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Milano
Senegalese ucciso nel Milanese, confessa 47enne italiano: razzismo non c'entra
Assane Diallo

Senegalese ucciso con dieci colpi di pistola nel Milanese

Un immigrato senegalese di 54 anni e' stato ucciso con sei proiettili alla testa e quatto al petto sabato sera a Corsico, nel Milanese. Assane Diallo, sposato e con una figlia di 11, lavorava saltuariamente alla sicurezza nei locali e aveva piccoli precedenti penali per aver speso del denaro falso risalenti a 20 anni fa. E' stato freddato in strada con un'arma automatica intorno alle 23 in quella che appare come una vera e propria esecuzione.

Omicidio a Corsico, confessa un 47enne italiano

Nella notte il 47enne Fabrizio Butà è stato fermato dai carabinieri dopo essersi presentato spontaneamente in caserma. Ha confessato davanti al pm Christian Barilli di avere ucciso Diallo. a suo dire a seguito di una serie di molestie da parte del senegalese nei confronti della propria fidanzata. Butà ha un precedente per omicidio risalente a 20 anni fa. Lei, 36enne, e' stata arrestata per favoreggiamento: a casa sua e' stata trovata l'arma del delitto.

Nessun movente razziale

La moglie dell'uomo, Olivia, secondo quanto riferisce Il Giorno, aveva inizialmente parlato di movente razziale. Pare infatti che Diallo avesse avuto una discussione poco prima di essere ucciso nel bar Tessera in cui era molto conosciuto. Un uomo lo avrebbe insultato per il colore della pelle e ne sarebbe scaturito un acceso litigio, protrattosi anche fuori dal locale. "Gli avevo detto di venire a casa, non mi ha ascoltato", ha raccontato la donna, "ieri ha litigato con un uomo che l'ha seguito fino a casa. Lo aveva offeso e insultato per il suo colore della pelle". "Volevamo andare via da questo paese razzista ora me lo hanno ammazzato", ha aggiunto la donna. Ma alla luce della confessione di Butà la pista del possibile movente razziale sembra decisamente sgonfiarsi, assimilando il caso di Diallo ad altri tragici fatti di cronaca, legate a dinamiche proprie del mondo della criminalità, con le indagini hanno portato ad escludere quelle che a caldo sembravano invece prestarsi come motivazioni a sfondo razziale.

"Mi ha fischiato come fossi un cane e mi ha chiesto dei soldi"

"Mi ha fischiato, come se fossi un cane, e mi ha chiesto 5 euro". Questa la motivazione fornita ai carabinieri da Buta', 47 anni, per l'omicidio di Assane Diallo. Freddo, spietato e istintivo lo hanno descritto gli investigatori: secondo la ricostruzione ha preso un appuntamento con Diallo al telefono per vedersi ma si e' portato una Beretta 9X21 intenzionato ad uccidere. Le continue richieste di denaro da parte del senegalese soprattutto nei confronti della compagna Michela Falcetta, 36 anni, gli hanno fatto covare rabbia e odio nei confronti di quello che fino a pochi mesi prima era un conoscente con cui si incontrava al bar e chiacchierava per ore di finanza e politica. In tutto quella sera ha esploso 11 colpi: 3 tra addome e torace e 5 in testa, una dinamica che configura il fatto (avvenuto sabato sera alle 23) come una esecuzione nel vero senso della parola.

Butà si sentiva intoccabile

Non e' stato facile per i carabinieri di Corsico, guidati da Armando Laviola, ricostruire la dinamica, vista la mancanza di video sorveglianza e testimoni nella zona. E' stato lui stesso a presentarsi poi alla stazione intorno alle 21.30 di ieri insieme alla moglie da cui era separato ma con cui aveva un buon rapporto (nonostante convivesse da tempo con la 36enne Falcetta): a spingerlo a confessare e' stata la contemporanea perquisizione dei carabinieri nel deposito della compagna dove poi e' stata trovata la pistola. Buta' era infatti convinto che nessuno avrebbe testimoniato contro di lui, perche' visto il suo precedente per omicidio nel 1998 e per cui aveva scontato una pena di 15 anni, era un personaggio molto temuto nella zona.

Ucciso per un "sentimento generalizzato di insofferenza"

Con l'ausilio del vigili del fuoco pero' i militari avevano gia' individuato nel palazzo in cui Buta' conviveva con la compagna e i genitori di entrambi un deposito da loro trasformato in cantina: li' aveva nascosto la pistola convinto che nessuno avrebbe potuto trovarla. Sentendosi incastrato ha quindi confessato di aver sparato al senegalese per futili motivi che si possono riassumere in un "sentimento generalizzato di insofferenza nei confronti della vittima", che spesso avanzava richiesta di piccole somme di denaro, forse convinto della disponibilita' di Buta', dedito allo spaccio dopo essere uscito da 5 anni dal carcere. Inoltre Diallo aveva disatteso l'avvertimento di evitare di rivolgersi alla sua compagna quando erano al bar. A quel punto ha pensato che fosse il caso di "risolvere da uomini la situazione". Le accuse nei suoi confronti sono di omicidio volontario aggravato dai futili motivi mentre alla compagna vengono contestati il favoreggiamento e di concorso in detenzione di stupefacenti e armi: nel deposito, in uso a lei, c'erano anche 70 grammi cocaina.

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