(AdnKronos) - "Sventolare la golden power nazionale in un rapporto così squilibrato con un gigante come la Cina non può certo bastare, perché la Cina non fa regali - mette in guardia Bernini - potrà investire qualche miliardo nelle nostre infrastrutture, ma poi pretenderà di avere il controllo sugli investimenti fatti, e il governo dovrà lasciare alle aziende cinesi la gestione non solo dei porti, ma di tutte le infrastrutture strategiche". "Se poi nel trattato ci fosse un non detto, ossia un finanziamento cinese del nostro debito pubblico come scorciatoia per sfuggire alle regole del mercato, questo significherebbe sottoporre l’Italia a inaccettabili contropartite strategiche, politiche ed economiche che ci porrebbero definitivamente fuori dalle nostre alleanze strategiche", conclude.
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