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Milano
Morti in corsia, gocce anche al figlio. "Mamma, basta medicine"
Leonardo Cazzaniga e Laura Taroni, foto da facebook

Sono una cinquantina le cartelle cliniche sequestrate dai Carabinieri nell'ambito dell'inchiesta che ha portato in carcere un medico e un'infermiera dell'ospedale di Saronno con l'accusa di omicidio. Gli inquirenti stanno cercando di capire se Leonardo Cazzaniga e la sua amante, Laura Taroni, hanno provocato altri decessi oltre ai 4 anziani e al marito della donna. Gli indagati sono in tutto 14, tra cui 11 medici del nosocomio.

GOCCE ANCHE AL FIGLIO DI 10 ANNI: "MAMMA BASTA MEDICINE"

"In molte conversazioni intercettate e' emersa la disponibilita' di farmaci anche molto pericolosi che la coppia prende negli armadi del pronto soccorso o in farmacia con ricette firmate direttamente da Leonardo Cazzaniga oppure anche da altri medici del pronto soccorso". E' quanto si legge nell'ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti del medico di Saronno e dell'amante Laura Taroni per la morte del marito di lei e di diversi pazienti dell'Ospedale. Tra i farmaci di cui hanno sicura disponibilita' - proseguono gli inquirenti - c'e' l'Entumin potente anti-psicotico. Nell'ordinanza poi e' riportata un'intercettazione telefonica risalente a giugno 2015 in cui il figlio della Taroni, dieci anni all'epoca dei fatti, "esprime la propria preoccupazione - annotano gli inquirenti - per essere stato obbligato da Leo (Cazzaniga) ad assumere le gocce con l'acqua". "Amore cosa e' successo?", gli chiede la madre. "Che mi ha fatto prendere le gocce", risponde il bambino. "Ascoltami, amore, non fa niente, mal che vada dormi un po' di piu'", lo tranquillizza la madre.

I PM: "LEI VOLEVA UCCIDERE PER L'EREDITA'"

Tra le ragioni che avrebbero scatenato la furia omicida di Laura Taroni c'erano anche questioni legate all'eredita' del marito Massimo Guerra, per l'omicidio del quale e' stata arrestata assieme al medico Leonardo Cazzaniga. Il risvolto emerge dalla richiesta di custodia cautelare firmata dai pm a carico dei due amanti. In un'intercettazione telefonica del 20 maggio 2015, Taroni "sfoga la sua rabbia, dicendo di avere un'irrefrenabile voglia di uccidere 'uno di loro', cioe' uno dei parenti del marito defunto". La conversazione avviene "subito dopo la notifica a Laura Taroni di una citazione in un giudizio civile promosso da uno dei creditori dell'azienda agricola Regina, che intende ottenere la fissazione di un termine per l'accettazione o la rinuncia all'eredita' di Massimo Guerra da parte dei figli, Fabio e Riccardo". Una vicenda, quella dell'eredita', che aveva gia' creato "notevoli dissapori" tra Taroni e i familiari del marito e "la notifica della citazione fa riaffiorare la rabbia dell'indagata nei loro confronti". Nel corso del colloquio, Cazzaniga, sentendo la compagna molto adirata, la "esorta a non agire d'impulso", ma "in realta', pur invitandola apparentemente alla calma, ne asseconda i propositi vendicativi, indugiando a lungo e con evidente compiacimento sulle varie modalita' con le quali la compagna potrebbe torturare e uccidere i parenti del marito morto".

MORTI IN CORSIA A SARONNO, "L'OSPEDALE FU AVVISATO MA NON FECE NULLA"

Sono sette gli infermieri dipendenti dell'ospedale di Saronno (Varese) che hanno ammesso di aver sentito parlare del "protocollo Cazzaniga", applicato ai pazienti del Pronto Soccorso di Saronno dal medico anestesista Leonardo Cazzaniga, arrestato ieri per quattro presunti omicidi in corsia, una volta interpellati dai carabinieri di Saronno. Secondo quanto rilevato dagli investigatori che, coordinati dalla Procura di Busto Arsizio, hanno ricostruito il presunto agire omicidiario del medico in pronto soccorso (e poi anche il presunto concorso nell'omicidio del marito della compagna e infermiera Laura Taroni, anche lei arrestata), la direzione sanitaria non aveva dato ascolto a due infermieri che avevano fatto presenti anomalie nel modo di lavorare di Cazzaniga. Altri invece, forse per timore, avrebbero taciuto. "Leonardo e' sicuramente un medico capace, non ha mai fatto mistero della sua visione particolare della pratica medica, non mi risulta che in nessuno dei casi sospetti vi sia stata la richiesta da parte dei pazienti a porre fine alla loro vita". E' la testimonianza di uno degli infermieri sentiti dagli inquirenti. In un'intercettazione dopo essere stato sentito a verbale, un medico commenta la vicenda dicendo "c'e' una dissociazione tra quello che scrive l'infermiere e quello che scrive lui (...) vedendo il verbale ero rimasto (...) volevo dirgli che cosi' non si fa".

UNA DOTTORESSA SAPEVA: "SE NON MI ASSUMETE RACCONTO TUTTO"

Una degli indagati, una dottoressa dell'ospedale, si sfoga al telefono con il primario Nicola Scoppetta per il quale il gip ha negato i domiciliari (i pm hanno fatto ricorso al Riesame). «Se io il 24 settembre però non ho un lavoro, io faccio scoppiare un casino! E ho le carte in mano per farlo scoppiare davvero perché adesso sono veramente stanca di essere presa per il c...». A scatenare la rabbia è la scoperta che il suo nome è stato cancellato dal piano turni dell’ospedale perché il suo contratto è in scadenza.

AVVIATA UN'INDAGINE INTERNA

"Siamo sconcertati per quanto emerso ieri e quanto sta emergendo, per questo riteniamo assolutamente doveroso mettere in campo una commissione di inchiesta regionale affidata all'Ats Insubria, a esperti clinici e di risk assessment, per verificare la corretta gestione del pronto soccorso, delle procedure e attivita' di controllo, svolta dalla direzione, in seguito alle segnalazioni di irregolarita' pervenute negli anni passati". Lo ha detto l'assessore al Welfare di Regione Lombardia Giulio Gallera in merito agli arresti avvenuti ieri dei due operatori sanitari per ipotesi di reati commessi tra il 2012 e il 2013 in ospedale a Saronno."Circa la gestione delle procedure da parte del dottor Cazzaniga - ha aggiunto l'assessore - era stata svolta dall'Azienda ospedaliera di Busto Arsizio un'inchiesta finita senza sanzioni. Vogliamo capire perche' il fenomeno non e' emerso allora e se ci sono delle responsabilita' da parte dell'allora direzione nell'attivita' di controllo. Per questo Regione Lombardia ha deciso di attivare subito una commissione di inchiesta regionale, coordinata dall'Ats Insubria che coinvolgera' anche esperti clinici e di organizzazione ospedaliera. Quando e se ci saranno i presupposti ci costituiremo parte civile".

LE INTERCETTAZIONI: "NON HANNO VOLUTO FARE IL REFERTO"

"Farmaci somministrati in modo assurdo". Manifesta forti dubbi la responsabile del reparto di medicina legale dell'Ospedale di Saronno, Maria Luisa Pennuto, in una telefonata a un conoscente risalente al 25 maggio 2015 dopo che era stata sentita come persona informata sui fatti nell'ambito dell'indagine che ha portato all'arresto di Leonardo Cazzaniga e Laura Taroni per le morti del marito di lei e al pronto soccorso del nosocomio. "Prendero' un avviso di garanzia di sicuro ... Per la storia di quello la' del pronto soccorso che somministrava i farmaci in modo assurdo, io gli avevo detto di fare referto ma non hanno voluto", confida Pennuto, membro della commissione interna alla struttura ospedaliera incaricata di indagare dopo la denuncia dell'infermiera Clelia Leto. "Scusa un attimo", le replica l'interlocutore, "tu durante la commissione hai detto piu' volte a quelli che quello li' era un pazzo, loro hanno cercato di mettere tutto a tacere". "Io non ho protetto nessuno", tiene a precisare Pennuto, "non e' stato fatto per proteggere nessuno, e' stato quello di dire 'Va bene, ok, accettiamo questa decisione', anche se non ero convinta". "Eh, me lo ricordo ....", le controbatte l'interlocutore, "Ma tu il referto non lo hai fatto perche' non volevi fare casino con i due capi dell'ospedale, io mi ricordo".

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