A- A+
Milano
Digitalizzazione nelle imprese lombarde C'è ancora molto da fare

Digitalizzazione nelle imprese lombarde. C'è ancora molto da fare

E' stato reso pubblico l'Osservatorio Digitalizzazione. La sfida della digitalizzazione nelle imprese di Milano, Monza e Brianza, Lodi realizzato da Assolombarda e PwC. 

L’indagine ha coinvolto circa 600 imprese per analizzare il fenomeno della digitalizzazione, indagando i processi produttivi, gestionali e organizzativi presenti nelle diverse aree aziendali. Tra gli ambiti esplorati: dotazione tecnologica e organizzativa, customer management, procurement, ricerca e sviluppo, organizzazione aziendale, sicurezza informatica, smart manufacturing, agevolazioni fiscali.

Hanno partecipato le aziende appartenenti al gruppo Alimentazione, Piccola Industria, al Gruppo Giovani Imprenditori e allo Steering Committee Cyber security di Assolombarda (dati raccolti tra giugno e novembre 2018). Solo il 4% delle aziende risulta best performer in questo ambito.

Si registrano notevoli differenze tra piccole, medie e grandi imprese nel grado di digitalizzazione. Per esempio, tra le micro imprese (da 0 a 9 addetti) ben il 53% dichiara di non avere un IT manager (interno o esterno all’azienda), percentuale che decresce fino ad arrivare a 0% per le imprese grandi (con oltre 250 addetti). Un altro esempio: il 68% delle micro imprese (0-9 addetti) non utilizza sistemi digitali per la segmentazione della clientela, percentuale che scende al 27% nel caso delle grandi aziende. Infine, un sistema di ERP integrato è quasi assente tra le micro imprese (solo il 3% lo utilizza), mentre nelle grandi imprese è quasi sempre presente (92%). Questi risultati riflettono il ritardo delle piccole imprese nel processo di digitalizzazione. Se si individuano 5 domande chiave tra quelle presenti nel questionario1, hanno risposto positivamente a tutte solo 21 aziende (su un totale di 573), di cui la maggior parte (13) hanno più di 100 addetti. Tuttavia, sul totale delle aziende sopra i 250 addetti, le “best performer” rappresentano solo il 17%. Questo dato riflette quindi qualche difficoltà anche per le grandi aziende di raggiungere alti livelli di digitalizzazione contemporaneamente in tutti gli ambiti aziendali.

Un secondo criterio di analisi trasversale dei risultati è quello delle competenze. Dall’elaborazione dei dati è emersa una grande differenza nel grado di digitalizzazione delle aziende che adottano o meno figure specifiche come l’IT manager o le figure specializzate nella digitalizzazione della produzione o nella cyber security. La differenza maggiore si riscontra tra le imprese che si dotano o meno di un IT manager: per esempio, il 40% delle imprese con IT manager utilizza piattaforme integrate con i fornitori e il 58% ha digitalizzato alcuni processi per la gestione del personale. Queste percentuali si abbassano notevolmente se si considerano le imprese senza IT manager (15% e 19% rispettivamente). L’impatto di avere questa figura specializzata cambia anche a seconda delle sue caratteristiche: se l’IT manager possiede un suo budget autonomo, le aziende dichiarano maggiori innovazioni in campo digitale. Per esempio, la percentuale delle aziende che utilizza strumenti di digital marketing passa da 60% (quando l’IT manager ha un budget autonomo) a 45% (quando l’IT manager è senza budget), mentre la percentuale di aziende che possiedono certificazioni di cybersecurity da 24% a 10%. Infine, l’88% delle imprese che si avvalgono di consulenti (IT manager esterni all’azienda) sono aziende con meno di 100 addetti. Gli incontri qualitativi hanno confermato che spesso le realtà più piccole utilizzano l’IT manager esterno come “passaggio intermedio” nella fase di avvio della trasformazione digitale, una scelta che permette anche di risparmiare sui costi di aggiornamento continuo di un esperto interno. Sempre nel campo delle competenze, è da considerare essenziale anche la figura specializzata nella digitalizzazione della produzione, che insieme alle smart technologies e agli asset fisici adeguati concorrono alla diffusione dello Smart Manufacturing.

Prendendo in considerazione l’insieme delle 239 aziende manifatturiere che hanno risposto al questionario, il 22% ha implementato tecnologie di smart manufacturing all’interno della propria impresa, il 27% è dotato di una figura addetta alla digitalizzazione della produzione e il 27% utilizza prevalentemente macchine e impianti a integrazione informatica.  Incrociando le risposte positive delle aziende, sono il 6% le imprese avviate stabilmente lungo il sentiero dell’Industria 4.0, ovvero che dichiarano di essere dotate contemporaneamente di tecnologie smart, di figure specializzate e (in misura prevalente) di macchinari a integrazione informatica. L’analisi si sviluppa ulteriormente con la misurazione della copertura digitale lungo la catena che parte dal fornitore e arriva al cliente, ovvero quante aziende possono dichiararsi completamente digitalizzate nelle loro interazioni con fornitori e clienti? I risultati sono modesti: solo l’8% delle imprese primariamente B2C e il 5% delle imprese primariamente B2B 1) hanno introdotto piattaforme integrate con i fornitori; 2) utilizzano strumenti di digital marketing (al netto del sito web); 3) hanno implementato canali di vendita online; 4) gestiscono in modo digitale il rapporto post vendita con il cliente (ad eccezione dell’assistenza telefonica). Un risultato simile è stato restituito anche dall’analisi lungo la catena finanziaria: solo il 4% delle aziende primariamente B2B e primariamente B2C hanno una catena finanziaria completamente digitalizzata, ovvero utilizzano 1) la fatturazione elettronica nel rapporto con i fornitori, 2) soluzioni di pagamento digitali e online nel rapporto con il cliente e 3) strumenti di finanziamento Fintech. La percentuale sale al 10% per le aziende il cui mercato di destinazione è in egual misura B2B e B2C. Infine, estremamente importante è il tema della cybersecurity, oggi divenuto uno degli argomenti di business più discussi.

I dati aziendali sono sempre più esposti ad attacchi informatici ed è necessario informarsi e mettere in atto soluzioni di protezione. Tuttavia, si riscontrano diversi ritardi nell’affrontare il tema, partendo dalla non-consapevolezza di aver subìto o meno un attacco informatico. Infatti se il 32% delle aziende dichiara di aver subìto almeno un attacco informatico nell’arco di vita dell’azienda, questa percentuale sale tra chi ha adottato misure di protezione: tra le aziende che hanno introdotto un esperto di sicurezza informatica la percentuale è pari al 37%; tra quelle che possiedono certificazioni di cyber security è pari al 41% e tra quelle inserite in filiere sensibili per le minacce cyber è pari al 39%. I dati sembrano indicare che le aziende non particolarmente attente al tema della sicurezza informatica faticano anche solo a riconoscere l’attacco informatico. Al tema dell’inconsapevolezza, si aggiunge un’altra motivazione, più fisiologica: le aziende che dimostrano maggiore attenzione sono quelle maggiormente esposte al rischio, perché inserite in filiere sensibili oppure perché particolarmente appetibili (es. notorietà del marchio) per un cyber attack. Infine, si riscontrano delle differenze tra classi dimensionali. Infatti, se il 42% delle piccole aziende (10-49 addetti) ha introdotto una figura interna specializzata in cybersecurity, la percentuale sale al 73% nelle grandi aziende (sopra i 250 addetti). Nella presenza o meno di certificazioni di cybersecurity il gap è ancora più evidente: dal 3-7% per le aziende sotto i 50 addetti al 34% nelle grandi aziende. Durante gli incontri qualitativi è stata confermata una sottovalutazione del rischio da parte delle piccole imprese, che tendono a non considerarsi nel mirino degli hackers e quindi a non attivare le azioni protettive. Un altro freno è senza dubbio l’incidenza sul budget, in quanto i sistemi di difesa sono considerati particolarmente costosi.

Commenti
    Tags:
    digitalizzazione







    Testata giornalistica registrata - Direttore responsabile Angelo Maria Perrino - Reg. Trib. di Milano n° 210 dell'11 aprile 1996 - P.I. 11321290154

    © 1996 - 2021 Uomini & Affari S.r.l. Tutti i diritti sono riservati

    Per la tua pubblicità sul sito: Clicca qui

    Contatti

    Cookie Policy Privacy Policy

    Cambia il consenso

    Affaritaliani, prima di pubblicare foto, video o testi da internet, compie tutte le opportune verifiche al fine di accertarne il libero regime di circolazione e non violare i diritti di autore o altri diritti esclusivi di terzi. Per segnalare alla redazione eventuali errori nell'uso del materiale riservato, scriveteci a segnalafoto@affaritaliani.it: provvederemo prontamente alla rimozione del materiale lesivo di diritti di terzi.