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Milano:in Galleria 38mln canoni nel 2018,non pagati 1,3 mln

Milano:in Galleria 38mln canoni nel 2018,non pagati 1,3 mln

Nel 2018 il Comune di Milano ha emesso, per le attivita' commerciali in Galleria Vittorio Emanuele II, il valore di 38,6 milioni di euro in canoni di affitto. Alla data del 10 febbraio 2019 la cifra che non risultava pagata era di 1,3 milioni di euro. I numeri sono stati illustrati dall'assessore al Bilancio del Comune di Milano, Roberto Tasca, nel corso della conferenza stampa dopo giunta, con l'obiettivo di chiarire i dati riportati dalla stampa negli scorsi giorni che parlavano di 18 milioni di euro di morosita' nel Salotto di Milano. I dati sono stati diffusi in seguito ad una interrogazione del consigliere di Forza Italia, Alessandro De Chirico, a cui e' arrivata la risposta dell'assessorato.

"Abbiamo ricevuto manifestazioni di disappunto da parte di soggetti impropriamente citati come morosi - ha detto Tasca -. Non entro nel merito di alcuni consiglieri comunali che fanno interrogazioni e poi quando hanno i dati li passano ai giornalisti, questo non e' fare politica ma e' fare casino. Nel leggere i dati riportati c'e' stata la presunzione di capire che la differenza tra quello che abbiamo bollettato e incassato si chiama morosita', e' un palese segno di ignoranza". Tasca ha poi spiegato che il Comune emette bollette per la Galleria ogni tre mesi e la riconciliazione sui pagamenti e' "in divenire: tra la data in cui sono stati rilasciati i dati al consigliere comunale e tre giorni dopo la differenza era gia' di 3 milioni di euro in piu'" nelle casse del Comune. Di quel 1,3 milioni di euro che mancava la gran parte e' stata adesso rateizzata, come permette di fare il Comune.

Il consigliere azzurro De Chirico ha replicato ai passaggi con cui l'assessore Tasca lo ha apertamente menzionato: "Leggo con stupore un’agenzia dell’assessore Tasca in merito ai dati che mi ha fornito in seguito a un’interrogazione a lui rivolta. Rimango basito dalla superficialità con cui l’assessore ha firmato una risposta senza sapere cosa aveva tra le mani. Capisco che l’assessore non faccia politica e quindi non capisca il ruolo di controllo di chi fa opposizione. Accusarmi di aver diffuso informazioni coperte da riservatezza - cosa non specificata come avvenuto in altre occasioni anche dal suo assessorato - è davvero offensivo. La mia è stata un’operazione trasparenza doverosa nei confronti dei milanesi che mi chiedono di vigilare su ciò che fa questa amministrazione di incapaci. Sugli affitti degli spazi in Galleria c’è chi vuole monetizzare il più possibile senza tutelare le botteghe storiche valorizzate da decenni di sacrifici di famiglie meneghine e non da multinazionali alla “caccia” di un affaccio sul Salotto buono di Milano. Fossi in Tasca farei un po’ meno l’arrogante, mi cospargerei il capo di cenere e chiederei scusa per aver dato risposte molto approssimative. Fare l’assessore di Milano non è un passatempo, sarebbe il caso di farlo in maniera seria e non superficiale oppure di rassegnare le proprie dimissioni"

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