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Milano
Omicidio Macchi, dubbi su grafia della lettera del killer: si riapre il caso
Lidia Macchi

Omicidio Macchi, dubbi sulla grafia della lettera del killer: si riapre il caso

Omicidio di Lidia Macchi, nuovo colpo di scena:  la Corte d'Assise d'Appello di Milano ha deciso ieri pomeriggio, accogliendo la richiesta della difesa, di riaprire l'istruttoria dibattimentale nel processo a carico di Stefano Binda, il 51enne ex compagno di liceo della ragazza, come lei militante di Comunione e Liberazione, arrestato nel 2016 dopo anni di silenzio investigativo. La 21enne fu uccisa in un bosco di Cittiglio, nel Varesotto,  nel 1987. Binda era stato condannato all'ergastolo nell'aprile del 2018 per omicidio volontario aggravato dalla violenza sessuale, ma la Corte d'Assise di Varese ha deciso di voler approfondire la valutazione su alcune prove considerate decisive. Tutto ruota attorno ad una lettera contenente un componimento intitolato "In morte di un'amica", che sarebbe stata inviata dal presunto assassino alla famiglia Macchi il giorno del funerale. Si tratta della calligrafia di Binda o no? Nuova udienza di due consulenti grafologici il 18 luglio, ma non si esclude anche una nuova maxiperizia sul testo. Binda ha annunciato nel frattempo di voler rendere dichiarazioni spontanee, mentre i suoi legali si sono detti contenti della decisione della Corte d'Assise.

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