No badge, no bandi ma fondi pubblici: la Lombardia "bastona" la Conferenza
La Regione nega nuovi fondi al "sindacato" dei consigli regionali. E invoca una revisione dell'assetto organizzativo.
di Fabio Massa
Della Conferenza dei Presidenti delle Assemblee Legislative delle Regioni e delle Province Autonome Affaritaliani.it Milano ne aveva parlato già questa estate. Un nome impossibile, una mission di difficile spiegazione. E una regione, la Lombardia, che sta puntando i piedi rispetto alla richiesta di nuovi fondi. Ma facciamo un passo indietro. La Conferenza dei Presidenti delle Assemblee Legislative è un organo privato pagato da enti pubblici. Nell'intenzione (poi da vedere se realizzata o no), sarebbe dovuto essere il "sindacato" dei consigli regionali. Operatività? Come mostrato da Affaritaliani.it Milano, il 70 per cento del bilancio serve per far funzionare la struttura. Alla fine, raccontano fonti romane ad Affaritaliani.it, la grande regione del Nord ha deciso di puntare i piedi, nell'ultima riunione del 6 dicembre a Torino. E al bilancio (che comunque è stato approvato) si è astenuta, presentando tuttavia un documento assai interessante.
"Non si vuole abrogare la Conferenza - scrive la Lombardia - tuttavia bisogna rivedere l'intero assetto organizzativo e funzionale in un'ottica di efficienza, efficacia, economicità e in generale di risparmio della spesa pubblica (essendo finanziato con il versamento di quote da parte dei consigli regionali)". Secondo punto: le consulenze. La Lombardia ci vuole vedere chiaro e quindi scrive: "Occorre che il Comitato di coordinamento riferisca preventivamente alla Conferenza sulle iniziative di spesa da intraprendere con particolare attenzione alle consulenze". Ma c'è di più. Perché è ovvio che tra le figure più sotto i riflettori c'è il direttore generale. Che andrà in scadenza a dicembre del prossimo anno. Per questo si richiede un avviso pubblico per selezionare chi ricoprirà il ruolo. E ancora: la Lombardia chiede l'introduzione del badge (pare non esista, ad oggi), per la "rilevazione della presenza", e la modificazione dei contratti affinché i contratti dei dirigenti si compongano di parte fissa e variabile, come in tutti gli enti pubblici.
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