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Milano
Riccardo Rocco, il "papà" del nuovo Anteo: "Il mio orgoglio? Le poltrone"
Riccardo Rocco, "papà" del nuovo cinema Anteo

di Fabio Massa

Titoli di giornali, inaugurazione in grande stile con il sindaco Beppe Sala, felicissimo. Pare proprio che l'Anteo abbia conquistato tutti. Riccardo Rocco è l'architetto che lo ha progettato: "Non mi sono ispirato a qualcosa. Il mio amore con l'Anteo è una lunga frequentazione, tra ristrutturazioni e progetti, partita nel 1997". Poi rivela: "La cosa di cui sono più fiero? La poltrona Milano. L'ho disegnata io..." L'INTERVISTA DI AFFARITALIANI.IT MILANO

Architetto, un successo di pubblico e critica del genere non è da tutti. Imbarazzato o felice?
Entrambe le cose. Stiamo parlando di una cosa che al contempo mi fa piacere e mi imbarazza. Diciamo che non ero preparato a un successo così ampio, anche se ci speravo, per la qualità del progetto.

La sorpresa è che Milano ama il cinema. In un'epoca di multisala di periferia, non è cosa da poco.
Diciamo che Lionello Cerri, in un momento nel quale tutti pensano che il futuro sia fare il servizio a domicilio, a partire dalla ristorazione, ha creduto in un modello assolutamente diverso. Lionello dice che bisogna creare un movimento interno, una permanenza nella struttura. E allora crea tutti i presupposti perché ciò avvenga. Fa una sala cinematografica che abbia tutti i servizi, dalla ristorazione a tutto il resto, perché il palazzo del Cinema non è un multiplex, ma un luogo da vivere sotto molteplici aspetti.

A che cosa si è ispirato per il progetto? C'è stato qualcosa di particolare ad averla impressionata?
No, e spiego il perché. Io entro nella prima ristrutturazione su un progetto avviato da un collega. Cerri mi coinvolge su aspetti decorativi e formali nel lontano 1997. Vent'anni fa. Poi fatto l'Apollo nel 2005, e un restyling dell'Anteo. E ancora, le prime arene estive. Quel che voglio dire è che c'è una storia che lega me e l'Anteo, un amore. Tra l'altro quello degli spettacoli è un settore che coltivo da lunga data, considerato che precedentemente avevo disegnato io la prima sede dello Zelig.

Torniamo all'Anteo.
Nel 2003 iniziamo a fare indagini sulla vecchia sala 400 e vediamo che ci sono degli spazi che il Comune non ci vuole dare. A Palazzo Marino, ai tempi, pensavano che dovessero rimanere come mensa per i dipendenti comunali. Poi scade questa funzione e ci mettono gli spogliatoi dei vigili urbani. Anni dopo scopriamo che la scuola sta un po' svuotandosi di funzioni, e durante un incontro con il Comune capiamo che c'è un problema di sovrapposizione di impiantistiche. Chiediamo una razionalizzazione. Alla fine iniziamo a fare il palazzo del Cinema sopra la vecchia sala 400. E siamo arrivati ad oggi. L'idea di fondo è quella di aprire, di non concepire gli spazi come chiusi al mondo del cinema. Nel cinema classico si entra da una parte e si esce da una porta di servizio, a volte sul retro, in mezzo ai bidoni della spazzatura. Invece no: noi ci vogliamo tenere il pubblico, coccolarlo, fargli vivere la struttura. Oggi le due sezioni, quella degli spazi e quella della proiezione, sono ben distinte, con asfalto e pareti grezze nelle parti comune e tappezzerie e legni nelle sale proiezione.

E' una sfida anche imprenditoriale, oltre che architettonica.
La cosa incredibile di Cerri è che è un ottimo imprenditore, con grande capacità intuitiva. E' un pregio ma anche un fardello per il professionista che lo deve seguire: lui ha più visione. Ora ci concentreremo su CityLife. Lavoreremo su un esistente, quindi avremo meno libertà, ma l'idea è di trasformare il modello di multiplex classico in qualcosa di simile all'Anteo.

Il modello di multiplex è finito?
Le faccio una domanda: perché devo andare in un posto dove la gente mi mangia i pop corn addosso quando posso stare a casa mia senza disturbi, con un grande schermo molto definito? La verità è che il cinema deve tornare ad essere un luogo sociale. Nel multiplex questa cosa non avviene perché è il regno dell'impersonalità.

Di che cosa è più fiero dell'Anteo.
Di una cosa in particolare: delle poltrone. In questa esperienza mi sono potuto occupare di tutto quel che è il mio mestiere, anche del design. E allora abbiamo realizzato con la Caloi una poltrona che si chiama Milano, un omaggio al design internazionale della mia epoca. Ecco, quella mi è davvero piaciuto inventarla.

Lei è stato consigliere di zona 7 per il Pd. Le manca la politica?
La politica della zona mi manca ma quella che vedo oggi... non è esattamente la politica che mi manca. Mispiego: è stata un'esperienza bella di cinque anni e avrebbe potuto avere ulteriori evoluzioni che non haavuto. Ci sono state una serie di miopie che hanno potato a quello che sta succedendo oggi in zona 7.

fabio.massa@affaritaliani.it

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Tags:
cinema anteoriccardo rocco







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