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Salini: “Carfagna è ancora risorsa per Forza Italia”
Massimiliano Salini

Salini: “Carfagna è ancora risorsa per Forza Italia”

Affaritaliani.it-Milano intervista Massimiliano Salini, coordinatore lombardo di Forza Italia, eurodeputato, che ha portato la pax berlusconiana al Pirellone. Cambio del capo delegazione nella giunta Fontana, con Fabrizio Sala al posto di Giulio Gallera, “che resta una figura rilevante”, spiega Salini. Poi c’è il fallimento dell’operazione “Insieme”, guidata da Giovanni Toti. In Europa l’appannamento del Ppe si può curare “accettando la sfida della collaborazione coi sovranisti”, perché il “modello è l’alleanza in Lombardia tra Forza Italia e Lega”.

Onorevole Salini dopo la tempesta è tornata un po’ di calma nel gruppo di Forza Italia in Giunta, quali i motivi del cambio del capodelegazione?

“Mi faccia dire, prima di tutto, grazie a Giulio Gallera per il lavoro svolto e un in bocca al lupo a Sala per quello che lo aspetta. Il motivo del cambio del capodelegazione nella giunta regionale è dettato dalla necessità di garantire una rappresentanza del partito molto solida, senza incertezze, con una giunta altrettanto forte come quella presieduta da Attilio Fontana. Nella quale la forza politica della Lega è ben rappresentata. Giulio Gallera, legittimamente, da tempo, ha intrapreso un percorso che contiene critiche importanti a Forza Italia. Un percorso che l’ha visto affiancarsi, in prima battuta, a Giovanni Toti, poi l’ha visto rivedere quel tentativo. Gallera resta una figura certamente rilevante ma con tanti dubbi verso Forza Italia. Io, che di dubbi ne ho forse più di lui rispetto a tante questioni che riguardano il presente e il futuro di Forza Italia, ho deciso che per rispondere ai tanti punti di domanda che, se non ho capito male, hanno tutti dentro il partito, credo che dobbiamo restare con forza nel solco della tradizione liberale e riformista di Forza Italia, nel rapporto con la Lega. Non c’è bisogno di attutire le rivendicazioni per andare d’accordo con la Lega. Certamente il calo dei nostri consensi deve aumentare la nostra forza e il nostro lavoro ma non deve far crescere le incertezze”.

Lombardia sembrava crescere, è scoppiata?

“Ci sono gli amici di Forza Italia che, come nel caso di Giulio Gallera, hanno per un certo periodo, valutato l’opportunità proposta da Toti, ai quali va tutto il mio rispetto, e che hanno trovato, dialogando con noi, un metodo di lavoro rinnovato, carico di speranza. Dall’altro lato abbiamo visto un finto progetto politico (Cambiamo, ndr) totalmente privo di contenuto politico, caratterizzato da una preoccupazione di carattere metodologico sull’organizzazione del partito. Non basta però per costruire una nuova forza politica, perché totalmente priva di una proposta seria sul futuro dell’Italia”.

Mara Carfagna è approdata a Milano dove ha dimostrato ancora una volta la sua distanza dalla cultura sovranista. E’ ancora una risorsa di Forza Italia?

“Considero Mara Carfagna una componente essenziale di Forza Italia, legata con intransigenza ai valori cattolici, liberali e riformisti. Quel pezzo d’Italia che dal dopoguerra ha saputo mettere assieme la costituente, con liberali, cattolici e socialisti. E’ ciò che rappresenta Forza Italia, a partire dalla geniale intuizione di Silvio Berlusconi nel ’94. Mara, come altri, rivendica quella natura. Ci sono tensioni sul rapporto con la Lega ma troveremo il modo, perché questo rapporto resti costruttivo senza snaturare le rispettive componenti. Non credo che Mara abbia interesse a staccarsi da Forza Italia perché è il luogo migliore per esprimere quelle istanze di carattere culturale e politico”.

Il peso della Lega nella giunta Fontana rischia di appannare il lavoro di Forza Italia. Quali sono i vostri obiettivi?

“Il paese oggi ha bisogno di lavoro, lavoro, lavoro. Il punto dal quale nasce il lavoro è l’impresa, su questo Forza Italia, a differenza di tutti gli altri partiti, è cristallina nella chiarezza: non c’è lavoro senza impresa. Noi scegliamo l’impresa perché produce efficienza. Siamo coerenti oppositori dello statalismo. I nostri ambasciatori nel mondo sono i nostri imprenditori. Questo è il messaggio più importante di Forza Italia ma è chiaro che questo è meno immediato che dire “prima gli italiani”. Noi siamo convinti che nel tempo saremo compresi, perché pensiamo al destino del paese”.

Lei siede al Parlamento europeo, un osservatorio privilegiato anche sul futuro del Ppe, minacciato da sinistra (vedi la Spagna) e dal sovranismo. Qual è la vostra scelta?

“Il Ppe è in crisi grave crisi d’identità. Non crediamo alla rivendicazione pelosa di un europeismo senz’anima, il risultato è la sfiducia dei cittadini. La nostra scommessa passa dalla vicenda italiana, vogliamo favorire l’avvicinamento della Lega al Ppe, perché il modello che funziona meglio – con buona pace di Renzi che vorrebbe interferire (ma non bisogna cedere alle lusinghe) - è quello del centrodestra lombardo, in cui il Ppe (Forza Italia) collabora in modo costruttivo con un sovranismo privo delle storture, a volte antidemocratiche, che abbiamo visto fuori dall’Italia. Questo è il modello. Il Ppe deve accettare la sfida del rapporto con queste forze politiche, che a loro volta devono accettare il confronto programmatico. Ora tocca a noi fare una scelta coraggiosa”.

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