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Federico Romani, più giocatore che arbitro
Federico Romani

Federico Romani, più giocatore che arbitro

Nel suo discorso di insediamento come presidente del consiglio regionale della Lombardia, aveva detto che la sua stella polare “sarebbe stata l'autonomia, che vuole dire responsabilità da parte di chi amministra e trasparenza verso il popolo”. Ma si sa, di buoni propositi è lastricata la strada dell'inferno, e così l'altro giorno Federico Romani ha dimenticato la responsabilità, non ricevendo le associazioni dei disabili che manifestavano contro i tagli ai sussidi, che gli avevano chiesto un incontro. Trasparente sì, lo è stato, perché negli stessi istanti in cui avrebbe dovuto svolgere uno dei suoi compiti istituzionali, – amministrare vuol dire anche ascoltare le istanze dei cittadini– si è messo in bella posa nelle foto che lo ritraevano all'inaugurazione del Salone del Mobile. Ma ha fatto di più: ha spostato la convocazione del consiglio regionale dalla mattina al pomeriggio alle 14,30 suscitando le ire delle opposizioni che hanno abbandonato per protesta l'aula del Pirellone.

Non è la prima volta che l'ex consigliere regionale di Forza Italia, passato in Fratelli d'Italia nel 2021, invece di giocare da arbitro come il suo ruolo gli imporrebbe, indossa la pettorina della squadra che lo ha eletto e si schiera con quella. Era successo già con l'ammissibilità dei quesiti referendari sulla sanità. Dopo la decisione dell’Ufficio di Presidenza, il 25 agosto 2023, di rinviare al Consiglio Regionale, nella seduta del 12 settembre, la decisione sulla ammissibilità dei quesiti referendari proposti, Medicina democratica, Cgil Lombardia e Spi Cgil (tra i promotori, insieme ad Acli e Arci dei quesiti referendari) avevano richiesto le motivazioni tecniche di una decisione definita “pilatesca”, senza ottenere alcuna risposta.

La richiesta di documentazione aveva l'obiettivo di comprendere le ragioni di della decisione, anche perché, nella delibera si richiamava un “approfondimento effettuato dal Servizio legislativo e legale”, di cui non era stato fornito il testo, pur essendo stato richiesto. “Si tratta di una violazione sostanziale di un diritto, indicato nella legge regionale 34 del 1983 sui referendum abrogativi, che prevede una valutazione giuridica e, in caso di parere negativo, lo svolgimento di un confronto con i promotori sui motivi ostativi. Invece, nessuna motivazione tecnica, nessuna risposta è stata data alle nostre richieste di chiarimenti”, gli fu contestato.

Ma lo scivolone più grande Romani lo ha compiuto su quello che dovrebbe essere il terreno a lui più congeniale, essendo un esperto di comunicazione (è responsabile regionale di quella di Fratelli d'Italia). “Vostra Eccellenza ha carta bianca, l’autorità dello Stato deve essere assolutamente, ripeto assolutamente, ristabilita in Sicilia. Se le leggi attualmente in vigore la ostacoleranno, non costituirà problema, noi faremo nuove leggi”. Firmato Benito Mussolini. La frase rivolta dal duce al prefetto Mori fu pubblicata nella rubrica “Accadde oggi” dei profili social del Consiglio regionale lombardo. “La pubblicazione del post vergognoso nel quale viene celebrato, attraverso una frase di Mussolini, l’anniversario della morte del Prefetto Mori (un eroe solo per i fascisti, considerato che svolse i suoi compiti polizieschi in assoluto spregio della legge) non può rimanere senza conseguenze. Il Presidente del Consiglio Federico Romani, responsabile ultimo della comunicazione dell’Istituzione che presiede, deve rassegnare immediatamente le dimissioni. L’eventuale rimozione del tweet non sposta di una virgola la gravità della questione”, scrissero in un comunicato dei due consiglieri regionali di Patto civico, Luca Paladini e Michela Palestra. Ovviamente l'idea di dimettersi non lo sfiorò quella volta e neppure quando, secondo una indiscrezione pubblicata da Repubblica, si scoprì che Romani avrebbe assunto un cuoco, Giovanni De Marco, per cucinare i suoi pasti e quelli dei commensali nel suo ufficio al venticinquesimo piano del Pirellone.

Romani, classe 1983, è il figlio dell'ex ministro di Forza Italia Paolo Romani. Laureato in Bocconi nel 2005, ha maturato esperienza in tv locali in Brianza, prima come opinionista e poi come responsabile marketing. Consigliere provinciale a Monza dal 2009 al 2018, anno in cui è stato eletto in consiglio regionale per Forza Italia, nel 2021 il passaggio al partito di Giorgia Meloni che lo ha candidato come capolista nella circoscrizione di Monza e Brianza alle ultime regionali. Per festeggiare il successo, diventato padre di una bimba recentemente, ha voluto darle come secondo nome, dopo Elettra, Vittoria.








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