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Milano
Radicali-Gori, trattativa aperta. Il Pd risponde sul risarcimento

di Fabio Massa

Continua il confronto tra Partito Democratico e Radicali Italiani. Ad accendere le polveri era stata l'Associazione per l’Iniziativa Radicale ‘Myriam Cazzavillan', che aveva invitato il Pd a spendere i 12mila euro di Cappato e Lipparini (spese processuali per il ricorso presentato dai radicali per ottenere un seggio in consiglio) per battaglie su cannabis e fine vita. Il Pd, in una nota inviata ad Affaritaliani.it Milano, risponde: "Il PD non ha mai chiesto né preteso risarcimenti economici da altri partiti o movimenti - spiega Pietro Bussolati, segretario PD Milano Metropolitana - Presumiamo che le richieste economiche a cui fa riferimento l'Associazione per l’Iniziativa Radicale ‘Myriam Cazzavillan siano spese processuali, di natura legale, comminate dal giudice e spettanti alla parte soccombente del processo. Spese sostenute per la difesa da un doppio grado di giudizio, dovuto ad un ricorso, evidentemente infondato, che mirava a far decadere una consigliera comunale dal suo ruolo. 
Non è vero, perciò, che una parte della somma già versata, di cui si legge nella nota diramata dall'associazione e corrispondente a 3000 euro, sia stata corrisposta al Partito Democratico. Si vuole precisare, inoltre, che il Partito Democratico non è in alcun caso responsabile di tale richiesta". Quindi, zero polemica tra le parti. 

Non è tuttavia finita, perché i Radicali stanno aprendo un confronto anche con Giorgio Gori, che del Pd e del centrosinistra è il candidato alle prossime regionali. In una nota, oggi, Riccardo Magi, Valerio Federico e Barbara Bonvicini, ovvero il segretario e i membri di direzione dei Radicali Italiani, scrivono: "Abbiamo accolto l’invito alla presentazione della candidatura di Giorgio Gori a presidente di Regione Lombardia. Siamo venuti ad ascoltare chi con noi ha collaborato alla mobilitazione “Ero Straniero”, che ha visto la raccolta di 86 mila firme e che prevede canali legali per i migranti alla ricerca di occupazione. Non vi è alcun accordo definito, ci confronteremo con Gori per verificare la presenza di eventuali obiettivi comuni - spiegano - Riteniamo che gli attuali ostacoli alla raccolta firme sulle liste posti dalla normativa regionale, come da quella nazionale, impediscano ai cittadini di esercitare i propri diritti politici e a movimenti non garantiti dalla presenza nelle istituzioni di concorrere,  di fatto, alla competizione elettorale. L’urgenza è, dunque, per noi, quella di prevedere l’estensione della facoltà di autentica a cittadini indicati dai presentatori delle liste e, per i referendum,  dai comitati promotori, così come quella di prevedere la possibilità di sottoscrivere liste e referendum online. È tale il disprezzo per i diritti alla partecipazione dei cittadini di Regione Lombardia che da due anni il Consiglio, in violazione delle sue stesse regole, non discute le leggi di iniziativa popolare presentate da 15 mila cittadini lombardi su Cannabis Terapeutica e Testamento Biologico, obiettivi per noi irrinunciabili". E ancora: "Il controllo da parte di Regione Lombardia sulle sue società in house e partecipate è sostanzialmente fallito. Basti pensare al miliardo di debito che queste hanno accumulato e ai rilievi sulla loro mala gestione fatti da Corte dei Conti, ANAC e Antitrust. Noi sosteniamo la prevalenza della gara pubblica quando i servizi sono disponibili sul mercato e possono essere prodotti in regime di concorrenza, con benefici in termini di costi ed efficienza per il cittadino. Va limitata in Lombardia la commistione tra politica ed economia finalizzata a potere e consenso". Insomma, il tavolo di confronto è aperto. Come la prenderanno i cattolici della coalizione?

fabio.massa@affaritaliani.it

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