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Mose, Alitalia, Ilva realtà di un paese che deve vergognarsi

Burocrazia, corruzione e mafia, incapacità di politici, amministratori, sindaci e Governatori hanno ‘regalato’ all’Italia i disastri del Mose, di Alitalia e dell’ex Ilva a Taranto contaminata.

Tre testimonianze (non solo quelle di certo), dell’incapacità di un Paese ad uscire dalla melassa di burocrazia, corruzione ed incapacità.

Un paese dell'altro mondo.

Ma in quale altro paese al mondo può’ succedere che un’opera di ingegneria idraulica unica al mondo come il Mose iniziato nel 1992 con le dichiarazioni di Luigi Zanda, l’allora Presidente del Consorzio Venezia Nuova ‘il Mose, salverà Venezia dall’acqua alta e sarà pronto nel giro di 3 anni per un costo di 20 miliardi di  lire’

dopo quasi 40 anni,con quasi 6 miliardi di euro spesi, non lire, tra lavori e tangenti, ancora non sia finita?

 

Non si è sicuri né quando finirà e nemmeno se servirà.

 

Soprattutto se si pensa che mai nessuno ha immaginato la trasformazione che i cambiamenti climatici hanno portato, ad esempio, nei cicli delle maree e nei disgeli.

 

Risultano semplicemente ridicoli i commenti dei politici attuali, degli ex sindaci e di tutti quelli ( sempre gli stessi) che vivono di ospitate sui media e che dalle loro poltroncine cercano di dare la colpa a destra e a manca e di dire cosa si sarebbe dovuto fare. Tutti scienziati del dopo.

 

Di Alitalia, purtroppo, è quasi troppo facile parlare male.

Anni e anni di scelte sbagliate, una girandola di amministratori capaci solo di ottenere lauti stipendi e liquidazioni milionarie. Nulla più. Gli unici fortunati quei piloti, tutti preparati, che sono stati ricercati ed assunti da compagnie con ben altre visioni e posizionanti.

Un paese dell'altro mondo

Good company, bad company, lungo raggio , corto raggio, un mare di parole e di soldi buttati e messi sulle spalle dei contribuenti.

E nessuno che ha il coraggio di dire l’amara verità: non esiste soluzione per la compagnia di bandiera se non si affronta, purtroppo, il problema occupazionale.

 

Eppure ormai anche gli stessi aerei di Alitalia hanno capito che nessun altro concorrente interrverrà in maniera seria nella compagnia fino a quando non verranno ridimensionati i numeri dei dipendenti, numeri gonfiati da nepotismo, assunzioni clientelari nell’arco di anni.

 

E ultimo ma non ultimo l’ex Ilva. Ormai quasi chiusa, come tanto sperava Beppe grillo quando pensava al parco giochi a Taranto.

Forse servirebbe solo l’esercito per evitare di chiudere i forni e  per evitare  che Arcelor Mittal possa decidere di fare quello che le pare.

 

Purtroppo scelte insensate dei grillini al potere hanno dato alla multinazionale alibi facili per uscire.

 

Aldilà delle chiacchiere, delle colpe, l’unica cosa che serve dire è che tutti, noi italiani per svariati motivi,

siamo tutti colpevoli e dovremmo vergognarci per avere nel tempo : posto il nostro futuro nelle mani di politici interessati solo a se stessi, di amministratori a dir poco incapaci, di sindacati che non sono stati in grado di fare pienamente il proprio lavoro, che sarebbe quello di tutelare i propri tesserati.

 

E questa vergogna non rimane tra i nostri confini.

Purtroppo, per una volta, i panni sporchi se ne vanno, con l’acqua alta di Venezia fuori dal Paese, dimostrando, in maniera stavolta inequivocabile, che il Bel Paese è anche un posto di grande incapacità.

E tutto ciò non favorisce gli investitori stranieri.

 

 

 

 

 

 

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    mosealitaliailvaitaliapanni sporchi


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