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Pisapia: "Il Pd non è il mio nemico. Abbraccio a Boschi? Polemica assurda"

Pisapia: Il Pd non è il mio nemico. Abbraccio a Boschi? Polemica assurda

"Il popolo del Pd non sarà mai mio nemico, ma con l’attuale Pd che si ritiene autosufficiente e con un sistema elettorale proporzionale alle elezioni, è evidente ci sarà competizione". Così il leader di Campo progressista Giuliano Pisapia in un'intervista a Repubblica. "La legge elettorale proporzionale - aggiunge - non prevede la formazione delle coalizioni, perciò bisogna prendere atto che è sempre più necessario lavorare per costruire un movimento progressista, un rinnovato centrosinistra, autonomo e indipendente dal Pd ma che sia ambizioso e generoso. Non mi interessa mettere insieme un partitino del 3 o 4 per cento piuttosto che un cartello elettorale che si divide il giorno in cui si dovranno affrontare le grandi sfide che ci attendono. Non ci si può accontentare di abbaiare alla luna". "Bersani - rimarca Pisapia - in più occasioni ha ribadito che è necessario il progetto di nuovo centrosinistra in discontinuità con il passato. Anche D’Alema dice che l’alleanza con il Pd si valuterà, ma dopo le elezioni. E di certo io non andrò con il Pd. Sfido però chiunque a dire che siano migliori le risposte delle destre di quelle, pur con tutte le diverse sfumature, della sinistra e del centrosinistra". Quanto all’abbraccio alla Boschi, il leader di campo progressista replica: "Trovo questa polemica assurda e irreale, e in molti casi vergognosamente strumentale. Ho salutato e abbracciato la sottosegretaria Boschi così come ho abbracciato centinaia di persone e sorriso per non so quante foto". "Mi colpiscono - rincara Pisapia - le polemiche di chi, fino a pochi mesi fa, era nel Pd e votava leggi che oggi critica. Sono e sono sempre stato contro la politica dell’odio e del rancore. Non dimentichiamo che dietro i leader ci sono milioni di persone che nella politica cercano risposte ai loro problemi, non battaglie personali".

"Se lavori su quello che divide - rimarca Pisapia -, sei condannato a perdere. E io sono molto preoccupato da un futuro dell’Italia in mano alle destre o ai disfattisti. È un ragionamento molto semplice, matematico: divisi si perde. Trovare il minimo comune denominatore è indispensabile. Io non sono disponibile a lavorare 'contro' chi ha gli stessi valori e gli stessi princìpi, non l’ho mai fatto e tanto meno lo farò oggi quando la posta in gioco è terribilmente alta, è il futuro del nostro paese. Per questo continuo a dire no ai personalismi e alle polemiche, spesso pretestuose".

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