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Milano
Vallanzasca chiede la libertà. Calderoli: "No, sconti la pena in carcere"

Vallanzasca chiede libertà condizionale: "Cambiamento profondo"

Renato Vallanzasca chiede la libertà condizionale: gli operatori del carcere di Bollate aprono alla sua richiesta riconoscendo in lui un "cambiamento profondo" che "non  potrebbe progredire con altra detenzione". La parola passa ora ai giudici del Tribunale di Sorveglianza di Milano. Ma nel frattempo il vicepresidente del Senato, il leghista Roberto Calderoli, tuona: "Ha una condanna a 295 anni di carcere per quattro ergastoli: resti in galera". I lettori di Affaritaliani.it possono dire la loro votando al nostro sondaggio:  state con Vallanzasca o con Calderoli? QUI IL LINK

Renato Vallanzasca, uno dei protagonisti piu' significativi della 'mala' milanese condannato a 4 ergastoli e 296 anni di carcere, ha avuto un "cambiamento profondo", "intellettuale ed emotivo", "non potrebbe progredire con altra detenzione" e puo' "essere ammesso alla liberazione condizionale", con la possibilita' quindi di scontare la la pena fuori dal carcere in regime di liberta' vigilata.

A scriverlo e' l'equipe di osservazione e trattamento del carcere di Bollate in un dossier depositato al Tribunale della Sorveglianza di Milano, chiamato a decidere sulla richiesta di scarcerazione presentata dalla difesa rappresentata dall'avvocato Davide Steccanella. Secondo Massimo Parisi, direttore del gruppo che lo ha tenuto sotto osservazione, il mutamento del 'bel Rene'' e' "evidenziato anche dall'anonimato degli ultimi anni (non ha consentito nessuna intervista), appare di un livello tale (tenuto conto della persona, della sua storia e del contesto) che non potrebbe progredire con altra detenzione, che potrebbe, di fatto, al contrario sollecitare una nuova chiusura dello stesso". Questo cambiamento viene definito "profondo, non solo anagrafico, ma intellettuale ed emotivo, frutto di una sofferenza che, seppur non evidenziata nei colloqui con gli operatori che da anni lo seguono, sa emergere in modo autentico e non sovrastrutturata".

Il carcere: "Ok a liberazione condizionale". Parola ai giudici di sorveglianza

Gli operatori di Bollate "prendono atto che dopo una revoca" della semiliberta' per una condanna per rapina impropria "ipotizzare una misura piu' ampia di quella revocata", ossia la liberazione condizionale (la pena si sconta fuori dal carcere e non si rientra a dormire in cella) "potrebbe sembrare un' anomalia trattamentale". Anche alla luce "del principio dell' individualizzazione del trattamento, non si riesce a cogliere", pero', a detta degli operatori, "la percorribilita'/sostenibilita' di un percorso graduale (esempio permessi, lavoro all'esterno, semiliberta') che, tenuto conto dei tempi e dell'eta' del soggetto, rischia, di fatto di essere irrealizzabile". Secondo il carcere, dunque, ci sono "le condizioni per sostenere un ulteriore sviluppo del percorso del soggetto, ravvisando anche un adeguato livello di ravvedimento, tenuto conto del percorso di mediazione penale, vista la rete esterna (lavoro, volontariato, affetti)" e si ritiene "che il soggetto possa essere ammesso alla liberazione condizionale (o in subordine alla semiliberta')". I giudici della Sorveglianza si sono riservati di decidere.

Vallanzasca libero? Calderoli: "No, la sua pena non è estinta"

Contro l'eventualità di un ritorno in libertà di Vallanzasca si esprime tuttavia duramente il vicepresidente del Senato Roberto Calderoli, Lega: "Non capisco per quale ragione Renato Vallanzasca, condannato a quattro ergastoli e a 295 anni di carcere, responsabile dell'uccisione di almeno tre servitori dello Stato, debba ottenere un regime cautelare alternativo al carcere. Ma perché? Anche se ha scontato oltre 45 anni di carcere la sua pena non è estinta e il fatto che abbia scontato così tanti anni di carcere non deve rappresentare un'eccezione ma dovrebbe essere la regola che un ergastolano sconti la sua pena fino all'ultimo giorno. Vallanzasca resti in galera, per rispetto delle sue vittime".

Il pg in udienza: "Manca ravvedimento sicuro: no a libertà"

In udienza davanti ai giudici di sorveglianza, il sostituto pg Antonio Lamanna si è a sua volta espresso contro la possibilità che a Vallanzasca sia nuovamente riconosciuta la semilibertà o addirittura la liberazione condizionale: se la direzione del carcere di Bollate parla di un "adeguato livello di ravvedimento" il codice impone, invece, che il ravvedimento sia "sicuro" e, per il pg, nel suo caso non lo sarebbe.

Di nuovo in carcere nel 2014 per un furto di mutande

Vallanzasca era finito in carcere per l'ennesima volta nel giugno del 2014 per un furto di mutande, concime per piante e cesoie in un supermercato, mentre era in permesso premio. La condanna a 10 mesi di carcere che gli era stata inflitta per questo episodio e', nel frattempo, diventata definitiva. Nell'agosto del 2017, Vallanzasca si era reso protagonista anche di un alterco "piu' che vivace", cosi' lo defini' il sindacato della polizia penitenziaria, con un agente del carcere di Bollate dove e' recluso. L'arresto aveva avuto un effetto pesante: il Tribunale di Sorveglianza gli aveva revocato il regime di semiliberta' di cui godeva dall'ottobre 2013 (usciva per lavorare durante il giorno e tornava in carcere a dormire). Vallanzasca, imputato per rapina impropria, si era difeso nel processo sostenendo di non aver rubato nulla e di essere stato 'incastrato' da una persona che aveva messo gli oggetti nella sua borsa. "Perche' mi e' stata fatta una cosa del genere non lo so, io so soltanto che entro Natale avrei dovuto discutere della mia liberazione condizionale e potevo tornare libero", aveva spiegato in aula

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