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Milano
Segrate fa irritare Matteo Renzi. Westfield, Serravalle, Lafayette. Inside

di Fabio Massa

Renzi l’aveva detto, due anni fa esatti esatti, il 17 novembre 2014: “Quando mi cacciano vengo qui”. Il premier era a Sidney. Ben distante dalla sanguinosa battaglia del referendum, che rischia di cacciarlo fuori dal governo se non volesse rassegnarsi a “galleggiare”, come dice sempre lui. In Australia visitò una serie di scuole e strutture, per poi soffermarsi alla Westfield, una grandissima società di distribuzione che - ai tempi - aveva in programma un centro commerciale tra Milano e Segrate, non lontano dalla Mondadori, per un investimento di 1,3 miliardi di euro e 27 mila posti di lavoro in fase di costruzione e 17mila a regime più indotto. Ecco, quel progetto, nel marasma della campagna del referendum, secondo quanto può riferire Affaritaliani.it, non fa altro che irritare un Matteo Renzi già in fibrillazione. Anche perché chi lo conosce bene, come i suoi ministri, sanno perfettamente che certe partite, dove ci mette la faccia, Renzi non le delega a nessuno, neppure ai più fidi consiglieri. Che cosa sta irritando Matteo Renzi? Semplicemente, la società Serravalle.

Dal 2014, infatti, per il centro commerciale di Westfield, ne è passata di acqua sotto i ponti, ma di mattoni neanche l’ombra. E di mattoni ne servono per costruire quattro piani per 18mila metri quadrati di una struttura che avrebbe voluto dire lo sbarco delle Gallerie Lafayette in Italia. Ma soprattutto, essendo in Italia, prima di mettere giù i mattoni servono le autorizzazioni. Infinite, malgrado l’abilità di uno come Percassi, partner di Westfield in questa avventura, che sa perfettamente come autorizzare e realizzare un mall. Eppure, malgrado l’intesa preliminare del 2009, ci vuole lo Sblocca Italia per togliere dal garage progetti per 6 miliardi di euro, tra i quali, per bocca del Governo, quello di “Westfield era senza dubbio il più importante”. Quindi, ecco la formazione di una segreteria tecnica per dirimere in particolar modo le liti sulla cosa più delicata del progetto, ovvero quei collegamenti viari che avrebbero dovuto collegare il grande centro commerciale, a carico della società Serravalle per circa 6 milioni. Il problema è che adesso i 6 milioni, tra bonifiche e intoppi vari, sarebbero cresciuti. E quindi la società avrebbe deciso un altro stop che questa volta ha davvero irritato gli australiani, che avrebbero chiamato Palazzo Chigi chiedendo il rispetto degli accordi assunti da premier. Questione di credibilità, ovviamente. E sulla faccia, Renzi è particolarmente sensibile agli attacchi. Dunque, l’irritazione di Palazzo Chigi nei confronti della società controllata da Regione Lombardia. Inutile dire che i maligni ne danno già una lettura politica da retroscena gustoso. Anche se per suscitare un moto di indignazione basterebbe l’iter burocratico. A proposito: l’apertura dei cantieri è prevista per il 2017 e la fine per il 2019. Chissà se il cronoprogramma si sta riducendo a una pura speranza, ora come ora.

@FabioAMassa
fabio.massa@affaritaliani.it

Tags:
segrate renzirenzi westfield







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