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Milano, senza documento può chiedere asilo: giudice dà ragione all'immigrato

Tribunale di Milano: immigrato può chiedere asilo anche senza dichiarazione di responsabilità. La sentenza 

La Questura di Milano l'aveva stoppato, rifiutando la presentazione della sua richiesta d'asilo perché era sprovvisto di un documento specifico: la "dichiarazione di responsabilità", un certificato in cui c'è scritto che il richiedente asilo dimora a Milano o provincia. Devono allegarla alla richiesta d'asilo, ma anche quando chiedono, per esempio, il rinnovo del permesso di soggiorno per motivi umanitari.

Per chi è ospite di una struttura di accoglienza non è un problema, ma non tutti hanno questa fortuna. C'è chi vive in strada, altri in alloggi di fortuna, magari con affitti in nero. E per loro è quindi impossibile avere questa "dichiarazione di ospitalità". Tanto che è nato un commercio di certificati falsi: costano circa 600 euro. La Questura chiede questo certificato semplicemente per stabilire se effettivamente il richiedente asilo vive a Milano o provincia, quindi sul suo territorio di competenza. Ma ora su questa vicenda è intervenuto il Tribunale di Milano con un'ordinanza in cui c'è scritto chiaramente che quanto la Questura chiede ai richiedenti asilo "non ha fondamento giuridico" ed è quindi "illegittimo".

A presentare il ricorso è stato un immigrato da El Salvador, assistito dagli avvocati del Naga, associazione che offre assistenza sanitaria e legale. È arrivato in Italia quando era ancora minorenne. Ora è maggiorenne e non può tornare nel suo Paese perché rischia di essere ucciso da alcune bande criminali. La Questura di Milano non accettava la sua richiesta d'asilo, perché non era in possesso della dichiarazione di ospitalità, visto che viene ospitato a turno da amici.

Ma secondo il giudice del Tribunale, "ai fini dell'individuazione della Questura competente è evidente che non si può che fare riferimento alla situazione di fatto di trovarsi fisicamente in un determinato luogo, non potendosi ragionevolmente esigere da un cittadino straniero, in situazione di irregolarità sul territorio nazionale, la disponibilità di un alloggio adeguato". In altri termini, non conta il possesso o meno del certificato, ma la sostanza di vivere realmente a Milano. Non solo. La richiesta d'asilo è più importante della "dichiarazione di ospitalità". Non si può impedire a un migrante di presentare la richiesta d'asilo solo perché non può certificare di vivere in un centro di accoglienza o di aver preso in affitto un alloggio. "L'imposizione del requisito della dichiarazione di ospitalità, oltre che illegittimo -scrive il giudice- finirebbe per rendere impossibile, o eccessivamente oneroso, l'esercizio del diritto di asilo riconosciuto e tutelato nel contesto normativo europeo e a livello costituzionale italiano". 

L'ordinanza del Tribunale di Milano è del 25 di luglio. L'immigrato salvadoregno si è quindi recato nella Questura di Milano con l'ordinanza e ha potuto finalmente presentare la richiesta d'asilo. Ma il problema rimane per tutti gli altri richiedenti asilo, visto che l'ordinanza aveva valore solo per il singolo caso. "Ci chiediamo per quanto ancora la Questura continuerà a rendere la richiesta d'asilo un percorso ad ostacoli -sottolineano i volontari del Naga sul loro sito web -. Ci auguriamo che questa ordinanza possa essere utile ai tanti richiedenti asilo che si trovano in questa situazione e che li aiuterà a presentare finalmente la loro domanda d'asilo".

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