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Milano
Uccisi per colpa di un... vibratore: fratelli vendicano l'offesa ai genitori

Uccisi per colpa di un... vibratore: fratelli vendicano l'offesa ai genitori

Non la droga ma una offesa ai propri genitori con un... vibratore: questo il motivo per cui i due fratelli Maurizio e Mattia Archinito uccisero nella notte tra il 15 ed il 16 novembre 2012 ad Abbiategrasso, Milano, il 28enne albanese Alban Medha e suo zio, il 51enne Ndue Bruka. Lo rivela il giudice Antonella Patrizia Mazzei, presidente della prima sezione penale della Cassazione, nella sentenza definitiva di ergastolo nei confronti di Maurizio, esecutore materiale del duplice assassinio. La vicenda è stata raccontata pochi giorni fa sulle colonne di Repubblica: i due fratelli pedinarono zio e nipote mentre uscivano da una sala giochi ed esplosero tre colpi fatali. Sette mesi dopo, furono arrestati. Mattia, appena maggiorenne all'epoca dei fatti, era già stato condannato all'ergastolo il 28 febbraio 2017. Maurizio trovò inizialmente sostegno negli alibi fornitigli dal fratello stesso e dalla madre. Il giudice Daniela Garlaschelli se ne convinse, senza tenere conto di intercettazioni e tabulati dei cellulari dei due fratelli, entrambi sul luogo del delitto quella notte, e assolse in primo grado il fratello maggiore. Verdetto ribaltato in Appello, però. Perché nel frattempo anche Maurizio aveva confessato. Cosa centra il vibratore? I due fratelli intesero vendicare il furto subito nell'abitazione dai propri genitori. Non tanto perchè zio e nipote se ne andarono via con i gioielli della madre, ma perchè a sfregio lasciarono un vibratore sul letto dei genitori. Un gesto pagato con la vita.

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    omicidio abbiategrasso







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