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Milano
Suicidio assistito, Cappato si autodenuncia: rischia sino a 12 anni
Marco Cappato

Suicidio assistito, Cappato si autodenuncia: rischia sino a 12 anni

Marco Cappato si è presentato poco dopo le 11 di oggi, mercoledì 3 agosto nella caserma dei carabinieri di via Fosse Ardeatine a Milano per autodenunciarsi per il reato di aiuto al suicidio dopo avere aiutato Elena, una donna malata di cancro in stadio terminale, a morire in Svizzera. "Spieghero' ai militari che per le prossime persone che ce lo chiederanno, se sara' necessario e se saremo nelle condizioni di farlo, aiuteremo anche loro. Stara' alla giustizia italiana stabilire se questi sono reati e se c'e' discriminazione tra malati", ha detto entrando in caserma.

Cappato: "Elena non avrebbe accettato di mettere a rischio marito e figlia"

Cappato ha spiegato di aver detto ai carabinieri "Abbiamo deciso di aiutare Elena alla luce del sole, assumendoci totalmente la responsabilità di quello che abbiamo fatto. Di fronte alla sua richiesta  che non aveva altre possibilità se non quella di mettere a rischio la libertà di suo marito e di sua figlia potevamo lasciarla col suo problema, girare la testa dall'altra parte o farci carico e assumerci la responsabilità di dare l'aiuto che cercava e chiedeva".

Suicidio assistito, Cappato si autodenuncerà: rischia sino a 12 anni

Lo aveva annunciato ieri, martedì 2 agosto, sulle sue pagine social lo stesso Cappato e lo conferma l'Associazione Coscioni in una nota. Cappato rischia fino a 12 anni di carcere per l'accusa di aiuto al suicidio.

Cappato, una nuova disobbedienza civile

Per Cappato, spiegano ancora dall'associazione, si tratta di una nuova disobbedienza civile, dal momento che la persona accompagnata non e' "tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale", quindi non rientra nei casi previsti dalla sentenza 242\2019 della Corte costituzionale sul caso Cappato\Dj Fabo per l'accesso alla tecnica in Italia. In Italia, proprio grazie alla disobbedienza civile di Cappato per l'aiuto fornito a Fabiano Antoniani (sentenza 242 della Corte costituzionale), il suicidio assistito e' possibile e legale in determinate condizioni della persona malata che ne fa richiesta (persona affetta da una patologia irreversibile, fonte di intollerabili sofferenze, pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli e tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale), requisiti riconosciuti invece a "Mario"/Federico Carboni, il primo caso di suicidio assistito in Italia.

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