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Soffre di un disturbo mentale, ma resta ingiustamente a San Vittore

Soffre di un disturbo mentale, ma resta ingiustamente a San Vittore

Da oltre un anno è detenuto in carcere. Ma lì, nel buio di San Vittore, non deve esserci. Giorgio, nome di fantasia per un uomo di 36 anni, che soffre di problemi psichiatrici, dovrebbe trovarsi in un REMS, ovvero le strutture preposte ad accoglienza per gli autori di reato affetti da disturbi mentali e socialmente pericolosi. Ma la macchina giudiziaria impedisce lo spostamento perché – spiega ad Affaritaliani.it Milano Benedetta Perego, legale del detenuto e attivista dell’associazione “Strali” – “non c’è un giudice competente”.

La vicenda

La situazione è ai limite del paradossale. Il 36enne, infatti, è ancora imputato nel processo di merito per il reato compiuto. Gli è stata assegnata la misura cautelare in carcere soltanto come soluzione provvisoria in vista del trasferimento in una struttura Rems. Nel carcere, l’uomo soffre. E nessuno, tra il personale di San Vittorio, se ne preoccupa. Neanche il suo precedente legale.

Il legale Perego: “Secondo i giudizi, trattandosi di una detenzione di fatto, ma revocata, manca un giudice competente”

Grazie a un’istanza presentata dall’avvocato Perego, conscia delle condizioni di un detenuto affetto da problemi psichiatrici, lo scorso maggio un giudice del Tribunale di Milano accoglie la richiesta: l’uomo deve essere trasferito in un Rems. Il successivo passaggio giudiziario affossa, però, la richiesta. “Così – prosegue Benedetta – impugniamo la sentenza di fronte al Tribunale della Libertà di Milano”. Da cui arriva la risposta che tiene la situazione in assoluto stand-by. Una stasi che gioca sulla pelle e la mente di un detenuto malato. “Secondo i giudizi, trattandosi di una detenzione di fatto, ma revocata, manca un giudice competente”. Insomma nessun giudice è territorialmente deputato a occuparsi della causa.

Il caso arriva alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo

L’uomo resta bloccato in carcere. Strali porta il caso alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo che chiede un’interlocuzione al nuovo governo. Secondo cui, però, il detenuto riceverebbe le cure adeguate e non sarebbe in pericolo di vita. Insomma, nessun pericolo di morte. Nè alcuna mancanza di trattamenti farmacologici e psicoterapeutici. Ma – per Strali – la situazione è diversa: “Le cartelle cliniche dimostrano che l’uomo si rifiuta di assumere psicofarmaci, e nessuno si oppone, e gli incontri di psicoterapia avvengono solo in caso di crisi. Quando, invece, dovrebbero avvenire con maggiore regolarità”.

La Corte Europea respinge, quindi, l’istanza di Strali. Che ora ha tempo fino al 20 dicembre per fare ricorso. Una giornata decisiva per le sorti di un uomo che si trova in carcere ingiustamente.

Non un caso isolato: 750 detenuti aspettano il trasferimento nei Rems

La storia del 36enne chiuso a San Vittore non è isolata. In tutta Italia, sono oltre 750 i detenuti con disturbi mentali, che attendono di essere trasferiti in un Rems. Una circostanza che ha portato la Corte Europea dei Diritti a sanzionare l’Italia nell’aprile del 2022dopo il caso Sy.

Sy si trovava nel carcere di Rebibbia, a Roma, in precarie condizioni psicopatologiche. Già nel gennaio del 2019 il Magistrato di Sorveglianza aveva applicato nei suoi confronti la misura di sicurezza del ricovero in una Residenza per l’Esecuzione delle Misure di Sicurezza (“REMS”). Anche in questo caso l’immobilismo ha trionfato. L’impegno dei legali è arrivato a Strasburgo, alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo che ha evidenziato come la condizione psicopatologica del ricorrente lo rendesse del tutto incompatibile con la detenzione in un carcere ordinario. Dove non ha certamente potuto beneficiare di alcun trattamento terapeutico adeguato. Il Governo italiano non ha proposto richiesta di rinvio in Grande Camera entro il termine di tre mesi previsto dall’art. 43 CEDU. La sentenza è dunque divenuta definitiva lo scorso 24 aprile 2022.

Perego: "Bisogna fare attenzione all’implementazione delle misure per i detenuti con problematiche psichiatriche"

La speranza è che avvenga lo stesso per la vicenda del 36enne detenuto a San Vittore. Il 20 dicembre sarà decisivo. Ma, in realtà, il problema va affrontato a livello politico e strutturale: “Il superamento degli Opg è stato un grande passo – conclude Perego – ma bisogna fare attenzione all’implementazione delle misure per i detenuti con problematiche psichiatriche”. Troppe persone sono rinchiuse in celle dove i loro disturbi mentali non ricevono cure e assistenza.

Il Garante Nazionale: "Mai così tanti decessi in un solo anno nelle carceri"

Lasciati a sé stessi, molti di loro scelgono la tragica via del suicidio. Una decisione dolorosa che coinvolge sempre più detenuti. Proprio oggi sono stati rivelati i dati sulle morti autoindotte nel 2022: sono già 79, tasso più alto in 10 anni Il Garante nazionale precisa che "si tratta del più alto tasso di suicidi mai registrato negli ultimi dieci anni". Molti potrebbero essere evitati con il trasferimento dalle vetuste strutture italiane ai Rems. Così non avviene.

Giacomo Trimarco, rinchiuso a San Vittore dove si è suicidato

Giacomo Trimarco – riporta l’AGI -si è tolto la vita a 21 anni a San Vittore dove non sarebbe dovuto stare. Da otto mesi era destinato a una Rems perché soffriva di un disturbo borderline ma per lui e per tanti altri non c'era posto a causa delle liste d'attesa lunghe in media 304 giorni. La madre Stefania pensava che il carcere fosse il meno peggio dove aspettare perche' l'avrebbe tenuto lontano dall'alcol. "Invece è andato tutto storto. Di Giacomo non importava nulla a nessuno, dal Sert ai servizi psichiatrici nessuno ha ascoltato la nostra richiesta di aiuto. Una comunità terapeutica l'ha respinto perche' era troppo impegnativo". L'autopsia rivela che è morto per avere inalato troppo butano.

Un’altra fine tragica. Che si sarebbe potuta evitare. Forse è davvero giunta l’ora di intervenire.
 

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