a causa del deficit organizzativo.

Alcuni casi di disfunzione organizzativa negli ospedali

I casi di disfunzione organizzativa sono molti, si pensi ad esempio:

1) ad un impianto di areazione malfunzionante per assenza di manutenzione o mal progettato, e questo potrebbe favorire le infezioni contratte in sala operatoria, sala parto o in generale nei vari reparti dell'ospedale, le c.d. infezioni nosocomiali;

2) macchinari diagnostici vetusti e poco precisi, e questo potrebbe dar luogo a falsi negativi con conseguente mancata individuazione di una patologia oppure, al contrario, a falsi positivi e quindi il medico che referta l'esame è indotto a ritenere che vi sia una malattia laddove invece non c'è, con però il rischio per il paziente di subire un intervento chirurgico di asportazione di un organo sano;

3) assenza in un ospedale oncologico di un reparto per cure palliative, e ciò in violazione del diritto dei pazienti a non soffrire;

4) assenza di un reparto di terapia intensiva in un ospedale con grande affluenza di pazienti;

5) insufficiente vigilanza per assenza di personale di pazienti che devono essere costantemente monitorati;

6) mancata adozione di dispositivi contenitivi o di sicurezza, come le sponde nel letto di degenza o, in pronto soccorso, le barelle con dispositivi di sicurezza, in presenza di pazienti incoscienti o semicoscienti oppure particolarmente agitati, con conseguente caduta con frattura e, nei casi più gravi, con morte del paziente;

7) lunga attesa al pronto soccorso per mancanza di personale o di attrezzature diagnostiche disponibili, con aggravamento delle condizioni di salute del paziente, pertanto una situazione che al triage al momento dell'accettazione poteva, ad esempio, considerarsi non urgenza si sarebbe dovuta modificare in urgenza o, addirittura, massima emergenza. Anche qualora la carenza di personale sia dovuta a particolari condizioni, quali un intenso accesso al pronto soccorso, il personale non dovrà rimanere passivamente inerte, ma dovrà tempestivamente segnalare tale situazione, allertando i sanitari in servizio in altri reparti affinché possano dare un fattivo aiuto, ovvero affinché vengano richiamati in servizio altri sanitari;

8) carenza di ambulanze, o incongrua gestione delle stesse, con grave ritardo nel trasporto del paziente.

Oltre alla struttura, potrebbe essere considerato corresponsabile anche il personale medico che in concreto ha effettuato la prestazione sanitaria, tuttavia è spesso necessario provare che il comportamento del personale medico sia stato idoneo a favorire il permanere del deficit organizzativo, e che l'eliminazione del difetto di organizzazione non dipenda dal personale medico ma, ad esempio, da quello amministrativo o dai vertici dirigenziali.

Come ottenere il risarcimento del danno in caso di deficit organizzativo dell’ospedale

Al fine di ottenere il risarcimento del danno, in caso di deficit organizzativo o di disfunzioni della struttura, è necessario, tra l'altro, sotto il profilo causale, fornire la prova che se fossero stati adottati corretti o idonei accorgimenti, la patologia sarebbe stata diagnosticata in tempo, oppure la terapia sarebbe stata idonea a curare la malattia, oppure l'evento avverso non si sarebbe verificato o, comunque non in modo così grave. Sarà quindi l'ospedale a dover provare di aver adottato una condotta nel pieno rispetto delle Linee guida, dei protocolli e dei più elevati standard medici. Qualora la struttura sanitaria non sia in grado di fornire tale prova, generalmente vi è una presunzione di responsabilità qualora l'inadempimento sia idoneo ad aver provocato il danno da malasanità lamentato dal paziente.

Articolo in collaborazione con l’Avv. Andrea Marzorati, Main Partner Studio legale Marzorati, esperto in risarcimento danni da responsabilità medica e della struttura sanitaria. L’Avv. Andrea Marzorati tratta casi di malasanità in tutta Italia. Chi viene seguito dallo Studio legale Marzorati non deve anticipare il compenso per i propri avvocati, medici legali e medici specialisti e neppure per la propria relazione medico legale e per il parere specialista.Per maggiori informazioni: www.impegnosalute.com

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