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Milano
Sala al ministro Tria: "Tavolo Milano, abbiamo risorse per risollevare Italia"
Beppe Sala

Sala al ministro Tria: "Tavolo Milano, abbiamo risorse per risollevare l'Italia"

"La distanza tra il rito ambrosiano e le scelte del Governo non penso che sia un bene per il Paese. E quindi dobbiamo trovare una formula per cercare di lavorare assieme. Noi non vogliamo autonomia e non abbiamo nessuno spirito indipendentista. Ci sono segnali di dialogo su alcuni aspetti, però manca ancora un dialogo strutturale, una sorta di Tavolo Milano che renda questa città non solo oggetto di prelievo ma soggetto che co-decide, proprio perché qui ci sono le strategie e le risorse per risollevare l’Italia": concetti espressi dal sindaco di Milano Beppe Sala al ministro dell'Economia Giovanni Tria, sul palco della Scala in apertura dell'assemblea generale di Assolombarda ieri. Come riporta il quotidiano Il Giorno, il primo cittadino milanese ha chiesto più attenzione al Governo sul fronte Olimpiadi 2026, trovando immediata sponda nel presidente di Assolombarda Carlo Bonomi che ha detto: "Le Olimpiadi sono di una nazione, non di una città o una regione. Se continuiamo a trasformare ogni candidatura internazionale in un rodeo domestico, non è Milano che perde credibilità: è l’Italia intera agli occhi del mondo".

Sala ha inoltre chiesto al Governo di "abbassare le tasse in primis alle imprese e a chi assume" e una collaborazione fattiva sul prolungamento della metro da Milano a Monza e sulla realizzazione del terzo valico Milano-Genova, chiedendo che il Governo metta nelle condizioni "Milano di fare Milano e continuare ad essere il motore del Paese".

Sul palco di Assolombarda è salito anche il governatore regionale Attilio Fontana, che ha ribadito la necessità di "avere più autonomia, che  vuol dire più capacità di decidere e magari qualche risorsa in più".

Molto dura la relazione di Bonomi sull'operato del Governo stesso.  Come riporta Agi, il numero uno di Assolombarda, premettendo che Assolombarda "non fa opposizione e tifa da sempre per l'Italia" ha caricato a testa bassa contro il documento di bilancio, in cui tanto per cominciare le stime di maggior crescita del Pil del governo "non sono credibili". "Abbiamo gia' pagato un prezzo elevato alle modalita' con cui il governo e' giunto ad aggiornare il Def, per poi modificarlo, senza per questo convincere mercati ed Europa - ha detto - il punto di fondo non e' l'innalzamento del deficit 2019 al 2,4% del Pil" ma il fatto che "non saranno 5 miliardi soli di investimenti pubblici in piu' a far salire il Pil dallo 0,9% potenziale a cui anche il governo lo stima, al +1,5% programmatico indicato dal governo stesso".

"Il governo del cambiamento - ha incalzato - non ha prodotto una manovra di vero cambiamento. Ma tutti comprendiamo che il dividendo che si ricerca e' quello elettorale, non quello della crescita". La manovra "sul fisco avrebbe dovuto essere molto diversa. Ed e' innanzitutto su questo che il governo ci ha molto deluso". Altre critiche hanno riguardato la partita Alitalia, per cui Bonomi, piu' volte interrotto dagli applausi, chiede che gli italiani si possano esprimere con un referendum per "dire se vogliono pagare di tasca propria per Alitalia. Diciamo no a uno Stato che crede di poter rigestire il trasporto aereo".

Infine, dito puntato da Bonomi contro gli attacchi alle Autorita' indipendenti come la Consob, perche' cosi' "si torna indietro di 40 anni e ci si esclude dalla comunita' dei mercati".  Alle critiche, con maggiore discrezione si e' allineato anche il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, secondo cui nella manovra "c'e' un metodo condivisibile ma molte criticita' nel merito". "Non ci spaventa lo sforamento sui conti, ma speriamo non si usi questo come alibi a gennaio nella campagna elettorale sul si' o il no all'Europa". Boccia comunque avverte la politica: "stia attenta alle dichiarazioni che generino ansieta'. Si riappropri del suo primato che significa visione del Paese senza cavalcare le ansie". Sulle previsioni di crescita, aggiunge poi, "il governo si gioca la credibilita'. Noi siamo attendisti con molte pregiudiziali".  Bocciato anche il condono, "noi non li amiamo, ci interessa di piu' l'idea di una pace fiscale con la rateizzazione, che e' una parte che il governo ha previsto".

"La strategia espansiva non e' temeraria. Le nostre scelte sono maturate in un quadro di responsabilita' e non mettono a rischio i conti pubblici - si e' difeso Tria - il nostro obiettivo di crescita e' raggiungere almeno l'1,5% nel 2019 e l'1,6% nel 2020 e sono stime prudenziali". Sulle altre cifre della manovra ha specificato che la riduzione del rapporto debito/Pil "in realta' non ci soddisfa ma e' la prima volta che avverrebbe". In ogni caso si tratta di stime "effettuate da una equipe valorosa di econometrici".  "La manovra e' disegnata per dare una spinta iniziale e rientrare dal deficit negli anni successivi - ha aggiunto Tria che ha spiegato anche i provvendimenti su fisco e pensioni - non sono ipotesi avventate, sono convinto della riuscita e solidita' del nostro impianto".

Alla crescita "non si potra' giungere con una politica di austerity ma con una strategia espansiva che porti risultati sulla crescita del Pil. Le misure citate rappresentano un percorso di politica economica e rimettono finalmente l'Italia in condizione di crescere; considerando le condizioni di partenza cio' sara' possibile solo con il supporto dell'intero sistema paese e con fruttuose partnership tra pubblico e privato".

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