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Musica
Anna von Hausswolff, quando la musica è emozione

di Lorenzo Lamperti

Così lontana eppure così vicina. Così alta ed eterea eppure così vibrante e coinvolgente. Così straordinariamente perfetta, quasi sacra, eppure così viva. Anna von Hausswolff è la quintessenza di quello che dovrebbe essere un musicista, un'artista alla ricerca di qualcosa di grande. Quando sale sul palco insieme ai quattro membri della sua band il brusio della sala dell'Arci Bellezza di Milano finisce in un istante. Alla prima nota emessa dal suo organo cala il silenzio totale e quando abbassa il cappuccio, al termine della prima canzone, il pubblico presente è già rapito da un pezzo.

E' difficile non utilizzare un lungo elenco di termini entusiastici quando si ha la fortuna di assistere a un concerto come quello della 29enne svedese a Milano. E' difficile anche se la si è vista all'opera nella cattedrale di Vasto al Siren Fest del 2013. Già, perché Anna, tra le altre, cose suona l'organo. Nel suo ultimo, sorprendente, album "The Miracolous" ha per l'esattezza utilizzato il gigantesco organo di Pitea, cittadina a Nord della Svezia, che conta novemila canne.

Sì, perché con The Miracolous, e dunque con questo live nel quale propone le sue ultime canzoni, Anna ha compiuto il passo decisivo. Se Ceremony era un album soprattutto cerebrale e dalle atmosfere più evocative, stavolta Anna prende l'organo, lo strumento più sacro di sempre, e lo immerge in una tempesta di rock molto più che ritmato nel quale la parte del leone riesce comunque a farla sempre lui (ovviamente assente nella trasferta italiana ma sostituito comunque più che degnamente) insieme alla sua sorprendente voce. A tratti suadente, a tratti inquietante, sempre e comunque magnifica. Il collante che tiene insieme l'anima dark delle chitarre e il grandissimo lavoro della batteria di Ulrik Ording, che non batte mai un colpo a caso e riesce a far venire il groppo in gola mentre strizza l'occhio a una pura ricerca ritmica.Ora non manca più nulla: c'è la ricerca e il manifesto programmatico, ci sono i sentimenti e la vita, in un unicum nel quale non ha più nessun senso la distinzione tra sacro e profano, tra vecchio e nuovo. 

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Anna segue tutto alla perfezione. Guarda spesso e volentieri i componenti della sua band, sembra quasi che li muova lei quando si alza in piedi e muove le braccia come se fosse un direttore d'orchestra. La sua voce, accecante raggio di luce anche nei momenti più cupi della sua musica, si erge sopra tutto. Il pubblico si entusiasma per il crescendo di Deathbed. Lei poi scende dal palco e si mette a cantare prima a un passo dalla prima fila, poi ci si immerge dentro abbattendo le distanze nel momento più dolce della serata. Una distanza abbattuta anche a fine concerto, quando si ferma a firmare autografi e a parlare col pubblico. Come a dire che non è solo un'artista ma anche una normale ragazza. Così lontana e così vicina. 

twitter11@LorenzoLamperti

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anna von hausswolff





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