Suicidio Gallelli a San Vittore, le Iene: "Caso da riaprire". Ira sindacato - Affaritaliani.it

Milano

Suicidio Gallelli a San Vittore, le Iene: "Caso da riaprire". Ira sindacato

Il Sappe, sindacato Polizia penitenziaria, contro le Iene per il servizio sul decesso nel carcere di San Vittore contenente gravi accuse

Decesso a San Vittore, sindacato Polizia contro il servizio delle Iene

"Il carcere di S.Vittore a Milano, come altre strutture detentive, ha oggettive difficolta' strutturali che meriterebbero urgenti interventi di manutenzione da parte dell'Amministrazione penitenziaria. Ma, e va detto con forza, questo non pregiudica le condizioni di sicurezza dell'Istituto e la dignita' della detenzione dei ristretti. A San Vittore, le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria svolgono quotidianamente il servizio con professionalita', zelo, abnegazione e soprattutto umanita' in un contesto assai complicato. Altro che le gravi accuse contenute nel video mandato in onda su Le Iene". Lo afferma in una nota Alfonso Greco, segretario regionale per la Lombardia del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria - Sappe, commentando un servizio de "Le Iene" sul decesso di un detenuto a S. Vittore. "Mi stupisco, tra l'altro, che chi ha fatto quel servizio neppure sa come si chiamano gli appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria...". commenta ancora Greco.

La morte in cella del 21enne Alessandro Gallelli

La vicenda è quella di Alessandro Gallelli, morto il 18 febbraio 2012: il giovane era stato trovato impiccato alla grata della sua cella, strangolato con la sua felpa annodata. Caso archiviato come suicidio, ma c'è una nuova denuncia dei familiari del 21enne per omicidio volontario o preterintenzionale, basata su una recente consulenza medico legale. Per i familiari si tratterebbe di "omicidio mediante strozzamento" con successiva "manipolazione volontaria della scena del crimine". Tra gli elementi che non tornerebbero, i buchi della grata a cui Alessandro avrebbe attaccato la felpa con cui si è strozzato, troppo piccoli per farci passare la stoffa spessa della felpa e annodarla per creare il cappio. E tutto questo in pochi attimi, dato che il giovane si trovava in isolamento nel reparto di osservazione neuropsichiatrica ed era sorvegliato a vista dalle guardie.

Capece: "Il carcere è una casa di vetro"

E a sua volta Donato Capece, segretario generale del Sappe, dice: "L'impegno del primo sindacato della Polizia Penitenziaria e' sempre stato ed e' quello di rendere il carcere una "casa di vetro", cioe' un luogo trasparente dove la societa' civile puo' e deve vederci "chiaro", perche' nulla abbiamo da nascondere ed anzi questo permettera' di far apprezzare il prezioso e fondamentale - ma ancora sconosciuto - lavoro svolto quotidianamente, lo ripeto, con professionalita', abnegazione e umanita' dalle donne e dagli uomini della Polizia penitenziaria. La prima fondamentale e imprescindibile considerazione che il SAPPE intende fare e' che ai detenuti delle carceri italiane e lombarde sono assicurate e garantite ogni tipo di tutela e garanzie, a cominciare dai diritti relati all'integrita' fisica, alla salute mentale, alla tutela dei rapporti familiari e sociali, all'integrita' morale e culturale. Diritti per l'esercizio dei quali sono impegnati tutti gli operatori penitenziari, la magistratura ed in particolare quella di sorveglianza, l'avvocatura, le associazioni di volontariato, i parlamentari ed i consiglieri regionali (che hanno libero accesso alle carceri), le cooperative, le comunita' e tutte le realta', che operano nel e sul territorio, legate alle marginalita'". Per Capece, "particolarmente preziosa, in questo contesto, e' anche l'opera svolta quotidianamente dalle donne e dagli uomini della Polizia penitenziaria. Donne e uomini in divisa che rappresentano ogni giorno lo Stato nel difficile contesto penitenziario, nella prima linea delle sezioni detentive, con professionalita', senso del dovere, spirito di abnegazione e, soprattutto, umanita'. Per tutto questo, respingiamo al mittente le gravi illazioni sulla morte di un detenuto a San Vittore a Milano, rispetto alle quali mi auguro che anche l'Amministrazione penitenziaria adotti adeguati provvedimenti per tutelare l'onorabilita' della Polizia penitenziaria".

Il sindacato dei Baschi Azzurri torna quindi a evidenziare che "la Polizia penitenziaria che lavora nel carcere di S. Vittore e' formata da persone che nonostante l'insostenibile, pericoloso e stressante lavoro credono nella propria professione, che hanno valori radicati e un forte senso d'identita' e d'orgoglio, e che ogni giorno in carcere fanno tutto quanto e' nelle loro umane possibilita' per gestire gli eventi critici che si verificano ogni giorno".

Basentini (Dap): "Disappunto per l'immagine data degli agenti"

"Profondo dispiacere per la vicenda umana e per il dolore della famiglia e, nel merito, rispettoso riserbo, come si dovrebbe in questi casi, per l'operato dell'Autorita' giudiziaria e la verita' processuale che emergera'. Ma non posso esimermi dall'esprimere disappunto per l'immagine che e' stata data dei rappresentanti della Polizia Penitenziaria e della dirigenza dell'istituto di Milano San Vittore nel servizio andato in onda ieri sera su Le Iene e dedicato al decesso di un detenuto avvenuto nel 2012". Lo afferma, in una nota, il Capo del Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria, Francesco Basentini. "Nelle carceri italiane ci sono quasi 37mila agenti che ogni giorno lavorano sia alla sicurezza dei cittadini, controllando che chi e' condannato a scontare una pena detentiva la sconti in carcere, sia alla sicurezza dei detenuti, garantendo il rispetto della legalita' all'interno degli istituti, oltre che la salvaguardia della vita e della dignita' di chi vi e' recluso. Per ventiquattro ore al giorno e trecentosessanta giorni l'anno - ricorda Basentini -, questi uomini e donne costituiscono il primo punto di contatto e il riferimento costante di quasi 60mila detenuti, partecipando alla loro osservazione e al trattamento rieducativo e contribuendo con operatori specializzati e volontari a rendere concreto quel recupero sociale che la Costituzione impone".








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