Pinocchio/ Patrizia Bedori, harakiri Cinque Stelle

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C’era una volta un Paese dove la gente che odiava fare le interviste si candidava a sindaco. Roba da matti. E’ da ieri che non riesco a smettere di ridere (o di piangere), per le assurde motivazioni portate da Patrizia Bedori, la candidata del Movimento 5 Stelle, per giustificare il suo ritiro dalla corsa elettorale. Invece di dire: scusate, sono riuscita a far perdere settimane al movimento, qui non c’è uno straccio di idea, nessuno mi sostiene, era una cavolata il fatto che potessi correre per la città di Milano e mi cospargo il capo di cenere, giacché siamo in Quaresima, la Bedori ha detto, nell’ordine:

1 - che non regge la pressione delle interviste e che c’è in moto una macchina del fango. Quindi, che è colpa dei giornalisti cattivi che non si capisce bene che cosa dovrebbero fare, in campagna elettorale, se non dare risonanza alle idee di tutti. Comunque vabbè.

2 - che ci sono carogne all’interno del Movimento. Quindi, che è colpa degli altri. Nomi? Cognomi? Se lo facesse chiunque altro gli si chiederebbe conto con precisione. Lei, no.

3 - che rimarrà in campo (e questa suona più che altro come una minaccia).

4 - che non vive da mesi e che si vuole riprendere la sua vita.

Ora, a me spiace per la vita di una persona, che coscientemente ha fatto una scelta sbagliata. Mi spiace molto. Ma rimane il punto: ha fatto perdere settimane di tempo prezioso proprio al Movimento 5 Stelle che tanto adora. La politica è un progetto collettivo, e non è che le scelte di uno devono ricadere per forza sul partito. Si può anche fare un po’ di autocritica prima che succeda il patatrac, no?