IL CASO DI AFFARI di Fabio Massa Scoppia il caso Fabrizia Giuliani. Come ha scritto Affaritaliani.it ieri, c'è grande subbuglio tra le democratiche milanesi. Lei è stata inserita in lista come "rappresentante" di "Se non ora quando?". Anzi, paracadutata in lista, visto che non ha partecipato alle primarie. Ma chi è Fabrizia Giuliani? E' quello che si chiedono le promotrici lombarde di "Se non ora quando?". Che interpellate da Affari commentano sempre più o meno nella stessa maniera: "Noi non la conosciamo". Eppure lei è la moglie di un uomo pubblico: un ex consigliere regionale del Lazio, tale Claudio Mancini, dalemiano, eletto nelle liste del Pd. Aveva votato a favore delle spese pazze di Fiorito & Co. Non è stato ricandidato. Si spiegano molte cose. LEGGI IL CASO |
di Marina Terragni,
blogger e femministra milanese
La candidatura Pd di Fabrizia Giuliani, romana paracadutata nelle liste di Milano per la Camera in posizione di sicura eleggibilità, è una piccola ma bruciante umiliazione per le donne milanesi: le candidate uscite dalle primarie, anzitutto; ma anche il vitalissimo, variegato, formidabile movimento delle donne di questa città, “madre” di tutti i femminismi italiani (la “clientela” elettorale a cui l’offerta Giuliani dovrebbe rivolgersi), che non ha mai sentito nominare la candidata e che rivendica con orgoglio la sua autonomia.
Presentata ovunque come “del comitato promotore di Se Non Ora Quando” –ma “Se Non Ora Quando” smentisce l’investitura e interdice a lei come a chiunque altra l’uso del brand-, non è più così chiaro a che titolo Giuliani sia in lista.
Se il senso di ingaggi civici come quelli di Michela Marzano, Massimo Mucchetti, Carlo Dell’Aringa è autoevidente, la candidatura blindata di Giuliani, spogliata degli allori Snoq, necessiterebbe di qualche spiegazione.
Fabrizia Giuliani insegna Filosofia del Linguaggio a La Sapienza e online compare qualche suo intervento su “l’Unità”. Molto di più non si sa, ed è un peccato per le elettrici e gli elettori milanesi. Che rischiano di dover dare credito ad alcune fastidiose illazioni secondo le quali Giuliani, compagna di un consigliere regionale uscente del Lazio, il dalemiano Claudio Mancini, non ricandidato né in Regione né in Parlamento, sarebbe in lista a titolo “risarcitorio”. E lontano da Roma, dove Mancini è chiacchierato per aver approvato, insieme ai vari Fiorito, le “spese pazze” per la Regione Lazio, e i rumour si farebbero assordanti.
Tutto questo non fa bene alle donne, a Milano, e tanto meno al Pd, che in questa città gioca la sua partita decisiva, “attenzionata” dagli osservatori di tutta Europa.
Siamo l’Ohio, non la provincia dell’Impero, e stavolta i voti, compresi quelli delle donne, pesano il triplo. Non ne va buttato neanche uno.