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Auto e Motori
Quando la Dea se ne andò, restando però… immortale

…“Vera incessu patuit dea” - Virgilio (Eneide)

Pioveva su Parigi, quel giorno, poi la pioggia finì. Appena in tempo perché il cielo si schiarisse sulle vetrate della fabbrica di Quai André Citroën, appena in tempo per illuminare l’uscita dalla catena di montaggio dell’ultima DS. 

 

Avanzava lentamente, in tutta la sua bellezza e nella gloria dei suoi vent’anni. E il suo arrivo significava la morte della DS. E i mormorii di ammirazione che ne seguivano il passaggio dicevano: “Mai più”.

DS, il suo nome da solo segna il suo eccezionale destino. Essa fu, è e resterà senza dubbio l’automobile per eccellenza e, allo stesso tempo, qualcosa in più di un’automobile. Essa fu, è e resterà l’unica vettura che respira, si alza e prende slancio prima di scattare, fiutando l’aria con il suo naso di squalo, la sola che sembra riflettere e che sa esprimersi: sospirando di dispiacere quando termina la sua corsa e inspirando a fondo prima di partire.

 

Tra lei e gli esseri umani si instaura un legame appassionato, DS offre un modo di viaggiare non convenzionale. Chi la guida o chi la sogna, tutti cadono vittime del suo fascino. Lei si fa dolce mentre asseconda il suo pilota, ma la notte, quando i suoi occhi luminosi fendono l’oscurità, diventa una belva.

E’ l'auto di papà, che il venerdì sera fa provare l’ebbrezza della velocità ai giovani ed entusiasti figli. Ma è anche è l'auto prescritta (al pari di una cura) a chi soffre di reumatismi o alle signore in dolce attesa, in virtù della sospensione idropneumatica e dei confortevoli sedili! Alla velocità di 10 chilometri orari come a quasi 200 chilometri all’ora, la DS trasmette ai suoi occupanti le emozioni di un viaggio sulla nave del deserto o la sensazione di ovattata leggerezza che provano i cosmonauti.

Neve, ghiaccio, pietre, sabbia... nulla, se non il pilota, può rallentare la marcia di una Dea che domina le vie più dissestate come l’autostrada, attraversando, avvolta nel suo invisibile mantello, il paesaggio, che al suo incedere si schiude devoto. La DS è sincera, sicura, nobile e della razza dei purosangue, emanazione di un'epoca dove automobile significa libertà.

Ed ecco giungere il momento della fine: la vettura creata per evadere dai luoghi comuni, non respira più: lascia il nostro mondo di prigionieri per entrare, viva, nella sua leggenda. Addio DS e buona strada!

 

La Dea se ne va, ma da immortale: guardatela oggi sfrecciare moderna, contemporanea, immarcescibile, scolpita dal vento, come già era al momento della sua nascita. Immaginate al suo fianco le auto dell’epoca, le antenate del 1955, fuori moda, obsolete, antiquate... così comprenderete appieno la gloria della Regina morente: trionfante, giovane, bella, durante tutti i suoi vent'anni. La DS è morta, viva la DS!

L’ultima della sua specie, l’ultima a lasciare la linea di montaggio finirà in buone mani: è stata venduta a un uomo di esperienza, proveniente dalla Gironda e citroënista di lungo corso: ha già guidato ben otto DS e dodici Traction Avant, percorrendo in totale più di due milioni di chilometri.

 

Con lui, l’ultima DS prende posto tra le sue simili che continueranno a solcare le nostre strade per molti anni a venire suscitando sempre, negli altri automobilisti, la stessa reazione di rispetto davanti alla superiorità, incontestata perché incontestabile.

L’idropneumatica non ha perduto una stilla del suo charme, né la DS il suo splendore. E ancora, la Dea continua a vivere nelle Citroën che le succedono: senza di lei la GS non avrebbe sospensioni idropneumatiche, senza di lei la CX (che si avvale ampiamente dell’esperienza maturata con DS) non potrebbe essere quello che è. Senza di lei, è probabile che la maggior parte delle vetture europee, non sarebbero ancora dotate di trazione anteriore e freni a disco.

 

Senza la DS, che ha sancito nuovi standard in materia di tenuta di strada e comfort, l’automobile non sarebbe quello che è.

Questo comunicato stampa, a tratti lirico, non è firmato, ma l’autore è quasi certamente Jacques Wolgensinger, direttore della comunicazione Citroën anche dopo l’arrivo dei Peugeot al timone del nuovo gruppo PSA.

Per un’azienda automobilistica fu un modo del tutto singolare per marcare l’uscita dalle catene di montaggio dell’ultimo esemplare di un suo fortunato modello. Evento che dovrebbe passare sotto silenzio, magari esaltando i nuovi prodotti.
Ma il legame tra gli uomini di Quai André Citroën ed il “prodotto DS” era di quelli difficili da spezzare e questo comunicato ne è la prova evidente.

 

Da segnalare che l’evento, nella storia di Citroën, si è ripetuto solo altre due volte: nel 1957 per l’ultima Traction Avant e nel 1990 per l’uscita dell’ultima 2CV dalle linee di montaggio di Mangualde, in Portogallo, dove la “lumaca di latta” faceva posto alla nuova AX.

Sarà un caso, ma tutte e tre queste auto sono entrate nella storia dell’automobile e un recente studio dell’Automobile Club elvetico ha certificato che, grazie ad esse, Citroën è il costruttore più collezionato al mondo, testimonianza ulteriore del successo che Traction, 2CV e DS a tutt’oggi riscuotono tra il pubblico.

Ad accomunarle i… “genitori”: tutte e tre sono opera di André Lefebvre e Flaminio Bertoni.

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