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Milano
Migranti: donne detenute a Malpensa, il Garante chiede chiarimenti

Donne migranti bloccate a Malpensa: il Garante chiede chiarimenti

Due donne tenute per giorni in aeroporto a Malpensa prima di essere rimandate nei loro paesi. La storia di una senegalese e una cubana sembra quella del film The Terminal di Robert Zemeckis, e ha attirato l'attenzione del Garante nazionale dei diritti dei detenuti, che ha chiesto chiarimenti sulla vicenda alla Questura di Varese.

Secondo quanto riporta Redattore Sociale, le due donne erano residenti in Italia da anni e hanno scoperto che il loro permesso di soggiorno era stato revocato proprio al controllo documenti dell'aeroporto, al ritorno da un periodo di vacanza all'estero. Da qui l'Odissea, con la senegalese, incinta di tre mesi, bloccata in aeroporto per tre giorni e la sua compagna di sventura cubana addirittura per cinque.

"Non abbiamo ancora ottenuto risposte dalla Questura e quindi per ora abbiamo solo la versione degli avvocati delle due donne", ha spiegato Massimiliano Bagaglini, responsabile dell'Unità privazione della libertà e migranti dell'Ufficio del Garante nazionale dei detenuti. "Sulla base di quanto affermano gli avvocati, vogliamo capire se il fermo delle due donne è stato o meno convalidato dal giudice di pace, come prevede la legge. Inoltre vogliamo capire perché non è stato permesso alle due donne di parlare con gli avvocati e perché sarebbe stato sequestrato alla signora cubana il cellulare".

Gli avvocati hanno raccontato che le due donne sono state costrette a dormire in una stanza con altre 10 persone: "Le condizioni di trattamento devono essere ispirate al principio che siano dignitose e non degradanti", ha aggiunto Bagaglini. Per quanto riguarda poi la donna incinta, Bagaglini ha proseguito: "Ci chiediamo se le sia stata data la possibilità di procurarsi il certificato sul suo stato di gravidanza o le abbiano proposto una visita medica che potesse accertarlo. Ricordiamo che non si può respingere una donna incinta. Tanto più che, sempre sulla base della ricostruzione degli avvocati, lei stessa aveva chiesto di poter fare domanda d'asilo".

Si tratta del primo caso segnalato al Garante nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale da quando è entrato in vigore il decreto sicurezza, che all'articolo 4 prevede che il giudice "può autorizzare la permanenza in locali idonei presso l'ufficio di frontiera, sino all'esecuzione dell'effettivo allontanamento e comunque non oltre le quarantotto ore successive all'udienza di convalida". L'ufficio del Garante ha quindi deciso di avviare "un'indagine conoscitiva per verificare se le frontiere, come appunto gli aeroporti o i porti, hanno locali adeguati al trattenimento dei migranti che stanno per essere espulsi", conclude Massimiliano Bagaglini.

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