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Milano, Delpini: "Un patto di accoglienza e collaborazione"
Monsignor Mario Delpini, Arcivescovo di Milano

Milano, Delpini: "Un patto di accoglienza e collaborazione"

Rivolgendosi ai 5mila fedeli in Duomo e alle altre migliaia che lo attendevano fuori, il successore di Scola ha esortato a cercare "più quello che unisce che quello che divide". Ha parlato anche agli islamici chiamamdoli "fratelli e sorelle" e rivolgendo loro "una parola che è invito, è promessa, è speranza di percorsi condivisi"

LE PAROLE DELL'ARCIVESCOVO - "Ringrazio i molti che hanno tentato di dissuadermi" ha scherzato il nuovo arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini, alla fine della messa con cui ha fatto il suo ingresso solenne in Diocesi. Prima di dare la benedizione, Delpini ha preso la parola dicendo che c'è chi gli ha proposto di dividere la diocesi (quella ambrosiana e' forse la piu' grande al mondo) "per renderla piu' gestibile ma in realta' ho sempre pensato che era il momento di annettermi qualche altra diocesi". Poi ha raccontato che anche i nipoti hanno cercato si fargli cambiare idea perche' quando andava a cena avrebbe portato gente in piu', autista e scorta. "Ma quando hanno visto quanto e' magro non c'e' stato problema".

Persino la sorella gli ha detto di non farlo dato che "non ho un vestito in grazia di Dio". Ma i preti usano quelle vesti "un po' medievali" ha aggiunto che coprono tutto. "Ma ho accettato - ha concluso - perche' so quanto sono buoni i preti e i diaconi di Milano" e quanta "gente c'e' che vuole amare la Chiesa".

Si e' rivolto ai fedeli chiamandoli "fratelli e sorelle" e citando una poesia di Ungaretti: "parola tremante nella notte rivolta dell'uomo presente alla sua fragilita'" il nuovo arcivescovo di Milano, Mario Delpini, nella sua prima omelia in Duomo, esprimendo il "proposito di praticare uno stile di fraternita', che, prima della differenza dei ruoli, considera la comune condizione dell'esser figli dell'unico Padre".

"La mia gente: siete le pietre vive della Chiesa cattolica in questa terra", ha proseguito il nuovo arcivescovo stabilendo "un patto" con la sua diocesi: "Condividere l'intenzione di essere disponibili all'accoglienza benevola, all'aiuto sollecito, alla comprensione, al perdono alla correzione fraterna, al franco confronto, alla collaborazione generosa, alla corresponsabilita' lungimirante". Con il tono di chi vuole 'avvicinare', Delpini si e' rivolto con la stessa formula, "fratelli, sorelle" anche alle autorita', dichiarando l'intenzione di "un'alleanza, un sentirci dalla stessa parte nel desiderio di servire la nostra gente", soprattutto i piu' deboli. E ha invocato la "condivisione della passione civica, la fierezza dell'unica tradizione solidale, creativa, laboriosa milanese e lombarda". Nel discorso programmatico che Delpini ha voluto far seguire nella sua omelia, ha dapprima ringraziato i cardinali Carlo Maria Martini, Dionigi Tettamanzi e Angelo Scola, poi ha confessato di "non aver altro desiderio che continuare il cammino" di chi lo ha preceduto. Ma con un invito in piu' "a guardare la Chiesa e l'umanita' in una contemplazione piu' pura, piu' penetrante, meno preoccupata di quello che dobbiamo fare e piu' disponibile a riconoscere l'opera di Dio". E' un inno quello con cui ha proseguito, quasi giustificandosi: "Potrebbe sembrare una euforia stonata nel nostro contesto contemporaneo incline piu' al lamento che all'esultanza, che ascolta e diffonde con maggior interesse le brutte notizie", ma: "Io sono venuto ad annunciare che la terra e' piena della gloria di Dio, che avvolge di luce ogni essere vivente". Infine un avvertimento: "Non parlate troppo male dell'uomo. Non disprezzate troppo voi stessi. Non disperate dell'umanita', dei giovani di oggi, della societa' cosi' come e' adesso e del suo futuro: Dio continua ad attrarre con il suo amore e a seminare in ogni uomo e in ogni donna la vocazione ad amare". 

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