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Milano
Rider, società e politica a confronto in Regione Lombardia. VIDEO
Matteo Sarzana e Gianmarco Senna

Rider, società e politica a confronto in Regione Lombardia.

I Riders arrivano anche in Regione Lombardia. No, niente biciclette. Qui, in Commissione Attività Produttive, in cui vengono auditi dai politici di maggioranza ed opposizione, non ci sono i lavoratori che si occupano delle consegne, i fattorini che pedalano per chilometri. Ci sono gli amministratori di molte delle loro aziende che vediamo ogni giorno su strada: Foodora, Deliveroo, Just Pizza. C’è anche Domino’s Pizza che ha che un modello di business diverso. In mezzo a loro c’è anche chi fa altro. Per esempio Be my eye, società che si occupa di garantire e verificare per conto delle grandi aziende, come e dove i propri prodotti siano effettivamente posizionati sugli scaffali dei supermercati. Lavoro semplice e a chiamata. Pagato 5 Euro. Un’azienda vuole conoscere in tempo reale dove si trovano i propri prodotti? Detto, fatto. Uno stuolo di disoccupati o di persone che vogliono arrotondare lo stipendio, si recano al supermercato più vicino. È la grande famiglia dei lavori disintermediati dalla tecnologia. Ed in cui l’occupazione è a chiamata. Pagata o a consegna oppure a ora. Si va dai 5 euro, ai 12.50.

deliveroo 02Matteo Sarzana e Gianmarco Senna. GUARDA IL VIDEO
 

É la media delle consegne: 2.5 ogni sessanta minuti, anche se i dati divergono. Un fattorino, sono i numeri presentati oggi in Commissione, consegnerebbe un pasto ogni 7 – 11 minuti, il che significa che in teoria un rider riuscendo a consegnare ogni 7 minuti l’ora avrebbe un potenziale guadagno di 40 Euro ogni sessanta minuti. In realtà prende 12, 50 Euro. Appunto: due consegne e mezzo l’ora. Cosa chiedono gli Ad di queste imprese che in alcuni casi sono la longa manus  di aziende americane che negli States proliferano? Sostanzialmente due cose: flessibilità e sicurezza. È perché? Perché l’andazzo del decreto dignità va verso  la direzione di un contratto collettivo nazionale, con un aumento dei costi e quindi una riduzione dei margini di guadagno.

Tutti, più o meno, in Commissione dicono la stessa cosa: “I lavoratori sono soddisfatti per il 96%. Quasi tutti sono studenti, che lavorano per pochi mesi. Quelli che sono fissi da uno o due anni sono pochissimi.” Una visione comune, in cui tutti guardano allo stesso modo il mercato. Aziende piccole e flessibili con occupati “cui rendiamo disponibili i mezzi per lavorare e, nel caso in cui non ricevano alcuna chiamata in turno, garantiamo almeno il fisso di una chiamata e mezzo al giorno”. Calcoli alla mano, 7.5 Euro al giorno. Che cosa deve fare la politica? Il Presidente della Commissione Gianmarco Senna, che da ristoratore  questo lavoro lo conosce bene, visto che sono molti i ristoranti che si avvalgono di fattorini per la consegna del cibo, lo dice chiaro. Prima di tutto, capire. Come avviene il business, quali garanzie offrire ai lavoratori e quali alle imprese. Gli occupati  a loro volta cercano almeno due cose: più sicurezze in caso di infortunio e ovviamente la possibilità di guadagnare qualcosa in più.  La domanda – vera – è capire se un ruolo la politica ancora ce l’abbia. Tenuto conto che la mano invisibile del mercato sta facendo il suo corso alla velocità della tecnologia, mentre il Governo è alle prese con le bollinature del magico mondo della burocrazia.

Esiste ancora un margine d’intermediazione della politica nel mercato del lavoro, oppure la voracità dello stesso mercato ha sussunto anche la politica, rendendola semplice spettatrice? Siamo ancora padroni di noi stessi?

É il capitalismo che è in crisi, oppure è l’essere umano ad essere in crisi? Sono le domande che ti rimangono impresse quando senti che dal confronto nessuno esce vincitore. Né i fattorini che fanno le consegne e neppure i loro datori di lavoro. E che una comune domanda li assilla: ce la farò?

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