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Milano
Tasca: "Milano ha i conti in ordine. Venderemo Serravalle per le periferie"
Roberto Tasca

di Paola Bacchiddu

Cinquantaquattro anni, sposato, due figli, nato a Milano da genitori milanesi: Barona, Alzaia Naviglio Grande - ci tiene a precisare. Da bambino il suo sogno era vivere in una roulotte per scoprire come vivevano gli altri, in quartieri diversi dal suo. Due volte campione italiano di canottaggio, bocconiano per merito (con borsa di studio), Roberto Tasca è l'uomo che tiene la cassa in uno dei comuni più virtuosi d'Italia. Giuseppe Sala, al quale lo legano amicizia e lavoro, dopo aver aver vinto le elezioni, lo ha chiamato come Assessore al Bilancio del Comune di Milano, tenendo per sé la delega alle Partecipate. Questa è la sua prima intervista, rilasciata in esclusiva ad Affaritaliani.it Milano.

Assessore, si parla molto di Roma e dei suoi disastrati bilanci.. com'è la situazione a Milano? Ha trovato i conti in ordine, quando si è insediato?
Il paragone con Roma non tiene. Le partecipate sono 15 e rappresentano un assett strategico per il comune. I conti sono in ordine e dovremo assecondare un certo sviluppo della città che richiederà un'analisi dettagliata della nostra capacità di spesa, in futuro.

A proposito di sviluppo, uno delle più grandi promesse di Sala, in campagna elettorale, è stata la riqualificazione delle periferie. Come la finanzierete?
Ci sono 30 milioni della Cassa Depositi e Prestiti, e sono parte del debito che oggi abbiamo in carico. I restanti 100 milioni li vorremmo prendere dalla vendita della quota (il 18, 6 per cento) che il Comune detiene in Serravalle, la società che gestisce le tangenziali e un tratto dell'autostrada per Genova.

Ma non si era detto che era impossibile, dato che secondo la legge Madia, le quote dovrebbero essere acquisite da Serravalle stessa, che non è in grado di sostenere l'acquisto? Parisi aveva polemizzato con Sala in campagna elettorale.
Serravalle può fare cassa in altro modo. Questa è la prima fonte cui faremo ricorso: la previsione è per il 2017. Abbiamo comunque una capacità di indebitamento limitata dal vincolo di Bilancio per almeno 200 milioni di euro, ma in realtà l'importo cresce col tempo perché stiamo rimborsando una quota di debito più alta di quella che dobbiamo contrarre. 200 milioni di saldo netto come residuo di bilancio. Sono ottimista: il patrimonio del comune di Milano è solido.

Ma allora come mai ha chiesto a tutti i suoi colleghi di operare una bella spending review, da qui a fine anno, per far quadrare i conti del 2016?
Nel bilancio degli enti pubblici si fanno previsioni dove vengono ipotizzate delle spese. Negli ultimi 3 anni c'è stata una capacità di spesa che è rimasta inutilizzata a fine anno. E' il cosiddetto “avanzo” o “tesoretto”, che però si può utilizzare solo per determinate spese.

Una delle voci di entrata mancanti, rispetto ai precedenti anni, è quello delle infrazioni del codice della strada?
Sì, e anche la riscossione dei dividendi straordinari provenienti dalle partecipate del comune. Noi riteniamo non sia opportuno utilizzarli ora perché, in questo modo, le partecipate contrarrebbero nuovo debito.

Ma ci spiega perché il tesoretto di cui parlava prima (quello dell'avanzo di bilancio) non si può utilizzare?
Dallo scorso anno abbiamo circa 70 milioni, ma questo denaro può essere destinato solo a voci particolari. Esiste il vincolo del pareggio di bilancio. Tecnicamente se voglio finanziare delle spese con l'avanzo del precedente anno, non posso farlo. Preferisco, piuttosto, non fare una spesa.

Si era chiesto al Governo, per Milano, maggiore capacità di spesa, dato che i conti sono in ordine e il comune è virtuoso..
Intendiamoci, sono d'accordo che esista una sussidiarietà tra regioni più virtuose e meno virtuose, ma credo profondamente che vada accelerato un meccanismo: oggi meno del 50 per cento del fondo di solidarietà comunale è trasferito in base ai costi standard. Circa il 60 per cento è trasferito sui costi storici. Spero che pian piano si arrivi al 100 per cento, per poter premiare i comuni più virtuosi come il nostro.

Milano, infatti, è un comune molto amato da Renzi, che lo cita spesso a modello per il resto d'Italia. Cosa pensa del “Patto di Milano” appena siglato tra Sala e Renzi? Si parla di una promessa di oltre 4 miliardi di euro complessivi per numerosi interventi. Molti storcono il naso perché di sicuri ci sarebbero, per ora, solo i 644 milioni previsti per il periodo 2016-2018.
Non ho alcun motivo per ritenere che la cifra annunciata non sarà corrisposta.

Cosa pensa di Expo e dei progetti per il dopo Expo? Sembra che i rapporti tra Governo e Rettore della Statale, Gianluca Vago, si siano raffreddati perché non arrivano i soldi per il trasferimento del campus universitario. Nell'ultima visita di Renzi a Milano, al Piccolo Teatro, mancava proprio Vago. Qualcuno lo ha letto come un segno di protesta.
Il progetto di Human Technopole è validissimo. È un tema molto importante per il nostro paese. Al netto delle critiche, Expo ha rappresentato una reale discontinuità per questa città. Io mi auguro che il progetto legato alla Statale non risenta dell'inerzia di una buona parte del sistema universitario. Lo dico da docente, perché conosco bene il tema. L’impegno della Statale è di trasferire lì le facoltà scientifiche e il campus universitario per una spesa prevista di 400 milioni. Due terzi dei soldi dovrebbero essere trovati dall’università, e i restanti 130 milioni dovrebbero arrivare dal governo. Ma non capisco Vago: l'idea di fare un progetto, immaginando di avere tutte le risorse in cassa all'inizio, secondo me è un modo di pianificare inefficace. Nella progettazione bisogna identificare le fonti per finanziare alcune cose. Le altre arriveranno, dato che il Presidente del Consiglio lo ha detto e io ci credo.

Lei è renziano?
Sì, sono un suo sostenitore, ma non mi sono mai iscritto al pd. Ho apprezzato molto l'impostazione e l'indirizzo di Renzi quando aveva ipotizzato un certo tipo di intervento, nella sua fase iniziale “da rottamatore”.

Ma non crede che abbia rottamato solo per applicare a se stesso i meccanismi di lottizzazione che imputava agli altri? Non mi pare che le banche e i conti del paese vadano molto bene, sotto la sua amministrazione..
Guardi, io ho sempre frequentato gli ambienti della sinistra “culturale”, diciamo così, ma ho smesso nel 2008, quando quella classe politica era arrivata alla fine della corsa. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la posizione dei vertici della sinistra rispetto alla questione di Antonveneta e a Fazio (lo scandalo finanziario passato alla storia come “Bancopoli”, in cui ci fu la famosa intercettazione di Fassino “Allora, abbiamo una banca?”, ndr). Da lì in poi la mia strada e quella di certa sinistra si sono divise. Ora sulle banche a Renzi vengono attribuite responsabilità che non ha. Le quattro banche, grazie a lui, sono in processo di vendita. L'origine delle crisi bancarie risale ad anni addietro. E' chiaro che il bail-in avrebbe prima o poi manifestato i suoi effetti nefasti. Ricordiamoci, però, che tutto è nato dal fallimento della Lehman Brothers. E in America neppure c'è il bail-in.

Ma secondo lei, adesso Renzi cosa dovrebbe fare?
La strategia iniziale di Renzi è stata quella della testuggine: 300 guerrieri contro 230mila per fare la battaglia a Maratona. Il piano era corretto, ma se la guerra fosse durata cinque giorni, e non cinquant'anni. I tempi di azione dovevano essere più immediati e veloci, ora si sono allungati. Per cui adesso deve accelerare per garantirsi una situazione politica più chiara, che gli consenta di agire con maggiore libertà. Solo nel 2023, se dovesse essere rieletto, si potrà esprimere un giudizio pieno sul suo operato.

Prima c'è il giro di boa del Referendum. Se lo perde, il quadro politico potrebbe cambiare. Lei cosa voterà?
Voterò sì. Soprattutto per mandare un segnale forte di cambiamento. Ho letto la riforma ed è chiaro che alcuni articoli sono troppo lunghi (il 70, ad esempio). Ma l'intento è corretto perché credo che se lo scambio sia tra un po' più di efficienza operativa e un po' meno di quella democrazia che trascende in demagogia - dove si discute tanto e non si decide mai - io accetto lo scambio. Poi la riforma è migliorabile, frutto di una ridda di emendamenti e compromessi, ma è difficile fare una riforma vera se non sia hanno i numeri in Parlamento.

Viviamo tempi di profonda antipolitica, basti vedere la vittoria dei 5stelle a Roma. A Milano, si è molto discusso sulla modifica del regolamento del comune per l'assegnazione, a giunta e consiglio, dei biglietti gratuiti per le partite di calcio o i concerti. Lei ha rivendicato che questi biglietti le spettano. Perché?
Io i biglietti li sto già usando e li utilizzerò in futuro. Ritengo che sia giusto che i dipendenti dell'amministrazione pubblica ,che hanno rispetto per il lavoro che fanno, godano anche di qualche benefit, per il quale non c'è alcuna addizionale per il Comune.

Beh, ma la polemica è nata quando quei biglietti, nelle precedenti amministrazioni, hanno iniziato a venderseli.
E' demagogico che non si possa beneficiare di una forma di gratificazione. Io avrei semplicemente allontanato quelli che ci speculavano su. E' deplorevole che lo abbia fatto un politico. A me sconcerta sempre.

Vorrebbe anche i pass per guidare in corsia preferenziale o quelli per i parcheggi riservati, ora aboliti?
No, vado in moto, ma non li avrei richiesti comunque.

Ce l'ha un grande sogno per Milano?
Sono milanese da generazioni e mi piace Milano come molte altre città, ma è chiaro che qui c'è il dominio dei miei ricordi, anche se mi considero cittadino del mondo.
A me piacerebbe rivedere l'Idroscalo diverso, come se fosse una sorta di nuovo Central Park.

Dopo questa esperienza, vede il suo futuro in politica?
No! (Risponde di getto e ride). Io sono un tecnico che è cittadino di questo paese. Amo occuparmi della Polis, nel senso più nobile del termine.

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