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Sparco: soprattutto sicurezza

Il suo fatturato nasce dalla costante ricerca della sicurezza in generale, soprattutto nel Motorsport dove non c’è vettura che non abbiamo almeno un elemento griffato Sparco. Dalle tute alle scarpe, dai volanti alle pedaliere, dalle cinture di sicurezza agli elementi in carbonio fino ad arrivare al grande business del secondo millennio: il gaming. Per saperne di più, abbiamo intervistato Aldino Bellanzini, Presidente di Sparco  

Come nasce la Sparco?

L’azienda nasce nel 1977 grazie a due piloti torinesi, che l’hanno gestita fino agli anni duemila. Poi l’hanno ceduta ed io l’ho acquistata nel 2009. L’azienda nasce sempre dall’idea di sicurezza, che a quei tempi significava soprattutto come difendersi dal fuoco. Il 1975, infatti, era l’anno in cui prese fuoco Niki Lauda, poi è bruciato Baldini. Era un periodo in cui le macchine prendevano fuoco facilmente. Non c’era alcuna protezione dal fuoco per i piloti; la cultura di proteggere il pilota dal fuoco praticamente non esisteva. Questi due piloti amatoriali di Torino avevano così incominciato a sviluppare dei prodotti per proteggere il pilota dal fuoco. Hanno incominciato con le tute, con i caschi, i guanti, le scarpe e poi via via dalla protezione del pilota hanno fatto la protezione della macchina, quindi i sedili, i roll bar, le cinture di sicurezza, i volanti, gli estintori.

Nel Motorsport non c’è un’auto che non abbia qualcosa marchiato Sparco…

In realtà noi siamo l’azienda leader nel mondo con una quota di mercato intorno ai 25/30%. Siamo sicuramente i numeri uno negli Stati Uniti, dove il 70% dei team che corrono nell’Indy car e nella Nascar utilizzano i nostri prodotti. Negli Stati Uniti siamo quindi presenti in maniera massiccia. Oggi, in Formula 1, siamo presenti con due team. Agli inizi degli anni ’80 Sparco vestiva 12 team su 13. Col tempo, poi, le cose si sono evolute, sono arrivati altri concorrenti; si è iniziato ad usare il motorsport come media più che come attrezzatura di sicurezza. Ultimamente sono arrivati altri marchi come Puma, che usa le tute dei piloti come media per deliberare il loro brand. Noi oggi abbiamo ancora due team importanti in Formula 1: abbiamo la MacLaren con la quale collaboriamo da 25 anni (è da 25 anni che siamo sponsor tecnico) e, da quest’anno, sponsorizziamo Alfa Romeo Racing Team, che è il vecchio team Sauber. Team che è stato rinominato Alfa Romeo Racing con un pilota italiano Antonio Giovinazzi e Raikkonen.

Nel 21esimo secolo Sparco ha diversificato: non è più solo Motorsport, quindi, ma è entrata anche in altri segmenti di prodotto…

Sì, oggi in Sparco si parla di 5 pilastri di business, che hanno un differente grado di maturazione. Il principale rimane il Motorsport, ovviamente; abbiamo poi la divisione carbonio nella quale produciamo parti in carbonio per super car tanto che, quasi tutte le super car sono nostri clienti; poi abbiamo la divisione sedili di primo impianto dove produciamo sedili soprattutto per super car. Fra i nostri clienti abbiamo Ferrari, Bugatti, Lamborghini, Lotus, Ford e altri brand ancora. Abbiamo poi aperto un nuovo business che sono le scarpe di sicurezza; nuovo business che è nato dalla seguente intuizione: visto che Sparco vende sicurezza e vende sicurezza in uno settore, il Motorsport, che è il più pericoloso al mondo, chi più di noi è quindi deputato a fare attrezzature di sicurezza basate su una grandissima esperienza? Ecco perché abbiamo deciso di aprire questa divisione che fa scarpe di sicurezza che hanno un recall delle scarpe dei piloti. E’ una divisione che ci sta dando molte soddisfazioni. Abbiamo un target molto ambizioso, siamo al secondo anno di sviluppo e già quest’anno fattureremo circa 8 milioni di euro. Quindi, un fatturato abbastanza importante per noi. E da ultimi siamo entrati nel business del gaming, che è un business enorme. E’ un business che vale 100 miliardi di dollari all’anno, naturalmente fatto soprattutto da software e da attrezzature hardware quindi di informatica che noi non copriamo. Poi c’è tutto un business di accessori che vanno dalle sedie ai cockpit, ai volanti, alle pedaliere, che è poi il nostro business che, comunque, vale un miliardi all’anno nel mondo. Abbiamo appena iniziato e i nostri cockpit sono molto richiesti perché montano gli stessi sedili che si montano sulle macchine di Formula 1. Sono sedili che danno, a chi si siede, a chi prova a giocare con questi simulatori, esattamente la sensazione di essere seduto su una macchina da corsa.

Sparco ha messo anche delle unità produttive anche all’estero…

Sparco ha la maggior parte delle sue produzioni per il Motorsport e per il carbonio concentrate in Tunisia, In Tunisia, oggi, noi abbiamo tre fabbriche e occupiamo circa quattrocento persone. Lì facciamo la maggior parte della nostra produzione. Poi abbiamo uno stabilimento negli Stati Uniti, a Indianapolis, dove produciamo varie attrezzature come i caschi e le tute per il mercato americano, Poi abbiamo due sedi in Italia, una qua a Volpiano e l’altra a Leni, a tre chilometri da qua.  A Volpiano produciamo Motorsport e sedili mentre a Leni produciamo carbonio. Quindi, siamo abbastanza diversificati. In più, abbiamo un’azienda commerciale in Spagna che vende scarpe di sicurezza; due brand commerciali negli Stati Uniti; abbiamo circa mille distributori nel mondo e vendiamo in circa 100 Paesi.

E in futuro, cosa vedremo di nuovo?

Beh, il nostro obiettivo per i prossimi cinque anni è di consolidare questi pilastri. Io, quando ho acquistato l’azienda, fatturava 38 milioni di euro mentre oggi ne fatturo 80. Abbiamo più che duplicato e il nostro scopo è di raddoppiare il fatturato entro il 2025. Vorrei arrivare fra i 150 e i 200 milioni di fatturato perché abbiamo piani solidi che ci garantiranno un poderoso sviluppo per i prossimi anni. Stiamo aumentando le nostre capacità produttive un po’ dappertutto, anche perché abbiamo qualche altra idea di business.

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