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Milano, il giuramento di sottomissione all'Isis nelle chat dei due arrestati

Milano, il giuramento di sottomissione all'Isis nelle chat dei due arrestati

Anche un giuramento di fedeltà e di sottomissione ad Allah ed allo Stato islamico tra il materiale ritrovato in uno dei dispositivi sequestrati ai due cittadini egiziani arrestati questa mattina a Milano  dalla Digos per la loro partecipazione “all’organizzazione terroristica internazionale denominata Isis”. Durante la conferenza stampa tenutasi nella tarda mattinata di martedì 17 ottobre alla presenza del questore è stato spiegato infatti come l'attività di proselitismo dei due nordafricani sia stata intensa soprattutto sui social. Messaggi di odio sono stati ritrovati sui loro account facebook, ma anche nelle chat Whatsapp e su Telegram, su canali con centinaia di partecipanti. I due arrestati hanno mostrato anche una indubbia conoscenza delle armi e si proponevano anche di insegnare ad altri come maneggiarle: "All'inizio anche io avevo paura", scriveva uno dei due. E non mancano nelle loro chat riferimenti anche al conflitto appena riesploso tra israeliani e palestinesi. 

"Filmati di bambini che sparano a dei prigionieri dell'Isis"

"Abbiamo filmati di violenza anche inerenti al compimento di atti terroristici fuori da scenari medio-orientali. Ce ne sono di raccapriccianti, con bambini a viso scoperto che sparano con pistole a dei prigionieri ai quali viene fatto dire che appartenevano alla polizia siriana o ad altri eserciti in opposizione all'Isis". Lo ha detto il pm di Milano Alessandro Gobbis, titolare dell'inchiesta, insieme al procuratore Marcello Viola, che ha portato all'arresto di due egiziani accusati di associazione all'Isis. "Questo - ha aggiunto - fa capire l'attenzione quasi morbosa dell'Isis ai bambini. È un tema ricorrente quello dei bambini che vengono addestrati all'uso di armi e alla violenza".

Indottrinamento anche nei confronti del figlio piccolo

Uno dei due arrestati nell'operazione antiterrorismo di Milano, il più giovane, "faceva attività di indottrinamento nei confronti dei figli e in particolare di quello più piccolo, adolescente". Lo ha spiegato il pm milanese Alessandro Gobbis, sottolineando che entrambi gli uomini conducevano una "vita normale" sia dal punto di vista sociale che da quello familiare. Quando sono stati arrestati la notte scorsa, si trovavano entrambi nelle proprie abitazioni in compagnia delle famiglie e, a quanto è stato riferito, "non hanno opposto alcuna resistenza". Tutti e due gli indagati, inoltre, hanno un lavoro: uno era stato "un piccolo imprenditore edile, e adesso fa il muratore", mentre l'altro ha sempre lavorato come "dipendente". A quanto emerso dalle indagini, la loro attività di proselitismo avveniva soltanto sul web. Il più giovane, inoltre, "stava cercando di fare un viaggio in Turchia - ha sottolineato Gobbis -, che è la porta per andare nei territori dell'Isis. Quando non scriveva nei vari gruppi, molte delle sue ricerche online erano inerenti la Turchia"

Sala: "La vigilanza deve essere alta"

"Sono stato avvertito dal questore dell'operazione a cose fatte. È bene che abbiano fermato qualcuno che poteva rappresentare un rischio per la nostra città. La vigilanza deve essere alta e credo che ci sia una collaborazione da parte di tutti". Lo ha detto il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, commentando gli arresti con l'accusa di terrorismo avvenuti in città a margine della presentazione della nuova torre del teatro alla Scala. "Certamente col buonsenso, credo che ci sia molta più attenzione", ha aggiunto rispondendo a chi gli ha chiesto se l'allerta in città è massima. Ai giornalisti che gli hanno chiesto se da sindaco è preoccupato che possano succedere fatti come quello di Bruxelles, Sala ha risposto che "come ogni sindaco di grandi città europee in questo momento credo che ci si debba pensare. Ma è chiaro che non siamo nelle condizioni noi sindaci di potere fare prevenzione - ha concluso -, però che il pensiero possa toccarci questo si. Credo che nelle prossime ore incontrerò prefetto e questore o li sentirò per avere un quadro più completo".

Fontana: "Non dobbiamo sottovalutare questi pericoli"

 "L'allerta deve essere molto alta perche' come si e' dimostrato a Bruxelles purtroppo di queste cellule silenziose ce ne sono in tutta Europa quindi non dobbiamo assolutamente sottovalutare questi pericoli". Cosi' il presidente della regione Lombardia, Attilio Fontana, a margine di una inaugurazione alla Scala, commenta l'operazione della Digos di questa mattina a Milano, e all'indomani dell'attentato di Bruxelles . "La nostra intelligence mi sembra che stia facendo un lavoro veramente importante, l'arresto a Milano - sottolinea- e' la dimostrazione che stanno monitorando, pero' questo non toglie che si debba continuare e insistere ad avere grandissima attenzione al problema". Per Fontana "E' chiaro che e' una situazione che, se deve essere sempre sotto controllo, deve comportare evidentemente anche una certa preoccupazione. Sono molto fiducioso nella capacita' dei nostri servizi per cui sono convinto che possiamo stare abbastanza tranquilli, attenti ma tranquilli".

Terrorismo: indagato, pronti a colpire Meloni a ciabattate 

Nell'ordinanza di custodia cautelare a carico di due cittadini egiziani accusati di Terrorismo, viene riportata anche "una minaccia rivolta alla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni". Uno dei due indagati, Alaa Refaei, "il 3 ottobre 2022 rispondendo a un post di commento a un video nel quale c'era l'immagine della Presidente del Consiglio col il senatore Silvio Berlusconi, testualmente scrive: 'non ti preoccupare per noi, sappiamo benissimo come zittirli e fermarli al momento giusto...viviamo con loro da banditi...pronti a colpirli a ciabattate".

In una nota riportata dal gip nell'ordinanza, viene precisato che "per bandito l'interprete ha inteso la parola Baltagiya o al-Baltaiya (in arabo: , al-balaiya), ma anche Baltaga o Baltaa (in arabo: , al-balaa)". "E' una parola della lingua egiziana che originariamente significava 'sicario' - si legge ancora nel documento - ma che ha finito con l'indicare un teppista appartenente a una banda di malfattori, incaricato di colpire un avversario, per lo piu' politico, all'interno della logica di un regime autoritario". 

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