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Servizi a pagamento non richiesti sui cellulari, perquisita la sede Wind-Tre

Servizi a pagamento non richiesti sui cellulari, perquisita la sede Wind-Tre di Milano

Truffe nei servizi a pagamento per i cellulari, perquisita la sede di Wind-Tre. Operazione della guardia di finanza su ordine della procura di Milano. Secondo le indagini, ai consumatori venivano addebitati costi per servizi che non avevano chiesto.

L'operazione - Si sono svolte questa mattina perquisizioni e sequestri nella sede legale di Wind-Tre a Rho, nel Milanese, per una operazione della guardia di finanza su attivazioni fraudolente di servizi a pagamento sui cellulari. Secondo le indagini, ai consumatori venivano addebitati costi per servizi che non avevano chiesto e per cui non avevano dato il consenso. Le autorita' hanno anche inviato una lettera al Garante per le telecomunicazioni sulla posizione di Vodafone e Tim.

Sono oltre 10 gli indagati nell'inchiesta della procura di Milano sulle truffe che avebbero riguardato centinaia di utenti delle compagnie telefoniche che si sono visti addebitare dei servizi a pagamento senza aver mai dato il consenso.

Le somme che si riescono a raggiungere con le truffe informatiche "sono assai piu' cospicue di quelli realizzabili attraverso le truffe tradizionali, anche quelle considerate milionarie perche' vengono presi pochi soldi a tante persone". Lo ha detto il procuratore Aggiunto di Milano, Eugenio Fusco, commentando l'operazione della guardia di finanza (Nucleo tutela privacy e frodi tecnologiche, guidato dal tenente colonnello Gian Luca Berruti) e coordinata dal pm Francesco Cajani, che ha portato ad indagare 11 persone, tra cui 2 ex dirigenti e un ex quadro di Wind-Tre e 3 sviluppatori informatici. "Ci siamo rivolti al Garante per le Comunicazioni - ha pero' sottolineato Fusco - perche' questa e' una di quelle materie non puo' esser risorta solo con la repressione. Qui occorre regolamentazione e la regolamentazione dovra' poi essere rispettata". Oltre ad aver perquisito la sede di Wind-Tre, nel Milanese, infatti, i magistrati hanno segnalato anche Tim e Vodafone come compagnie che usufruivano di servizi e modalita' simili a quelle scoperte nell'indagine, per vendere servizi non richiesti agli utenti

Truffe: Greco, sono 'democratiche'; vittima anche io

Le truffe informatiche, specialmente quelle in cui si incorre dal proprio cellulare o tablet, colpiscono "tutti": "L'unica consolazione e' che sono 'democratiche' puo' capitare al procuratore della Repubblica di Milano come al vecchietto e alla persona qualsiasi". Le parole sono del capo della Procura di Milano, Francesco Greco, a proposito dell'operazione che ha portato alla denuncia di 11 persone e al sequestro di 12 milioni: e' stato smantellato un enorme giro d'affari attorno ai servizi telefonici non richiesti e a pagamento, migliaia di clienti vittime. "Tutti noi dobbiamo vivere all'interno di una massa di contratti oppure siamo tagliati fuori dal mondo". Greco ha ammesso di essere stato lui stesso oggetto di una di queste truffe: "Mi trovavo ai giardinetti con il mio cane in una domenica estiva, e, non sapendo cosa fare, ho controllato la bolletta. Di solito non lo faccio mai, come l'80 per cento delle persone. Pero', mi sono accorto che mi era arrivato il conto del gestore del telefono e che pagavo 20 euro a bimestre per l'acquisto di giochi, con addebito a una societa' off-shore. In questo caso il mio gestore agiva con una sorta di incaricato di pagamento", ha raccontato Greco. 

Truffe: pm, centinaia di migliaia di numeri vulnerabili

Sono "centinaia di migliaia" i numeri vulnerabili alle truffe perche' contenuti nelle "liste di attivazione direttamente fornite da Wind" ai content service provider (Cps) che offrono servizi a pagamento - spesso non voluti - come news, oroscopo e gossip". Lo si legge nella lettera inviata dal pm di Milano, Francesco Cajani, all'Autorita' garante per le Comunicazioni per sollecitare controlli sulle compagnie telefoniche, dopo l'inchiesta da lui coordinata che ha portato a denunciare 11 persone, tra cui Luigi Sacca', figlio dell'ex dg Rai.

 "Sembra davvero arrivato il momento di attuare un sistema regolamentare nel quale ogni cittadino veda finalmente riconosciuto il proprio diritto ad acquistare una scheda sim che ab origine inibisca la possibilita' di vedersi attivare servizi premium!", scrive il magistrato nella sua missiva, corredando con un punto esclamativo l'affermazione. In questo modo - prosegue - si potrebbero "reprimere sul nascere pratiche illecite che invece hanno sempre piu' preso piede, rendendo questa prassi radicata e allo stato incontrastata". A niente sono serviti i divieti e le norme imposte dall'AgCom: "I rinnovi dei servizi premium non sono stati mal bloccati", mentre chi e' chiamato a controllare "si limita a rimpallare la relativa responsabilita'", aggiunge.Tra i numeri coinvolti anche quelli di sim "m2m", ovvero quelle che rendono 'intelligenti' gli elettrodomestici, per essere collegati alla 'domotica' e dunque essere telecomandati da un cellulare. 

Ma, mentre i normali cittadini rimanevano ignare vittime della presunta truffa, altri erano tutelati: ad esempio i dipendenti Wind, inseriti in una black list che non veniva raggiunta dalle attivazioni fraudolente. Sebbene tutte le liste di "vulnerabilita' venissero fatte concorde Sacca'".Per far emergere il giro d'affari da decine di milioni di euro gli inquirenti milanesi e investigatori romani della gdf (guidati dal tenente colonnello Gian Luca Berruti) si sono basati anche sulle memorie di due sviluppatori di app, che per il loro lavoro venivano pagati "5 mila dollari al mese": "Anche su Tim sapevamo per certo che la piattaforma, gestita dall'Hub Enginering, presentava altrettante vulnerabilita' tecniche", ammettono i tecnici, che non risparmiano neanche altre compagnie telefoniche: "Con Vodafone invece abbiamo altrettanto fatto attivazioni fraudolente. Il fatturato e' alla pari di Wind". 

Al centro dell'Indagine la societa' Pure Bros - di cui tre amministratori oggi risultano indagati - che avrebbe svolto il doppio ruolo e dunque avrebbe fatto il 'doppio gioco': da un lato la funzione di 'hub tecnologico', cioe' di controllore per Vodafone, dall'altro di Cps, cioe' di controllato, per Wind. "Basta mettere qualsiasi cosa sulla landing page e poi il resto e' fatto", afferma un altro sviluppatore nella sua memoria, per spiegare come funzionava la tecnologia '0click'. Tra le societa' sui cui si stanno compiendo accertamenti anche la Vetrya di Orvieto, divenuta "general contractor di Wind" ma anche "hub, Csp, aggregatore, advertising network o gestore del call center unico". Il presunto drenaggio di denaro dai cellulari degli utenti non e' stato fermato nemmeno dal Covid, anzi e' continuato "durante la recente emergenza sanitaria nazionale".

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