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Milano
San Babila, la lunga "notte nera": ecco il libro sui Sanbabilini. Anteprima

Un caso letterario, un giallo uscito in periodo natalizio (ma non griffato Mondadori bensì Edizioni Settimo Sigillo) che potrebbe far riversare alla prima presentazione i cronisti di giudiziaria di decine di quotidiani . Il libro dello scrittore Pierluigi Arcidiacono (“Sanbabilini – Letture, Storie e Ricordi”), ex sanbabilino seppure ai tempi (nel 1975) avesse solo quattordici anni, inizia “clamorosamente” con un nome in codice: “l’Antiquario”, nome de plume di un agente dei Servizi Segreti Israeliani.

COPERTINALa copertina del libro
 

Il fatto è che gli “Antiquario”, nei passa parola tra i sanbabilini, però, erano due e l’Autore non dice di più: abbiamo cercato di farlo parlare in tutti i modi, ma fonti e argomenti sono riservati. Parlerà alla presentazione?

Anzi, nel narrare questa storia, forse più grande di lui, Arcidiacono abbassa la voce, come se temesse la reazione di qualcuno. La sua voce s’incrina, ha paura? Forse è pudore, rispetto, o razionalità: è uno storico, ma non sono storie sue...Ma pare che l’Antiquario, o gli Antiquari, fossero testimoni oculari di qualche fatto eclatante. Leggenda metropolitana o ennesimo depistaggio che sia, il libro Sanbabilini è zeppo di ipotesi complottiste.

 

Loi , Miurelli al processoLoi, Miurelli al processo
 

Ad esempio quando parla (a pagina 374) dell’impresa bombarola di Nico Azzi, un “sanbabilino” (Arcidiacono lo scrive maiuscolo...) che restò ferito su un treno (Torino-Roma), nel 1973, mentre innescava una bomba, Arcidiacono rivela che nei piani concordati da Azzi con i suoi mandanti, un secondo sanbabilino doveva telefonare alla stampa per avvertire della presenza della bomba: avvolta in un giornale dell’ultra sinistra. La bomba voleva accusare i “cinesi”, i “ ciaina” (così definiti allora), di voler provocare sfracelli. L’orologio, però, era stato manipolato da qualcuno (mancava una lancetta). E il lettore si chiederà: lo scopo era di “fregare” il giovane Azzi?


C’entra forse il misterioso Antiquario? L’antipasto è servito: libro di memorie o giallo complottista ? Storie misteriose della generazione “maledetta” di San Babila, che oggi riemergono alla vigilia delle celebrazioni del ’68: nel 2018 sarà il 50° anniversario.

Erano solo una cinquantina i sanbabilini DOC, protagonisti di una “festa mobile” durata circa sei anni (più molti altri a fare da “corollario”): dall’altra parte della piazza (in fondo a corso Europa), in quella che Arcidiacono chiama la “Striscia di Gaza di Milano” di quei tempi, c’erano centinaia di “katanga”, il braccio armato del “Movimento Studentesco” dell’Università Statale, a cui, spesso, in manifestazione, si dovevano aggiungere il servizio d’Ordine di “Avanguardia Operaia” e i militanti della “Banda Bellini”… Pestaggi, accoltellamenti, sprangate con le chiavi inglesi “Hazet 36”… I “cucchini”, che consistevano nel pestare un “fascio” e rubargli i Ray Ban, occhiali da sole elemento distintivo dei “Sanbabilini”.

ragazze in san babilaRagazze in San Babila
 

Il “Movimento Studentesco” aveva 500 uomini con chiavi inglesi e caschi integrali. Lotta Continua aveva 250 uomini, Avanguardaia Operaia 300...

Un giovane fascista di allora aveva una ragazza della “Federazione Giovani Comunisti Italiani” che, in futuro, diventerà famosa, Alba Parietti, allora adolescente. Ecco Zuzzurro e Gaspare e Umberto Smaila, nella sede del “Fronte della Gioventù” in via Mancini...

Ed infine le confessioni, i ricordi, l’amarcord della “Strategia della tensione”: e spunta Maurizio Murelli e il suo memoriale: «Quando i compagni sono passati dalle mani alle spranghe, noi siamo passati ai coltelli e quando sono passati dalle spranghe alle chiavi inglesi, noi siamo passati alle pistole» racconta nel libro Miurelli. Ecco Giovanni Ferorelli che rievoca un episodio del 1973: «Io miravo con la pistola. Davanti a me puntavo alle gambe di uno che poi avrei riconosciuto come Gad Lerner”.

E chi erano erano in piazza San Babila “Bum Bum”, “Himmler”, “Mammarosa”? E simpatizzante, che ogni tanto frequentava piazza San Babila, era anche la futura moglie del Generale Dalla Chiesa, Emanuela Setti Carraro; rivela Arcidiacono.
 

mammarosaMammarosa
 

Le violenze di entrambe le parti di quegli anni sono quelle elencate nel libro: “Nei quindici anni che vanno dal 1969 al 1984 gli attentati (di qualsiasi natura o entità) furono 14.495 di cui 343 con morti e feriti. Pauroso il conto delle vittime accertate in quei 15 anni: 394 morti e 1.033 feriti...»

La “difesa del territorio” (piazza San Babila e dintorni) a fine Anni Sessanta «nasce realmente come esigenza, ma col passare del tempo diverrà una vera e propria “mania”.»

Pare strano, ma il cantautore più amato da alcuni giovani fasci sanbabilini di allora non fu Lucio Battisti, ma De Andrè: si ricorda una canzone di Fabrizio De André tratta dall’album “Storie di un impiegato” e intitolata, appunto “Il Bombarolo”, goliardicamente apprezzata (come lo stesso De André) da molti sanbabilini:

«Chi va dicendo in giro 
che odio il mio lavoro 
non sa con quanto amore 
mi dedico al tritolo, 
è quasi indipendente 
ancora poche ore 
poi gli darò la voce 
il detonatore»...

arcidiaconoArcidiacono
 


Sembra la storia di Nico Azzi... Tragica infine la storia di Rodolfo Crovace, “Mammarosa”, arrivato giovanissimo in piazza San Babila; fuori e dentro dal carcere, quando rimane solo si “radicalizza”, viene assoldato dalla “Mala” e incomincia a spacciare droga a Quarto Oggiaro. Molti anni dopo la storia di San Babila; tradito dalla sua donna, è a letto, sente bussare alla porta, crede che sia una banda rivale del commercio dell’eroina,quella di Epaminda, spara con le due pistole contro una porta chiusa: dall’altra parte, invece, ci sono i Carabinieri, che rispondono al fuoco e lo seccano.. Uno di loro entra in camera e cerca di togliere dalle mani del rantolante “Mammarosa” la pistola fumante. “Mammarosa” non la molla, è un duro, è un “sanba” e spira così, con l’arma in pugno, in questa lunga notte nera di San Babila. Ora la sua storia riemerge nelle quasi 500 pagine del saggio di Arcidiacono.

Solo il misterioso “Antiquario” resta nell’ombra di questa storia: sinistro fantasma di quella piazza… una leggenda metropolitana? Arcidiacono non parla e cambia argomento.

 

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