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Milano
Milano e i Testimoni di Geova. Mappa e storie di ex. Inchiesta

di Beatrice Elerdini

Nella cronaca milanese degli ultimi anni compaiono spesso notizie riguardanti la comunità islamica e le relative difficoltà di integrazione. Ma quella islamica non è l’unica questione nel complesso rapporto tra religioni e città. Lo scorso anno Milano è stata anche protagonista dell'apertura della più grande chiesa di Scientology d'Italia (LEGGI QUI LA VISITA DI AFFARITALIANI.IT MILANO)

Eppure, in tutto questo intreccio brulicante di culture e religioni, all'interno del tessuto territoriale meneghino esiste e opera anche un'altra realtà religiosa: i Testimoni di Geova. Dove sono finiti? Che cosa fanno? Sono sopravvissuti alla rivoluzione social? La stanno sfruttando? Come vivono nella Milano della rinascita? La verità è che se ne sente parlare quasi esclusivamente in relazione alla loro abitudine di suonare i campanelli delle abitazioni, per fare proselitismo. Ma c’è molto di più: chi sono i Testimoni di Geova e dove operano a Milano e dintorni? Affaritaliani.it Milano ha cercato le risposte a queste domande, addentrandosi nei meandri dell'organizzazione religiosa che crede in Geova, “l’unico vero Dio”. 

IL VIAGGIO
Sono partita da queste due grandi domande e sono finita col trovarmi dinanzi a centinaia di risposte, non tutte utili, ma pur sempre un oceano sconfinato di informazioni, confessioni di ex Tdg convinti della loro scelta, ex Tdg ancora un po' indecisi e altri ancora che con buona probabilità hanno soltanto mentito di essere ex, per cercare di coinvolgermi nell'organizzazione religiosa. Perché poi il punto è questo: l’unica vera ragione di vita dei Testimoni di Geova è il proselitismo, in nome di esso si sacrificano le proprie passioni, il proprio lavoro, la famiglia, l’intera esistenza. E' una vera e propria missione, e come tutti i missionari l’ideale è quello di “salvare chi non appartiene alla Congregazione dalla dannazione eterna”.

All'inizio è stato estremamente complicato trovare persone realmente disposte a raccontare chi sono i Testimoni di Geova di Milano, dove e come operano. Tanto complicato da far pensare, all’inizio, che nel territorio milanese dei Testimoni di Geova non ve ne fosse traccia alcuna. Invece non è così. Anzi. Ci sono eccome. E operano. Nel cuore del capoluogo lombardo le Sale del Regno, ovvero quei luoghi in cui si svolgono gli incontri infrasettimanali e domenicali dei Testimoni di Geova sono presenti praticamente in ogni quartiere. Le troviamo ad esempio in Via Andrea Mantegna n.5, Via dei Gracchi n.8, Via Calabiana n.16, Via Venini n.42, Via Alfonso Capecelatro n.23, Via Pescantina n.10, Via Melato 9/A, Via Adriano 45/A, Via Carducci n.12, Via Castellanza n.3, Via Francesco Rismondo n.131/A. Oltre a queste, ve ne sono molte altre dislocate nei vari Comuni della periferia milanese, da Rozzano a San Giuliano Milanese, da Sesto San Giovanni a Cologno Monzese. C'è poi la Sala delle Assemblee, in Via Carlo Imbonati n.27, che viene utilizzata nelle occasioni di ritrovi di massa, ad esempio quando si riuniscono tutti i Testimoni di Geova di Milano e provincia.

IL TESTIMONE DI GEOVA C’E’. ANCHE SU FACEBOOK
Su Facebook ci sono vari gruppi dedicati ai Testimoni di Geova. Segno che la svolta social è stata recepita e interiorizzata: decidiamo di iscriverci a: 'Testimoni di Geova' e 'Testimoni di Geova - L'altra faccia della Medaglia', entrambi pubblici. E' qui che ha inizio realmente l'inchiesta.

Non facciamo nemmeno in tempo a iscriverci che subito un ragazzo decide di raccontare la sua storia di Ex Tdg: è molto cordiale,  racconta molti dettagli sul modus operandi dei Tdg, dallo studio della Bibbia alla Predicazione, passando per i processi e le disassociazioni. Ma nel giro di un paio di telefonate, ci si accorge che qualcosa non va: fornisce molte informazioni, talvolta persino troppo dettagliate, senza però mai rispondere alle domande, propone addirittura dei libri da leggere inerenti al problema della pedofilia nel mondo dei Tdg, pertanto capiamo che gli intenti sono altri.

LA VITA DI H. DA CORSICO AL PALO
Mi imbatto in un ragazzo, H., che ora vive all'estero, ma che quando era ragazzino abitava con i suoi genitori nella periferia di Milano, a Corsico, dove frequentava i Testimoni di Geova, presso la Sala del Regno Corsico Ovest. Lui non è mai stato battezzato, ha iniziato a fare il proclamatore, ovvero colui che va di casa in casa a professare la religione di Geova, dagli 11 ai 14 anni. La sua famiglia era tutta devota a Geova, suo padre aveva anche un ruolo di rilievo all'interno dell'organizzazione: era un Anziano (ovvero il capo che guida la congregazione e la protegge in senso spirituale) molto importante e conosciuto in tutta la Lombardia. Nel 2001, all'Assemblea Internazionale dei Testimoni, presso l'Autodromo di Monza, ha tenuto un discorso davanti a 45mila persone. 

'Proprio per questo ho subito una forte pressione. Diciamo che sono stato in una famiglia molto ortodossa dei Testimoni di Geova...', mi confida H.. Per lui, l'esperienza con i Tdg è stata alquanto negativa: 'Ho perso praticamente la mia fanciullezza a studiare la Bibbia e ad andare di casa in casa per le vie di Corsico, quando avrei dovuto giocare a pallone con i miei coetanei' e aggiunge: 'Per questo ci tengo che si sappia... Non per me, ma per i tanti bambini indifesi che vengono in qualche modo obbligati dai genitori a seguire le rigide regole della religione geovista'. Considerata la giovane età, H. non ha mai subito processi: il processo consiste in un interrogatorio da parte di un gruppo di Anziani che domandano al peccatore ogni tipo di dettaglio inerente il misfatto. Le “pene” possibili” sono ovviamente di diverso livello e possono arrivare sino alla disassociazione, che consiste nell'allontanamento del soggetto dalla Congregazione.

Quando H. ha sentito dentro di sé la volontà e la forza di lasciare quel mondo che non gli apparteneva, ha generato inevitabilmente l'ira soprattutto del padre, anche perché con un figlio disassociato, avrebbe perso molti dei privilegi acquisiti in anni di devoto servizio. “Per circa un anno non abbiamo quasi parlato... Sinceramente per non soffrirne ho cercato di non tenere affatto in considerazione quello che dicevano, anche se è stata molto dura. Praticamente ho tutta la famiglia nei Testimoni. Io sono l'unica pecora nera, nera ma felice”. Da due anni e mezzo, H. vive fuori dall'Italia e in conseguenza del suo comportamento, ora suo padre è stato 'declassato’. Altri dettagli non ne ha, considerato che non è rimasto per nulla in buoni rapporti con la sua famiglia. Ora studia all'Università, ma certamente porta dentro di sé il peso del suo passato. Racconta: “Un padre che non ti guarda neanche più in faccia, che dice che si vergogna ad averti come figlio, penso sia una cosa che lascia un segno profondo di tristezza. Io ringrazio di aver sempre avuto carattere e di essere riuscito a costruire una buona stima di me stesso, indipendentemente dai miei genitori. La cosa che mi rende triste è che c'è tanta gente, soprattutto figli di testimoni, che lì dentro soffrono e buttano via la loro vita. In futuro vorrei fare qualcosa di concreto per loro. La mia opinione è che i testimoni di Geova dovrebbero essere vietati anche in Europa, come lo sono in Russia. Mi spiace essere così estremo, ma penso sia l'unica soluzione”. I Testimoni di Geova, da poco, sarebbero ufficialmente fuori legge in Russia: il Procuratore Generale della Federazione ha inviato all'organizzazione religiosa una lettera formale prescrivendone lo scioglimento sul territorio russo se 'i fedeli non avessero cessato con le attività estremiste'. In ogni caso, è aperta una vicenda che non avrà una facile risoluzione. In Italia, invece, vi è libertà di culto, e quindi tutti, anche i Testimoni di Geova, possono giustamente professare il loro credo.

LA STORIA DI SARA
E’ stata curiosa, Sara (nome di fantasia). E questa curiosità ha dato il via a una storia di coinvolgimento progressivo nella Congregazione. Anche lei di Milano, aveva 31 anni quando è entrata e 36 quando ha deciso di uscirne. Sara non è mai stata battezzata e non ha avuto nemmeno il ruolo di proclamatrice, si è limitata a seguire intensamente lo Studio Biblico, ovvero la prima fase di 'inserimento' nel mondo dei Tdg. 

Che cos’è e a che cosa serve lo Studio Biblico? Quando i Testimoni si presentano alla porta di casa, lo fanno sempre proponendo qualche domanda a cui loro danno prontamente risposta con un passo della Bibbia, oppure invitando alla lettura di una delle loro riviste: Svegliatevi e La Torre di Guardia. Da lì, chi si trova incuriosito o attratto, può decidere di seguire con un Testimone uno Studio Biblico gratuito. Sara era atea eppure qualcosa, dinanzi alle parole di quel Tdg, si era mosso dentro di lei. “Andavo a tutti gli incontri in via Sardegna, a Milano, non ne perdevo nemmeno uno”, spiega adesso. Gli incontri per chi studia sono tre: lo studio teocratico, lo studio personale, l'adunanza settimanale. “Cominciavo a crederci - confida - La Sala del Regno di via Sardegna è piuttosto grande con moltissime sedie per tutti i fratelli e un podio con una scrittura della Bibbia alle spalle. Nessun crocifisso”. I Tdg infatti sono contro l'idolatria in generale, inoltre secondo loro, Gesù non morì su una croce, bensì su un palo. Domando se durante le adunanze vengono fatte richieste di denaro: “Alla fine della prima ora, sale una persona sul podio dicendo quanti soldi mancano alla Congregazione, per le più diverse attività, e a quel punto ognuno è libero di donare quanto può o ritiene opportuno”. Insomma, nessuna imposizione.

Sara ci tiene poi a raccontare l'intero suo percorso, per spiegare chiaramente la pressione psicologica a cui un soggetto viene, suo malgrado, sottoposto, nonostante inizialmente abbia scelto autonomamente di avvicinarsi ai Testimoni di Geova: “Nonostante fossi atea, accettai di intraprendete lo Studio Biblico. Ero stupita da quanto mi piacesse studiare. Loro, oltre alla Bibbia, utilizzano diversi altri opuscoli. Arrivavo anche a 11 ore di studio personale al giorno. Non era un obbligo, in quella fase avevo deciso io di studiare così tanto”. Ad un certo punto però le cose iniziano a cambiare in peggio: Sara sembra avere qualche problema di salute, inizialmente di difficile identificazione. 

“Mi sentivo sempre stanca. La signora che mi affiancava nello studio cercava di capire insieme a me cosa potessi avere. Andai dal medico, iniziai una serie di visite ed esami,  tuttavia non risultava mai niente. La stanchezza era diventata ormai quotidiana. La Testimone di Geova che veniva a casa mia per lo studio era diventata per me un'amica, una madre, praticamente l'avevo sostituita a tutti”, racconta. Per i Tdg, i non credenti in Geova sono persone da allontanare. Sara segue alla lettera le indicazioni: “Non frequentavo più la mia famiglia: nessuno. Parlavo solo con lei. Infatti era l'unica che sapeva tutto di quello che mi stava succedendo, anche che il medico mi aveva mandato in una struttura per fare dei test psicologici, perché gli esami erano tutti negativi”. 

A un certo punto arriva la svolta anche per Sara ed è proprio quando lei decide di mollare la presa che la signora dello Studio Biblico, stando alle sue parole, inizia a trasformarsi: “Cambiò atteggiamento nei miei confronti quando decisi di non andare allo studio teocratico. Erano troppe le ore e arrivavo a sera sfinita. Non l'aveva presa bene. Iniziò quasi una battaglia: lo studio personale da piacere diventò un incubo. Iniziò a dirmi che non dovevo abbandonare Geova e di seguire lo studio teocratico”. Sono seguite discussioni, tentativi da parte della donna di riavvicinare Sara, facendole conoscere altre sorelle, che avevano attraversato periodi di crisi simili al suo, ma la situazione precipita ulteriormente e Sara finisce in ospedale, presso l'Istituto Auxologico: è lì che scopre di essere affetta da Lupus. 

“Per i primi 6 giorni non ho visto nessuno, ma quando ho preso in mano il cellulare per la prima volta, ho trovato 20 messaggi dalla donna dello Studio, del tipo -io sono qui per te non merito di essere trattata così- e -Le cose vanno meritate- messaggi senza significato logico”. A far visita a Sara in ospedale è stato il Comitato Sanitario dei Testimoni di Geova, un gruppo di specialisti che si occupa appunto di questioni sanitarie e che in caso di necessità, interviene per evitare ad esempio che vengano effettuate trasfusioni di sangue. “Li ho cacciati tutti fuori e lì ho capito, che una volta tornata a casa, avrei chiuso con loro per sempre”. E così ha fatto: Sara ha respinto i loro ripetuti tentativi di riavvicinamento: quando si sono presentati alla sua porta, li ha allontanati senza mezzi termini. 

Ci sono poi storie tra gli ex Tdg, evidentemente delusi, in cui in gioco non c'è soltanto la vita di un adulto, ma anche quella di piccole creature innocenti. E' il caso di Claudio (nome di fantasia), che è entrato nei Testimoni di Geova a 21 anni. Lui è rimasto incuriosito da suo collega che in pausa pranzo leggeva assiduamente la Bibbia e gli raccontava che presto sarebbe arrivata la fine del mondo e tutti quelli che seguivano Geova avrebbero conquistato la vita eterna. Ha iniziato così a frequentare la Sala del Regno di Cologno Monzese e in occasione delle grandi adunate, si è recato nella Sala delle Assemblee di Via Imbonati, a Milano. “Ogni anno andavamo lì a fare le assemblee di circoscrizione, dove si riuniscono tutti i Tdg di ogni sala della provincia di Milano. Per tutto il giorno, circa otto ore, si fanno diversi discorsi su vari ambiti e vengono preparate delle piccole scenette, per mostrare le tecniche per persuadere le persone a diventare Testimoni di Geova. Contestualmente si affrontano le tematiche più frequenti in sede di primo colloquio, così da avere sempre la risposta pronta a qualsiasi domanda del proprio interlocutore. Esiste persino un libro intitolato 'Ragioniamo', che serve per imparare a superare le obiezioni”.

Claudio inizia a entrare nel dettaglio della sua storia personale: “A quel tempo convivevo con una donna, oggi mia moglie, e così cercai di convincere anche a lei a entrare nei Tdg. A un certo punto ebbi la meglio: all'inizio fu tutto bellissimo, ma poi, dopo il nostro battesimo come Testimoni, tutto cambiò. In peggio - racconta Claudio - Hanno iniziato a controllare ogni ambito della nostra vita, dall'abbigliamento all'intimità della nostra coppia. C'erano volte in cui io e mia moglie, dopo aver avuto un rapporto sessuale ci sentivamo in colpa a tal punto da scoppiare in lacrime”. La sessualità per i Testimoni di Geova è un argomento particolarmente delicato.

Ma il momento più tragico dell'esperienza di Claudio è stato quando suo figlio di 4 anni è stato ricoverato d'urgenza all'Ospedale San Raffaele: il bambino aveva solo 24 ore di vita per via di una grave infezione e necessitava di un intervento, per il quale avrebbe potuto avere bisogno di trasfusioni di sangue. “Io e mia moglie non volevamo firmare, tanto che il medico ci ha detto a chiare lettere che ci avrebbe tolto la patria potestà”. In casi del genere infatti, la legge italiana è molto chiara: “Dovranno essere attivate le procedure previste dagli artt. 330 e 333 del codice civile con l'intervento del giudice tutelare, il quale potrà pronunziare la decadenza dalla potestà dei genitori”.

Claudio, nonostante le interferenze del Comitato Sanitario, che anche in questo caso si è subito presentato in ospedale, ha preso la decisione di far operare suo figlio, ha firmato per le eventuali trasfusioni e oggi il bambino è fortunatamente in buona salute. Il Comitato avrebbe voluto che il piccolo venisse trasferito in un ospedale disposto a operarlo senza bisogno di sangue. Dopo quella terribile esperienza, il legame della coppia con i Testimoni di Geova ha iniziato a vacillare. Dapprima si è disassociata la moglie Claudio e poi è stato il suo turno. Ma come per tutti quelli che scelgono di andarsene non è stato affatto semplice: “Venivano in casa a farci le prediche: sapete se non ritornate cosa succede, Geova non vi salverà più e perderete la vita eterna. A un certo punto mi sono adirato e gli ho detto di non venire più a casa mia, non dovevano più farsi vedere”. Alla fine Claudio e sua moglie sono rimasti nella Congregazione circa 8 anni. Ora Claudio ha un nuovo lavoro, anche qualche responsabilità e sua moglie le ha regalato un altro figlio. Il suo rammarico più grande è quello di aver fatto soffrire i suoi piccoli: “Niente feste, nessun compleanno, nessun festeggiamento”. I Testimoni di Geova infatti non celebrano i compleanni perché ritengono sia una festa di origine pagana, che pertanto non fa piacere a Dio.

Ecco, gli ex Testimoni di Geova di Milano raccontano questo. Storie di delusi, certamente, alle quali potranno opporsi altre di entusiasti. Storie di curiosità, e a volte di drammi. Di trasfusioni, di ospedali, di lacrime e di Dio. Storie di milanesi.

 
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