A- A+
Milano
Zingaretti e l’incognita Beppe Sala. Bussolati: “Partito dei sindaci”

La nuova segreteria nazionale e l’incognita Beppe Sala, che lancia l’idea un nuovo partito. Ma per il Pd adesso è arrivato il momento di “guardarsi dentro”. Parola dell’ex segretario metropolitano, ora consigliere regionale e delegato alle Imprese e professioni a via del Nazareno, Pietro Bussolati. L’INTERVISTA DI AFFARITALIANI.IT

Il tour nelle imprese del segretario nazionale Nicola Zingaretti e una delega apposita. Che segnale dà la presenza di Pietro Bussolati in segreteria nazionale?

Vorrei organizzare la mia delega come se se fosse una vera impresa: con dei budget e degli obiettivi, e una valutazione attenta del lavoro che viene fatto, con cadenza regolare. Questa modalità ci avvicina al modo di pensare che hanno tutte quelle realtà, piccole o grandi, che rendono vivo il nostro territorio. Sono loro che ci danno ancora una speranza di crescita e sviluppo

Com’è andata la prima riunione e qual è la linea emersa da parte del segretario Zingaretti?

Zingaretti ci ha chiesto nella prima segreteria di essere presenti, sia negli argomenti di dibattito politico sia nella costruzione delle proposte dell’Italia di domani. Il lavoro nelle aule parlamentari è prezioso ma non esaurisce tutto il lavoro che il Pd deve fare sul territorio. Nelle piccole grandi città c’è tanta ricchezza: è da quella che dobbiamo ripartire.

Il che significa anche avere una nuova generazione di ‘debaters’ pronti ad andare negli studi televisivi per affrontare la supremazia mediatica che in questo momento ha Salvini?

E’ sicuramente importante andare in tv e mi sto impegnando, lo stiamo facendo tutti. Ma credo sinceramente che l’impegno più grande sia mettere al centro le persone come elemento di competitività, andare tra i lavoratori, tra la gente. E’ questo l’elemento su cui puntare. La letteratura è convergente sul fatto che in Italia il fattore umano sia l’elemento più importante perché c’è un ingegno che altrove non c’è.

Ma come stimolarlo?

Bisogna riconnettere la formazione nelle scuole e nelle università con le richieste delle imprese. Dobbiamo alzare la qualità facendo aderire e ascoltare quello che chiede chi crea il lavoro. Avere persone più preparate alza la qualità di tutti i comparti e di conseguenza anche della politica. C’è da ricostruire la formazione continua dei lavoratori, perché oggi solo l’8 per cento ha accesso a strumenti per continuare a formarsi nelle aziende. Poi c’è un gap da colmare: oggi un lavoratore italiano è mediamente il 30% meno produttivo rispetto al suo collega tedesco; questo è lo spread che mi spaventa di più.

Questo è un Pd che parla molto di imprese, di imprenditori. Ed è forse uno dei motivi per cui forse vi viene rimproverato di non essere abbastanza di sinistra. Peraltro quella della vicinanza alle imprese è una retorica trasversale e molto usata anche dai vostri avversari politici...

È sbagliato separare il destino delle imprese dal destino dei lavoratori: si tratta di una dicotomia ormai chiaramente superata, come si è visto nel caso Luxottica, dove i dipendenti hanno partecipato alla strategia di innovazione dell’azienda. Sia Il Movimento 5 stelle, sia la Lega sono responsabili del ristagno all’economia italiana e i loro tagli stanno portando alla morte l’ossatura del nostro sistema economico: è aumentata la pressione fiscale come mai negli ultimi 5 anni. Di questo dovranno rendere conto.

Un delegato alle Imprese che viene da Milano e che porta al centro la ‘questione settentrionale’. E’ parte del significato di questa scelta?

Affronteremo il tema dell’Autonomia in una segreteria specifica perché è evidente che c’è anche fra di noi un pluralismo di visioni. Quel che è certo è che per l’ennesima volta le richieste delle regioni del nord stanno trovando lettera morta in tutti i governi di centrodestra. Se nemmeno con questo esecutivo si porterà avanti la riforma sarebbe il sesto fallimento. La Lega ha portato avanti una battaglia sull’Autonomia raccontando la frottola del residuo fiscale e la replica del Movimento 5 stelle con il ministro del Sud non serve a riequilibrare il dibattito. A mio avviso in questa dicotomia c’è spazio affinché il Pd dica la sua.

E qual è ‘la sua’?

Occorre ripensare i confini e le funzioni delle regioni e delle autonomie locali. Pensare ad un federalismo senza la demagogia della Lega. Sia al nord che al sud interessa sburocratizzare le procedure, a parità di risorse che vengono concesse regioni. Si devono prevedere aree a fiscalità speciale: le famose ZES. Non è un argomento che riguarda solo il nord ma interessa tutte le regioni, se eliminiamo dal dibattito l’ideologia nord contro sud. Nell’aver realizzato una maggioranza con il Movimento 5 Stelle la Lega oggi vive una contraddizione di cui non sta ancora pagando le conseguenze, ma nella storia queste contraddizioni hanno dimostrato di reggere poco: credo che gli elettori si accorgeranno presto di questo bluff.

Zingaretti è stato accusato di aver scelto i membri della segreteria con in mano il ‘manuale Cencelli’, ovvero di averla lottizzata dando a ciascuna ‘corrente’ un membro, a differenza di Renzi che aveva dettato fin da subito la sua linea e di conseguenza scelto le persone. Che cosa rispondete?

Sinceramente non sono abbastanza esperto di ambienti romani per dare un’etichetta correntezza ai colleghi. Per me l’unica etichetta è quella delle loro deleghe che ci sono state assegnate.Penso che tutti abbiamo conoscenza del territorio da cui proveniamo e sono interessato a fare il mio dovere per questo. Vorrei che la segreteria venisse valutata per i risultati: non mi preoccupano le polemiche iniziali ma al limite quelle che vengono dopo mesi di lavoro.

Un membro di Milano è forse un risarcimento per quella città che è stata esclusa, soprattutto nell’ultima fase, dalla gestione ‘giglio magico’?

Penso che sia una riconoscimento del lavoro fatto a Milano, di un partito aperto e inclusivo. Una linea che mi ha convinto a sostenere Zingaretti in questo congresso, ma devo dire che anche prima i milanesi hanno trovato valorizzazione nei ruoli apicali. Sono contento oggi di portare il contributo del partito milanese per ciò che rappresenta.

Domanda diretta: Renzi è finito?

Credo che abbia una fortissima capacità di interloquire con un pezzo dell’elettorato democratico e che debba dare un grande contributo al Pd. A volte credo che ci si sforzi troppo nel tentativo di interpretare i suoi pensieri, io sto alle sue dichiarazioni: leggendole si vede bene che non si è mai mai messo in antitesi rispetto al Pd.

A Roma c’è stato modo di incontrarsi?

No. Non l’ho incontrato. Non c’è stata occasione.

A differenza di Renzi, Zingaretti è spesso accusato di non esprimere una leadership abbastanza forte…

Il Pd è in crescita da qualche tempo. Le primarie sono state tardive rispetto a quando dovevano esser fatte, ma oggi si è innescato un meccanismo virtuoso per la costruzione alternativa. Dobbiamo essere in grado di rappresentare in modo sempre più forte chi vuole essere rappresentato. Per adesso è questo il lavoro da fare anche perché non credo che andremo a votare nei prossimi mesi.

C’è però chi come il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, insiste sulla questione leadership, dicendo che il lavoro del Pd è prezioso ma non basta.

Noi vinciamo con la capacità di fare alleanze nei comuni, nelle regioni, col civismo e con il dialogo con altri partiti. Abbiamo bisgono di vocazione maggioritaria: dobbiamo essere rivolti costantemente all’idea di governare il Paese e per questo avere la capacità di dialogare con persone che del Pd non sono.

Ad esempio i 5 stelle?

I 5 stelle che abbiamo visto al governo in quest’anno hanno portato avanti battaglie antitetiche rispetto a valori del Pd, pensiamo alla Sea Watch e ai temi economici. Questi 5 stelle sono incompatibili con le nostre proposte.

E questo lo dice anche Sala, che dopo aver conquistato le Olimpiadi lancia un allarme sul Pd, immaginando un nuovo partito. Resterà a Milano o andrà verso Roma?

All’indomani delle Olimpiadi l’ho sentito dire che vuole portare Milano fino alla soglia dell’evento, dunque ricandidarsi. Lui farà le sue valutazioni e devo dire che il Pd ha dimostrato capacità e forza di accompagnare le amministrazioni di Milano con idee, proposte e presenza nei territori. Abbiamo sempre aiutato i sindaci: lo sta facendo anche Silvia Roggiani con una tenacia e una forza che a volte stupisce anche me. Rimane il fatto che Sala, secondo me, potrebbe dare un grande contributo a livello nazionale insieme con Zingaretti. Potrebbe continuare a fare anche il sindaco e magari avviare quel progetto del ‘partito dei sindaci’, che non significa alternativa al Pd, ma di cui si parla da tanti anni.

Sulla ricandidatura comunque non ha sciolto la riserva. Ma se la chiamata di Roma dovesse essere davvero forte per il partito di Milano sarebbe il momento di guardarsi intorno per scegliere un successore?

Più che intorno sarebbe il momento di “guardarsi dentro”

Commenti
    Tags:
    nicola zingarettibeppe salapietro bussolatipd

    Testata giornalistica registrata - Direttore responsabile Angelo Maria Perrino - Reg. Trib. di Milano n° 210 dell'11 aprile 1996 - P.I. 11321290154

    © 1996 - 2021 Uomini & Affari S.r.l. Tutti i diritti sono riservati

    Per la tua pubblicità sul sito: Clicca qui

    Contatti

    Cookie Policy Privacy Policy

    Cambia il consenso

    Affaritaliani, prima di pubblicare foto, video o testi da internet, compie tutte le opportune verifiche al fine di accertarne il libero regime di circolazione e non violare i diritti di autore o altri diritti esclusivi di terzi. Per segnalare alla redazione eventuali errori nell'uso del materiale riservato, scriveteci a segnalafoto@affaritaliani.it: provvederemo prontamente alla rimozione del materiale lesivo di diritti di terzi.