Regionali Lombardia, firme false: assolto Podestà in appello
Assolto l'ex presidente della Provincia di Milano "per non aver commesso il fatto"
E' stato assolto "per non aver commesso il fatto" dalla Corte d'appello di Milano l'ex presidente della Provincia, Guido Podesta', che in primo grado era stato condannato a due anni e nove mesi di reclusione per il caso delle circa 900 firme ritenute false e poste a sostegno del listino di Roberto Formigoni e della lista Pdl per le elezioni regionali lombarde del 2010. In appello sono state ridotte le pene per tre ex consiglieri provinciali, mentre per un quarto e' stata dichiarata la nullita' degli atti.
PODESTA': "CREDEVO IN QUESTA ASSOLUZIONE" - "Credevo in questa assoluzione perche' ho sempre creduto che si affermasse una verita' evidente". L'ex Presidente della Provincia di Milano Guido Podesta' esprime soddisfazione dopo la lettura del dispositivo che sancisce la sua innocenza in relazione alle presunte firme false a sostegno di Roberto Formigoni e del Pdl per le elezioni regionali lombrade del 2010. "La sentenza che assolve me e condanna gli altri - spiega - dice che i fatti sono avvenuti ma io non ne ero a conoscenza, come ho sempre sostenuto e come e' emerso dal dibattimento e dalle testimonianze, tutte favorevoli a me. Sono contento per me e per la mia famiglia". "Questa assoluzione - prosegue - e' la riprova per me e per tutti i cittadini che parti dello Stato funzionano. Tornero' in politica? No, grazie ho gia' dato. Avevo deciso di fermarmi gia' due anni fa, anche ma non solo per questa vicenda. E' giusto che si dia spazio ad altri in politica, io oggi faccio l'architetto".
TRE CONSIGLIERI CONDANNATI - Guido Podesta' e' l'unico assolto con la formula del non aver commesso il fatto dei 5 imputati nel processo d'appello per la vicenda relativa alle circa 900 presunte firme false a sostegno del listino di Roberto Formigoni e della lista del Pdl per le elezioni regionali lombarde del 2010. Per uno degli imputati, l'ex consigliere provinciale Nicolo' Mardegan, i giudici della Corte d'Appello di Milano hanno disposto la trasmissione degli atti alla Procura per la nullita' del decreto di rinvio a giudizio, mentre altri tre ex consiglieri che avevano autenticato le firme si sono visti ridurre le pene rispetto al primo grado per l'esclusione di alcune aggravanti. Barbara Calzavara e' stata condannata a un anno e mezzo di carcere (due anni e mezzo in primo grado), Marco Martino a otto mesi (nove mesi), Massimo Turci a due anni (due anni e mezzo). I tre imputati condannati dovranno risarcire 30mila euro all'ente Citta' Metropolitana che ha 'sostituito' la Provincia, costituitasi parte civile (in primo grado erano 100mila euro). Il pg Felice Isnardi aveva chiesto la conferma della condanna per Podesta' e per tutti gli altri imputati sostenendo che "la raccolta delle firme spettava a Podesta', all'epoca coordinatore lombardo del Pdl, che ha preso le decisioni". In attesa delle motivazioni, si puo' dedurre che le firme siano state valutate effettivamente false dai giudici d'Appello ma che Podesta' non ne fosse a conoscenza.
I RADICALI: "LA SENTENZA CONFERMA CHE CI FU TRUFFA" - Marco Cappato e Lorenzo Lipparini, Radicali, commentano: "La sentenza di oggi sulle firme false ha confermato ciò che non poteva non confermare, cioè la truffa commessa in occasione di elezioni che avrebbero dovuto essere immediatamente annullate. Per quanto riguarda Podestà, non siamo giustizialisti, dunque non abbiamo mai inseguito o richiesto la sua condanna, e siamo contenti per lui dell'esito. Non siamo contenti invece, e crediamo non dovrebbe esserlo nessuno, del fatto che il crimine commesso per presentare illegalmente la candidatura di Formigoni sia ancora all'esame della giustizia italiana a sei anni dai fatti e dalla nostra denuncia. Se la giustizia italiana funzionasse, Formigoni non sarebbe stato rieletto Presidente della Regione Lombardia per la quarta volta e oggi non sarebbe stato Presidente di Commissione al Senato. Una eventuale condanna di Podestà non avrebbe in alcun modo risarcito i cittadini per il crimine subito".