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Milano
"Ruby Ter", respinta richiesta dell'accusa di rinviare di sei mesi

Il pm Tiziana Siciliano ha chiesto ai giudici del processo 'Ruby ter' a carico, tra gli altri, di Silvio Berlusconi, un rinvio di "almeno sei mesi" che pero' i giudici non hanno concesso, limitandosi ad aggiornare l'udienza all'11 settembre. In apertura di udienza, il collegio della X sezione penale (presidente Gaetano La Rocca) ha riunito, come previsto e accogliendo la richiesta della Procura, il processo all'ex premier con quello a 23 imputati, tra cui Ruby e molte altre 'olgettine', prendendo atto dell'"evidente connessione tra i reati contestati". I due procedimenti si erano 'staccati' in seguito ai problemi di salute che avevano portato il fondatore di Fi a sottoporsi a un delicato intervento al cuore. Poi il pm Siciliano, che rappresenta l'accusa assieme al collega Luca Gaglio, ha chiesto un rinvio di "almeno sei mesi" in attesa che si definiscano le competenze territoriali relative ad alcuni imputati e che la Cassazione decida il 14 luglio prossimo sul ricorso presentato dalla difesa dell'ex premier.

I legali di Berlusconi hanno ricorso contro quello che definiscono un "provvedimento abnorme" da parte delle procure di Monza e Treviso nell'ambito dell'inchiesta Ruby. Secondo gli avvocati Franco Coppi e Federico Cecconi, i pm trevigiani e brianzoli non avrebbero potuto restituire ai giudici del capoluogo lombardo, come invece hanno fatto nei mesi scorsi, gli atti relativi alle posizioni di Giovanna Rigato (Treviso) e Aris Espinosa ed Elisa Toti (Monza), senza passare dal vaglio di un gip. Un giudice di Monza e uno di Treviso, questo e' il ragionamento degli avvocati, avrebbe dovuto fissare un'apposita udienza per dichiarare l'incompetenza terroriale e rimandare gli atti nel capoluogo lombardo. Cosi' invece non e' accaduto perche' gli atti, dapprima trasmessi da Milano alle altre due procure, sono poi stati restituiti alla magistratura meneghina per iniziativa delle Procure.

Gli stralci dell'inchiesta sulle tre ospiti alle serate di Arcore, indagate per falsa testimonianza, erano stati mandati a Treviso e Monza nell'aprile del 2016 dal gup milanese Laura Marchiondelli che si era dichiarata incompetente a livello territoriale. La Procura milanese ne aveva poi chiesto la restituzione sostenendo che le successive dichiarazioni rese dal ragioniere Giuseppe Spinelli, addetto ai pagamenti disposti da Berlusconi, avrebbero dimostrato che gli ultimi pagamenti sono avvenuti nel territorio di competenza della magistratura milanese.

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