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Zingaretti a Milano: 'Pericoloso prendere le distanze dal 25 aprile'
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Zingaretti a Milano: 'Pericoloso prendere le distanze dal 25 aprile'

"Chi usa la nostra liberazione per cercare qualche voto in piu' da ambienti nostalgici o da nuovi militanti di destre in costruzione ha la memoria corta, la vista offuscata da strategie di corto respiro e poco futuro". Inoltre "Sono pericolose, cariche di ambiguita' e terribili contraddizioni" le parole, soprattutto "da chi ricopre alte cariche istituzionali", che prendano le distanze dal "tornante fondativo" che il 25 Aprile rappresenta per la storia italiana. E' il monito che, su Democratica di oggi, il segretario del Pd Nicola Zingaretti lancia parlando della festa della Liberazione. "Le due forze al Governo - scrive - litigano su tutto, persino sul 25 aprile. L'Italia non merita questa continua polemica e queste provocazioni, specie se toccano i valori fondamentali della nostra democrazia. La festa della Liberazione e' una giornata che deve unire, avvicinarci, farci sentire tutti parte di un percorso comune. Lasciamo stare quindi le polemiche strumentali, gli utilizzi parziali e ipocriti". "Noi - prosegue - siamo pronti a celebrare con tutti i democratici un passaggio chiave della nostra storia, del vissuto comune di generazioni d'italiani. Lo facciamo con convinzione, gratitudine per chi non c'e' piu' e speranza per chi non ha conosciuto pagine di un passato lontano. Si discute del 25 aprile e delle sue eredita' per mettere in discussione l'origine del nostro dopoguerra, le radici della Costituzione, il sigillo di nascita dell'Italia Repubblicana. Chi punta a lacerare il tessuto di una comunita' nazionale lo fa per calcoli di bottega alla ricerca di consensi in una perenne campagna elettorale. Ma le radici della Repubblica sono solide, quella festa e' al tempo stesso la chiusura di una fase e l'inizio di una nuova storia. La fine del fascismo e delle sue guerre e l'avvio della costruzione di una inedita architettura politico-istituzionale".

"La stagione della Resistenza - ricorda Zingaretti - non si esaurisce nel biennio 1943-1945, la sua carica costruttiva si spinge piu' avanti incontrando cosi' le ragioni e le fatiche di una democrazia in formazione. Sarebbe davvero triste dover ulteriormente assistere al balletto delle presenze alle celebrazioni ufficiali: chi prende le distanze, chi e' in dubbio sulla partecipazione e chi invece sottolinea la centralita' istituzionale di un tornante fondativo. Ma se le parole giungono da chi ricopre alte cariche istituzionali, da chi rappresenta lo Stato nelle sua funzioni piu' impegnative e rappresentative allora tali parole sono pericolose, cariche di ambiguita' e terribili contraddizioni. Talvolta le parole sono pietre, segnano il cammino orientando comportamenti, riferimenti ideali, stili di vita. Non possiamo ne' dobbiamo girarci dall'altra parte. Mentre festeggiamo la liberazione dal nazifascismo prendiamo le distanze da chi vorrebbe ridurre il significato di una svolta sofferta e decisiva, la premessa alla costruzione delle tappe di un lungo dopoguerra". "Del resto le radici e le ragioni della sinistra - sottolinea Zingaretti - non sono separabili dagli esiti della guerra mondiale, dalle eredita' della dittatura, dalla consapevole realizzazione di un perimetro comune, condiviso e inclusivo. Ecco il punto dirimente che ci riguarda a oltre settant'anni di distanza dalla liberazione di Milano e dallo straordinario comizio tenuto da Sandro Pertini in piazza Duomo. Quella liberazione ha permesso a tutti (vincitori e vinti, fascisti e antifascisti) di trovare uno spazio, un ruolo e una funzione nella nuova Italia in costruzione. Un'apertura di credito e di fiducia nelle italiane e negli italiani, in uno spirito costituente che senza cancellare differenze e scelte individuali traccia una rotta, un senso di marcia che interroga il destino di chi si mette in cammino. Altro che equiparazioni inaccettabili! Una cosa e' la pietas per chi ha perso la vita, per le tante biografie giovani spezzate dalle logiche della guerra civile, altro e' mettere sullo stesso piano resistenti e repubblichini, chi sta con la liberta' e la democrazia e chi si batte a favore del nuovo ordine hitleriano".

 

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