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Milano
Straberry, le minacce ai braccianti e il metodo tribale. L'inchiesta

Straberry, le minacce ai braccianti e il metodo tribale. L'inchiesta

Milano, emergono nuovi particolari dal provvedimento di sequestro dell'azienda Straberry per lo sfruttamento dei braccianti africani. Intercettato Guglielmo Stagno D'Alcontres, numero uno della società, sembra confermare i metodo poco ortodossi utilizzati in azienda

Il sequestro - L'azienda pluripremiata da Coldiretti, modello di startup vincente fondata da un giovane bocconiano di nobili origini, Guglielmo Stagno d'Alcontres, sfruttava i braccianti africani a una quindicina di chilometri di Milano. Questa l'ipotesi che emerge dall'inchiesta 'Corsa contro il tempo': quella che, secondo i finanzieri del comando provinciale di Milano, dovevano fare i lavoratori per raccogliere le fragole il piu' in fretta possibile, minacciati altrimenti di licenziamento o di essere messi in 'pausa di riflessione' per un paio di giorni a casa. Frutti succosi e brillanti che da qualche anno spuntano agli angoli di Milano sui camioncini dell'azienda di Cassina de' Pecchi, la cui sede e' nel Parco agricolo Sud, vincitrice dell'Oscar Green di Coldiretti nel 2013 e 2014 e di altri riconoscimenti in tema di sostenibilita' ambientale, oltre che seguita su instagram da sei milioni di follower. 

Caporalato: teste, bagno StraBerry per italiani, no africani

"I servizi igienici sono costituiti da un bagno chimico ad esclusivo uso del personale di origine italiana. Non c'e' un servizio igienico per gli operai". E' la testimonianza resa agli inquirenti da un ex stagista italiano della StraBerry, l'azienda agricola sequestrata dalla Guardia di Finanza di Milano per sfruttamento dei lavoratori. "Gli spogliatoi - prosegue nella deposizione del 17 giugno scorso contenuta nel decreto di sequestro - sono ricavati all'interno del magazzino e sono costituiti da una serie di armadietti con delle panche davanti, dove uno si puo' appoggiare per cambiarsi e all'interno non ci sono docce, bagni, lavandini. Per lavarsi c'e' una gomma dell'acqua fuori dal magazzino a utilizzo esclusivo degli africani dove si lavano al bisogno. Non esiste un locale adibito a refettorio, gli operai consumano il pasto dove capita". Questo racconta, annota la Guardia di Finanza, viene confermato da un'intercettazione tra Guglielmo Stagno d'Alcontres e una donna in cui lei informa lui che "c'erano tutti i ragazzi negri che si lavano li' davanti a torso nudo" e lui che risponde: "Va bene ma e' cosi', non hanno le docce, quindi e' cosi', ok? I clienti non devono stare li'".

Situazione che ora viene coinfermata dallo stesso Guglielmo Stagno D'Alcontres, 31 anni, bocconiano,  intercettato dagli investigatori. In una conversazione - riporta la Repubblica - in cui parla di come i sorveglianti dovrebbero trattare i braccianti dice: "stamattina appena ho visto uno che parlava dopo un secondo l'ho mandato a casa, non é che gli ho dato la seconda possibilità..."vai a casa!" ed appena vedo uno con il cellulare io lo mando a casa! é il terrore di rispettare le regole!".

Un sistema , sempre secondo Repubblica - che D'Alcontres  definisce anche "tribale", ridendo al telefono: "questo deve essere l’atteggiamento perché con loro devi lavorare in maniera tribale, come lavorano loro, tu devi fare il maschio dominante, è quello il concetto, io con loro sono il maschio dominante...è così...io sono il maschio dominante! Ed alla fine non cambia un cazzo che sono il datore di lavoro, perché se loro capiscono che tu hai gli stessi metodi che son quelli che funzionano (...) posso scrivere un libro, non è che li ho inventati io e sono orgoglioso, sono più orgoglioso di avere inventato Straberry che avere questi metodi coercitivi, chiamiamoli così, nei loro confronti! Ma sono i metodi con i quali bisogna lavorare".
 

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