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Milano
Scala, verso l’era Meyer? Quel che c’è dietro al sipario
Dominique Meyer (foto dal sito www.wiener-staatsoper.at)

di Debora Bionda per Affaritaliani.it Milano

E finalmente c’è un nome. Dominque Meyer. Non è ufficiale, ma è molto più che ufficioso. "C'è consenso sul nome" ha detto il sindaco Sala, presidente della fondazione scaligera, uscendo dal Cda del Teatro alla Scala. Per un periodo si era anche vociferato di una possibile riconferma del sovrintendente uscente Alexander Pereira, in carica dal 2014, ma i rapporti tra Pereira e Cda si erano compromessi dopo la vicenda dei fondi arabi che aveva tenuto banco nella cronaca milanese qualche mese fa.

"Il nome lo lascio immaginare a voi", ha detto Sala ai cronisti. In realtà, salvo sorprese, non serve stare a pensarci troppo. I due candidati alla sovrintendenza più probabili si sapeva fossero Dominique Meyer e Carlo Fuortes, al momento all'Opera di Roma. Peccato che quest’ultimo si sia defilato qualche giorno fa, deciso a restare dove si trova. Dunque, chi altro può essere se non Meyer? La conferma ufficiale ci sarà solo col prossimo Cda, il 28 giugno.

Meyer attualmente è alla Staatsoper di Vienna dove resterà fino a quando scadrà il mandato di Pereira, nel febbraio del 2020. Quest’ultimo ahimé sperava in un rinnovo, anche solo di qualche anno, magari fino alla scadenza del direttore musicale Riccardo Chailly nel 2022, ma non gli è bastato presentare dei conti in ordine, un numero di soci in aumento e l’aver spuntato contributi da sponsor di tutto riguardo. Lo “scandalo” arabo ha tagliato le gambe al sovrintendente. Tanto che a poco è servito l’appello dello stesso Chailly per una proroga a Pereira. A marzo Riad voleva entrare come socio nel cda e Pereira pare abbia aperto le porte al “nemico straniero” senza informare i componenti del cda.

Sembra strano parlare di consiglio di amministrazione, sponsor, conti, sovrintendenti che vanno e vengono. Quando si pensa alla Scala, la mente va a leggiadre ballerine in tutù sulle punte o alle voci possenti di tenori e baritoni. Ci si dimentica che la Scala è (anche) un’azienda con dei bilanci da far quadrare. E ci si dimentica che nel suo Cda ci personaggi decisamente influenti: il presidente è il Sindaco Giuseppe Sala, tra i consiglieri invece ci sono Giovanni Bazoli (uno dei più noti banchieri italiani, presidente emerito di Intesa Sanpaolo), Philippe Daverio (lo si conosce come critico d’arte e personaggio televisivo, ma non dimentichiamo che è stato assessore alla Cultura nella giunta Formentini dal 1993 al 1997), Claudio Descalzi (amministratore delegato di Eni), Alberto Meomartini (dirigente d’azienda che è stato a capo di Snam, Eni, Italgas e Saipem, ex presidente di Assolombarda e e ora è, tra l’altro vicepresidente della Camera di Commercio), Francesco Micheli (nome ben noto negli ambienti finanziari che ha dato vita nel 2000 a e.Biscom-FastWeb, quando ancora nessuno erano in pochi a scommettere nell'alta tecnologia e nelle telecomunicazioni), Aldo Poli  (Presidente della Fondazione Banca del Monte di Lombardia e dell’Associazione Commercianti della provincia di Pavia, nonché Consigliere di Confcommercio Nazionale), Giorgio Squinzi (amministratore unico di Mapei, ex presidente di Confindustria), Margherita Zambon (presidente della Zambon Company e rappresentante del Ministero dei Beni Culturali nel Cda del Teatro alla Scala).

Nomi di tutto riguardo, dunque, davanti ai quali prima di presentare i conti c’è da non dormirci la notte. E in effetti il lavoro del sovrintendente è tutt’altro che semplice. Del resto anche i sovrintendenti hanno CV da far impallidire: Pereira, per esempio, ha avuto esperienze professionali nel management turistico, ha lavorato dodici anni per la Olivetti in Germania, è stato membro del consiglio direttivo dei Frankfurter Bachkonzerte, Segretario Generale del Wiener Konzerthaus, Sovrintendente dell’Opera di Zurigo e del Festival di Salisburgo, solo per citare alcune cariche ricoperte prima della nomina alla Scala nel 2014.

E Meyer invece? Dominique Meyer è un docente, politico ed economista francese. Nel 1989-1990 è stato direttore generale all’Opera di Parigi,dal 1994 al 1999 dell’Opera di Losanna, oltre che membro Lausanne Opera e direttore artistico del Teatro degli Champs-Élysées. Sovrintendente della Staatsoper è anche nel Board della European Academy of Music Theatre e del Conservatorio di Paris. E queste sono solo alcune delle cariche che ha ricoperto. Anche lui, si può dire che a titoli non scherza.  Rimane da capire come verrà gestita la transizione dall’epoca Pereira a quella Meyer. "Entro dieci giorni – ha detto il Sindaco Sala - sta a me trovare le formule per capire come costruire questo cambiamento". Che si stia ragionando sul prolungamento del mandato di Pereira per agevolare il cambio di guardia? Possibile, ma prima di tutto il sindaco deve parlare con i diretti interessati, con anche il dubbio se Meyer ricoprirà o meno anche la carica di direttore artistico del teatro. Non resta che aspettare, sta a Dominique Meyer dire l'ultima parola. Chissà se in questo momento si starà chiedendo se sarà in grado di tenere alto il lustro del più famoso teatro milanese? Chissà se saprà trovare il modo di reperire fondi affinché questo pezzo di storia meneghina continui a splendere? Quel che è certo è che se al Cda dovrà portare bilanci in ordine, verso chi il teatro lo vive da spettatore ha un dovere altrettanto complesso: continuare a far sognare chi siede su quelle poltroncine rosse.

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