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Milano
Sala studia da Premier? Tre indizi per un futuro
Beppe Sala

Di Fabio Massa

Per adesso, siamo nel regno di Lapalisse. A domanda il segretario del Pd risponde. Sala candidato a Palazzo Chigi? Per adesso vediamo le elezioni, lui è una risorsa. Siamo nel campo dell’ovvietà, per Zingaretti. Ci sono però, a mio modesto parere, dei segnali deboli che andrebbero colti. 

Contingenza. Domanda preliminare, banale ma fondamentale: Sala sta studiando da premier? La risposta è forse. Sala parla di temi nazionali, incrocia le spade con Salvini perché il periodo elettorale non solo gli è favorevole, ma proprio lo obbliga a una scelta del genere. Per lui le Europee non sono un semplice appuntamento, ma un modo di contarsi (ci torniamo su). Quindi Sala sta studiando da premier nella misura in cui può farlo una persona che è geneticamente portata ad aprirsi porte e sentieri, futuri o futuribili. Sala non chiude e non si preclude la possibilità. Che Mattarella lo veda come un possibile pretendente a Palazzo Chigi è cosa nota. Al Colle piace la radicalitá di Sala sui diritti e il suo essere al contempo manager, la sua estrazione moderata ma la sua vocazione decisa sui temi delle libertà individuali, e dell’europeismo. Sala studia da premier? Diciamo che se ci dovesse essere una interrogazione Sala non è tipo da tollerare di fare brutta figura. 

Conteggio. Sala si conta sulle Europee. È una sfida difficile per lui. Perché Zingaretti sostiene il suo uomo a Milano, Pierfrancesco Majorino. E Sala sostiene il suo assessore, Pierfrancesco Majorino. Peccato che però il capolista si chiami Giuliano Pisapia. E Majorino, che è tutto tranne che cretino, il problema lo vedeva benissimo ben prima della candidatura. Tanto che ha ondeggiato a lungo, e non solo per opportunità familiari e personali.  La sfida è difficile, ed è difficile anche per il sindaco. Perché se Majorino non dovesse farcela la colpa sarà anche di Sala e la destra avrà gioco semplice che la bocciatura dell’assessore è la bocciatura delle politiche di Sala. Zingaretti infatti dice “aspettiamo le elezioni”. C’è però una buona notizia per Pier e Beppe: una parte dei renziani, che a Milano sono ancora presenti, insieme a una parte dei moderati non renziani, hanno deciso di votare l’accoppiata Tinagli (donna di Calenda)- Majorino. Questo consente all’assessore di allargare il campo e smarcarsi dal capolista. Che però resta ingombrante. Ingombrante. 

Contezza. Del domani non v’è contezza. Beppe Sala scade tra due anni. Le Olimpiadi si decideranno a giugno. Sfida importante. Sentiero (vedasi sopra) che può essere aperto. Oppure no. Il governo può cadere dopo le elezioni. Oppure no. Il governo può cadere prima di novembre (quando si renderà disponibile Mario Draghi, e allora la prima scelta sarà lui) oppure no. Intanto Beppe Sala parla con il M5S. Con buona pace di Travaglio, se ci dovesse essere un governo Pd-M5S, prima di novembre, Sala ci potrebbe essere. Potrebbe essere quello giusto. In caso contrario, studiare non fa mai male. 

Fabio.massa@affaritaliani.it

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