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Milano
Milano è impazzita tra mezzi pubblici che non arrivano mai e taxi spariti

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Milano è impazzita, in questi giorni. Mezzi pubblici che non arrivano mai, taxi spariti. E il sentimento di fondo è che sia colpa o dei tassisti, o di Atm. O di tutti e due. Invece, secondo me, la questione è più complessa. Ci vogliono più licenze per i taxi? Sicuramente sì. E non solo 500. Ce ne vogliono migliaia in più. Questo è un dato di fatto. Ci vogliono i doppi e i tripli turni sullo stesso taxi? Assolutamente sì. Poi però, se non si ripensa tutto, si finirà come a New York, dove ci si mette un'ora e mezza da una parte all'altra della città non perché ci sono pochi taxi, ma perché le strade sono intasate di taxi. Milano ha un grande pregio che è anche un grande difetto. Milano è piccola. Percorrerla da un lato all'altro del centro, a passo svelto, comporta una camminata di 45 minuti. Il problema è che sotto Natale, e sotto Salone del Mobile, e sotto le varie week, e quindi andiamo pericolosamente verso il "sempre", Milano attira persone verso la sua zona centrale. Chi mai si sognerebbe di andare a comprare un regalo in zona Chiesa Rossa? Tutti si avviano verso corso Buenos Aires. Così viale Tunisia si riempie anche sulla preferenziale e ovviamente i tram che dovrebbero percorrerla ci mettono 40 minuti. Non è una questione difficile da capire. Il problema è risolverla. Perché ovviamente bisogna aumentare le licenze dei taxi. Ma soprattutto bisogna "allargare" la zona attrattiva nelle parti periferiche. Riqualificare e rilanciare vuol dire in buona misura decongestionare. Da questo punto di vista, paradossalmente, Milano deve ringraziare i tanti centri commerciali che sono sorti intorno alla città. Là dentro l'hinterland, un po' abbrutito, si riversa. Altrimenti, anche loro, ancora di più, andrebbero ad intasare il centro. E i milanesi a lamentarsi che qui non ci si muove, governo ladro. Ultima noterella: vedo girare uno slogan che dice "Non sei bloccato nel traffico. Sei tu il traffico". Vero. Ma sono anche un cittadino che ha il diritto di muoversi. E di questo bisogna tenere conto, dandomi opzioni (mobilità multimodale ma anche luoghi differenti) e non imposizioni.

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